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venerdì 24 maggio 2013

L'anno senza estate

Le inusuali aberrazioni climatiche del 1816 ebbero l'effetto peggiore nell'America del nordest, nelle province canadesi del Maritimes e di Terranova e nel nord dell'Europa.
Ricadute di composto solforati nei ghiacci della Groenlandia. I picchi corrispondono per il 1816 all'eruzione del vulcano Tambora e per i 1810 ad un vulcano sconosciuto
Tipicamente la tarda primavera e l'estate in quelle regioni americane sono sì relativamente instabili, ma mai fredde: le temperature minime raramente scendono sotto i 5 °C, praticamente mai in Europa, e la neve d'estate in quelle zone del Nord America è estremamente rara, sebbene a maggio talvolta cada del nevischio.
Nel maggio 1816, invece, il ghiaccio distrusse la maggior parte dei raccolti; a giugno nel Canada orientale e nel New England si abbatterono due grandi tempeste di neve che provocarono numerose vittime; inoltre, all'inizio di giugno quasi trenta centimetri di neve ricoprirono Québec, e a luglio ed agosto i laghi e i fiumi ghiacciarono in Pennsylvania e altre tre gelate colpirono il New England distruggendo tutti gli ortaggi, tranne quelli poco sensibili al freddo. Furono comuni rapide ed improvvise variazioni di temperatura.
Come risultato, vi fu un notevole incremento dei prezzi dei cereali.
Grandi tempeste, piogge anomale e inondazioni dei maggiori fiumi europei (incluso il Reno) sono attribuite all'eruzione, così come la presenza di ghiaccio nell'agosto del 1816.
L'eruzione del Tambora fu anche la causa, in Ungheria, della caduta di neve "sporca", e qualcosa di simile accadde anche in Italia, dove per un anno circa cadde della neve rossa, si crede dovuta alle ceneri presenti nell'atmosfera.
 
Notizie tratte da Wikipedia per approfondimenti http://it.wikipedia.org/wiki/Anno_senza_estate

mercoledì 22 maggio 2013

Il mutamento del clima l'avete mai chiesto ad un esperto?


Gianluca Lentini è un geofisico italiano che si occupa di climatologia, di cambiamento climatico e di strategie di adattamento, nonché di divulgazione scientifica. E' nato a Bollate nel 1977 e ha un curriculum di tutto rispetto, in particolare nel campo della climatologia storica. Ad oggi è in ERSAF, Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste della Lombardia.

 


Prima parte intervista

D: Abbiamo già parlato di cambiamenti climatici, di stoccaggio della CO2 e di vari problemi sulle emissioni di gas clima-alteranti. Ma non abbiamo mai intervistato un esperto che possa chiarire in maniera scientifica ed inequivocabile perché il clima è cambiato. La prima cosa risulta domandarsi cosa sia un cambiamento climatico. E' più giusto parlare di cambiamenti climatici o surriscaldamento della Terra?

R: Il cambiamento climatico si definisce come una variazione sistematica delle grandezze statistiche di variabili meteorologiche come la temperatura e le precipitazioni, calcolata su un intervallo di tempo almeno trentennale: ossia, c’è cambiamento climatico se, nell’arco di trent’anni, si osserva un cambiamento delle medie o degli estremi delle temperature e delle piogge. Considerato che ciò che si osservato è un aumento generalizzato delle temperature, su tutte le terre emerse e tutti gli oceani, il cambiamento climatico attuale va sotto il nome di riscaldamento globale.


 D: Nella storia del nostro pianeta i cambiamenti climatici sono sempre esistiti e ci saranno, fa parte dell'evoluzione di un pianeta. Perché quello di questo periodo storico è diverso? Quali prove scientifiche abbiamo per "puntare il dito" contro l'essere umano e le sue attività speculative e poco o per niente sostenibili?

R: Un conto è la variabilità naturale del clima, connessa a processi esterni alla Terra come i cicli solari e quelli orbitali, o interni alla Terra come la tettonica a zolle e l’evoluzione della vita: questi processi sono incredibilmente lunghi, con scale di tempi di almeno qualche centinaio di migliaia di anni. Il cambiamento attuale è molto veloce, su scale di tempi secolari o decennali, ed è perfettamente correlabile alle emissioni di gas clima-alteranti dalla Rivoluzione Industriale in poi, il cui aumento è indiscutibile e indiscutibilmente antropogenico. 

D: Spiega meglio cosa vuol dire "cambiamento rapido", magari aiutaci con qualche confronto del passato.

R: L’Italia nel Mesozoico era un arcipelago tropicale: verissimo. E l’intero pianeta era molto caldo. Ma la Terra era un pianeta completamente diverso, con un’orbita e una configurazione continentale del tutto diversa. Ere geologiche hanno poi portato alla situazione odierna. Il Medioevo ha avuto qualche secolo caldo, legato ad un’alta attività del sole e a una scarsa attività dei vulcani. Ora è l’opposto: il sole vede una diminuzione della sua attività, con un minimo nel 2009, ma le temperature aumentano comunque, in pochi decenni.

D: Nel mondo quali sono gli esempi più eclatanti di questo cambiamento "rapido"?

R: Ce ne sono moltissimi. Innanzitutto tutte le terre emerse, la superficie degli oceani, la troposfera e la bassa stratosfera stanno mostrando un riscaldamento. Questo riscaldamento è alla base di stagioni degli uragani più lunghe e più violente, del rafforzamento di fenomeni come El Niño (inondazioni estreme e estrema siccità ai due lati del Pacifico), della ridistribuzione degli eventi estremi di precipitazione.

D: Esistono anche in Italia prove tangibili del cambiamento climatico?

R: Certo. E’ sufficiente consultare il sito www.isac.cnr.it/climstor, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna, per avere dati affidabili e aggiornati sulla climatologia italiana, sulla base di serie storiche di temperatura e precipitazioni, alcune delle quali sono lunghe quasi tre secoli. In Italia la variabilità e il cambiamento del clima sono studiati approfonditamente, e i dati sono moltissimi e incontrovertibili.

D: L'acqua sembra essere il bersaglio preferito dai cambiamenti climatici. Quali zone del pianeta ne soffriranno maggiormente?

R: L’acqua dà un’idea accuratissima del cambiamento climatico, essendo di fatto la materia più scambiata all’interno del sistema terrestre. Il ciclo dell’acqua, compresa la parte solida (calotte glaciali, ghiacciai, permafrost) sta cambiando in ragione dell’innalzamento delle temperature: le zone che ne soffriranno maggiormente, o meglio, che dovrebbero adattarsi ai cambiamenti già in atto sono, naturalmente, quelle di montagna e quelle costiere.

D: Esistono una serie di scienziati che studiano il clima e fanno tutti riferimenti all'IPCC ci vuoi spiegare che organo è e perché si fa riferimento ad esso?

R: Il Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico è un organismo istituito da due enti dell’ONU, l’Unione Meteorologica Mondiale (WMO) e il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP). Include migliaia di scienziati che, su base volontaria, condividono le proprie ricerche sul cambiamento climatico e ambientale, e preparano report su come adattarsi al cambiamento e come mitigarlo. L’IPCC, come istituzione, è la punta di diamante mondiale sul cambiamento climatico, e ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2007.

D: La comunità scientifica sembra, almeno per quanto viene presentato dai media, "divisa" sulla motivazione dei cambiamenti climatici. Ci puoi dare una delucidazione semplificata a riguardo?

R: La comunità scientifica non è divisa sul cambiamento climatico, né sulla sua attribuzione. Viene valutato che il 97% dei ricercatori impegnati in analisi climatiche concordi sull’attribuzione antropica del cambiamento climatico, mentre nessuno dubita del riscaldamento globale in sé. Il problema è sempre di come si presenta la questione: conosciamo tutto sul cambiamento climatico? Naturalmente no, ed è giusto sottolineare quanto è ancora nell’incertezza. La comunità scientifica è divisa? No, quella che si occupa di cambiamento climatico non lo è affatto. Alcune voci ‘contrarie’ arrivano da non esperti.

D: In conclusione il famoso Climate Change è causato dall'uomo come la goccia che fa traboccare il vaso? Oppure l'attività umana è molto più incisiva?

R: Il clima è la cassa di risonanza dei cambiamenti del sistema Terra, e reagisce alle forzanti più importanti del momento: in passato erano il sole, i cicli dell’orbita, l’evoluzione della vita che produce ossigeno. In questo momento la forzante principale è l’attività industriale e tecnologica della specie umana.
 
Tratta dall'intervista su genitronsviluppo.com

Il cambiamento climatico già lo si sapeva dal 1992.


Dal 1992 gli scienziati mostravano quali sarebbero stati i mutamenti del clima se l'uomo non fosse intervenuto ... abbiamo già perso il primo treno per contenere il surriscaldamento del pianeta ... se perdiamo il secondo sarà la fine della Terra così come la conosciamo.
Per questo non puoi mancare a  #RiflettiamosullAmbiente: sabato 1 giugno Assemblea programmatica di Alleanza Ecologica - Movimento Popolare segui l'evento -> http://goo.gl/8vlJU

1992 – Rio de Janeiro – Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED)Il “Summit della Terra”, a cui presero parte le delegazioni di 154 nazioni, si concluse con la stesura della Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, meglio conosciuta come United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). Obiettivo del trattato era quello di ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera, sulla base della teoria del riscaldamento globale. Entrata in vigore, senza alcun vincolo per i singoli Paesi, il 21 marzo 1994, la Convezione Quadro prevedeva una serie di adeguamenti o protocolli che, nel tempo, avrebbero introdotto limiti obbligatori alle emissioni di CO2. Obiettivo del trattato era il raggiungimento, entro il 2000, della stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera rispetto ai livelli del 1990. I Paesi più industrializzati si attribuirono gran parte delle responsabilità dei cambiamenti climatici. Dal 1994 le delegazioni decisero di incontrarsi annualmente nella Conferenza delle Parti (COP).
1995 – Berlino – COP-1 
Dal primo incontro della Conferenza delle Parti emersero serie preoccupazioni sull’efficacia delle misure elaborate dai singoli Stati per mantenere gli impegni della Convenzione Quadro. Risultato del summit fu il Mandato di Berlino che fissava una fase di ricerca, della durata di due anni, per negoziare Stato per Stato una serie di azioni adeguate. Le nazioni in via di sviluppo furono esentate da obblighi vincolanti addizionali, a causa del principio, stabilito nella Conferenza di Rio de Janeiro, delle “responsabilità comuni, ma differenziate”.
1996 – Ginevra – COP-2 La Seconda conferenza delle parti ebbe luogo a Ginevra. Ne conseguì una dichiarazione, basata essenzialmente sulla posizione degli Usa, che accettava i rilievi scientifici sui mutamenti climatici contenuti nel secondo rapporto dell’IPCC, auspicava il ricorso a politiche flessibili e stabiliva l’urgenza di “obblighi a medio termine legalmente vincolanti”.
1997 – Kyoto – COP-3Il Protocollo di Kyoto fu adottato al termine di negoziati convulsi che videro tra i protagonisti l’ex vicepresidente Usa e Premio Nobel per la Pace Al Gore. Gran parte dei Paesi industrializzati e diversi Stati con economie di transizione accettarono riduzioni legalmente vincolanti delle emissioni di gas serra, comprese mediamente tra il 6 e l’8 per cento rispetto ai livelli del 1990, da realizzare tra il 2008 e il 2012.
2000 – L’Aja – COP-6
La conferenza de L’Aja, che avrebbe dovuto affrontare i nodi politici ancora irrisolti, fu subito segnata dai contrasti che opposero la delegazione dell’Unione Europea a quella degli Stati Uniti. La discussione si concentrò per giorni sulla proposta Usa, legata ai crediti da ottenere mediante i “sink di carbonio”, ovvero boschi e terreni agricoli, che avrebbero facilitato Washington nel raggiungimento degli obiettivi fissati a Kyoto. Ulteriori controversie, come le misure da adottare in caso di mancato adempimento agli obblighi e l’assistenza economica verso i Paesi in via di sviluppo per contrastare i mutamenti climatici, determinarono il fallimento del vertice.
2001 – Bonn – COP-6 Bis
La conferenza, riunitasi quattro mesi dopo l’uscita degli Stati Uniti dal Protocollo di Kyoto, si chiuse con un accordo sui temi politici più controversi. A Bonn fu decisa l’applicazione dei Meccanismi flessibili, venne stabilito un credito per le attività che contribuiscono all’abbattimento del carbonio presente nell’atmosfera e fu definita una serie di finanziamenti per agevolare le nazioni in via di sviluppo a ridurre le emissioni di Co2.
2001 – Marrakesh – COP-7
Il summit di Marrakesh si concentrò soprattutto sulla creazione delle condizioni necessarie per la ratifica del Protocollo da parte delle singole nazioni. I delegati concordarono che per l’entrata in vigore degli accordi di Kyoto fosse necessaria l’adesione di 55 paesi, responsabili del 55 per cento delle emissioni di Co2 nell’atmosfera nel 1990. Inoltre vennero stabilite regole operative per il commercio internazionale delle quote di emissioni.
2003 – Milano – COP-9La conferenza fissò una serie di misure legate soprattutto ai piani di riduzione delle emissioni tramite attività di riforestazione.
2005 – Montreal – COP-11
Il summit si chiuse con un accordo che puntava a ridefinire gli obiettivi vincolanti in vista della scadenza, nel 2012, del Protocollo di Kyoto. Le 157 delegazioni approvarono un piano di consolidamento del CDM, ovvero dei meccanismi di sviluppo pulito, che avrebbero consentito alle nazioni più sviluppate di eseguire progetti di riduzione delle emissioni nei Paesi in via di Sviluppo.
2006 – Nairobi – COP-12La conferenza, nata con l’ambizioso proposito di coinvolgere i Paesi africani nei progetti CDM, non riuscì a stabilire ulteriori obiettivi di riduzione delle emissioni alla scadenza del Protocollo di Kyoto.
2007 – Bali – COP-13
Al termine di interminabili negoziati, le delegazioni, comprese quelle statunitense, cinese ed indiana, hanno stabilito una “Road map” sul dopo-Kyoto. Nel documento finale viene riconosciuta la necessità di finanziare le nazioni i via di sviluppo per consentire loro di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. La “Road Map” prevede meccanismi che agevolino il trasferimento di tecnologie per lo sviluppo di energia pulita dai Paesi più ricchi a quelli emergenti e la concessione di aiuti per la protezione e la conservazione dei boschi e delle foreste nelle nazioni più povere. La conferenza ha assunto come punto di riferimento l’ultimo rapporto Onu sul cambiamento climatico.
2008 – Poznan – COP-14

La conferenza si è chiusa con un accordo per finanziare un fondo da destinare ai Paesi più poveri per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici. 

2009 – Copenhagen – COP-15

La conferenza, a dispetto delle aspettative della vigilia, si è chiusa con un accordo interlocutorio messo a punto da Stati Uniti e Cina, con il contributo di India, Brasile e Sud Africa, sostanzialmente accettato dall’Unione Europea. L’accordo di Copenhagen prevede di contenere di due gradi centigradi l’aumento della temperatura media del Pianeta e un impegno finanziario (30 miliardi di dollari l’anno tra il 2010 e il 2012 e 100 miliardi di dollari a partire dal 2020) da parte dei Paesi industrializzati nei confronti delle nazioni più povere al fine di incrementare l’adozione di tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per la riduzione dei gas serra. L’intesa non è però stata adattata dall’assemblea dell’Unfcc e, di conseguenza, non è vincolante, né operativa. 
 
Tratto da ENEA

Lettera all'ecologista che ci tiene uniti

Buongiorno a Tutti Voi,

vi rubo qualche istante della vostra attenzione.

Ritengo giusto che si condivida qualche cosa di nostro in questa pagina dal momento che cresce piano piano e giorno dopo giorno.
Un Movimento Popolare, Una Coccinella come Simbolo, Una Persona che ha sempre voluto un Ambiente Migliore.

Una persona di cui si è fatto portatore i molteplici battaglie, un vero leader, Camillo Piazza.

Sia chiaro, nessuna Incoronazione, anche perché Camillo non è avvezzo a queste cose.
Bisogna riconoscere che lui non ha mai mollato, sempre fiero di nuove iniziative, sempre disponibile alla battaglia per la giusta causa,  affiancato da fantastiche persone che portano avanti con lui un Credo, un Credo che riguarda niente di meno  nostra Madre Terra.

Siamo in un Momento dove ormai, da anni, versiamo in condizioni complesse e disastrose, dove gli scenari mondiali sono sovvertiti e degradati, in tutti noi si cela un indescrivibile senso di impotenza e sofferenza.
Inutile nasconderlo, là dove una tastiera un mouse un tablet o smart phone, mettono in contatto quasi 900 milioni di persone di questo pianeta, molti di noi usino i social network per sfogare rabbie e disprezzo di ciò che non ci rende giustizia, come è umano e civile pensare, se ci si  ferma un instante per riflettere, quanto la tecnologia possa esserci di aiuto a questo scopo e in tutto il Mondo.
Sfruttando l'elevata capacita di internet la diffusione di pensieri, idee, concetti  può raggiungere chiunque  senza alzarsi dal tavolo .
Vero anche il distinguersi di forme di messaggi omertose  e ciniche. Un metodo subdolo per tirare la pietra per poi nascondere la Mano anche in tempi moderni è  nascondendosi dietro un sicuro anonimato .... Certe gesta antiche restano sempre radicate in quei soggetti dove l'ignoranza predomina sulla ragione.

Bene  Camillo! Grazie per quanto cerchi di fare fra una salsa e un tour non stop: promuovere un credo è un impegno nobile. Grazie anticipate per tutte le battaglie che farai, grazie per per l'impegno nella ricerca  di economie sostenibili e intelligenti ,di lavorare con impegno nel trovare spunti ed iniziative propositive a favore dell'imprenditoria dei più giovani e non solo atta a preparare un terreno fertile dove trovarsi un modo  per guadagnarsi un lavoro e una dignità.

Sai Caro Camillo, mi piace immaginarti come un Grande capo Indiano, si perché gli indiani del Nord America, almeno quegli indiani, sapevano benissimo cosa significava il rispetto per la natura,  per la Madre Terra. Tu, con le tue battaglie, con i tuoi risultati, ogni giorno ci permetti di capire qualche cosa in più!!

Termino con questa Frase degli indiani Navajo che a mio modestissimo parere sintetizza la battaglia del nostro Camillo che perpetra da molti anni:

"Sono andato alla fine della terra, sono andato alla fine delle acque, sono andato alla fine del cielo, sono andato alla fine delle montagne, non ho trovato nessuno che non fosse mio amico.!!"
                         
Il 1 di Giugno 2013 sarà l'avvio di una azione compatta e duratura, a difesa di nostra Madre Terra.
Dobbiamo diventare veri interpreti di tutti quei messaggi che madre natura ci manda tutti i momenti.
E' necessario far capire alle future generazione che di mamma ce nè una sola

              Un abbraccio "Il gruppo di lavoro per la comunicazione"


martedì 21 maggio 2013

#RiflettiamosullAmbiente - Il futuro nelle Vostre Mani!

La VITA è al centro delle nostre iniziative, ma si regge su tre pilastri fondamentali: l'ENERGIA, la TERRA e l'ACQUA!
Segui l'evento #RiflettiamosullAmbiente -> http://goo.gl/8vlJU


martedì 14 maggio 2013

Riflettiamo sull'#Ambiente






 

Sabato 1 Giugno dalle ore 10 alle ore 13 presso Aula Magna degli Amici della Terra in via Papa Giovanni XXIII, n. 8 Cologno Monzese a 50 metri della fermata della metropolitana di Cologno Sud. Sono stati invitati: 

Marco Flavio Cirillo - sottosegretario Ministero dell'Ambiente - Roberto Maroni - Presidente Regione Lombardia - Claudia Terzi Assessore all'ambiente Lombardia.