Gianluca
Lentini è un geofisico italiano che si occupa di climatologia, di cambiamento
climatico e di strategie di adattamento, nonché di divulgazione scientifica. E'
nato a Bollate nel 1977 e ha un curriculum di tutto rispetto, in particolare nel
campo della climatologia storica. Ad oggi è in ERSAF, Ente Regionale per i
Servizi all'Agricoltura e alle Foreste della Lombardia.
Prima
parte intervista
D: Abbiamo già parlato di
cambiamenti climatici, di stoccaggio della CO2 e di vari problemi
sulle emissioni di gas clima-alteranti. Ma non abbiamo mai intervistato un
esperto che possa chiarire in maniera scientifica ed inequivocabile perché il
clima è cambiato. La prima cosa risulta domandarsi cosa sia un cambiamento
climatico. E' più giusto parlare di cambiamenti climatici o surriscaldamento
della Terra?
R: Il cambiamento climatico si definisce come una
variazione sistematica delle grandezze statistiche di variabili meteorologiche
come la temperatura e le precipitazioni, calcolata su un intervallo di tempo
almeno trentennale: ossia, c’è cambiamento climatico se, nell’arco di
trent’anni, si osserva un cambiamento delle medie o degli estremi delle
temperature e delle piogge. Considerato che ciò che si osservato è un aumento
generalizzato delle temperature, su tutte le terre emerse e tutti gli oceani,
il cambiamento climatico attuale va sotto il nome di riscaldamento globale.
D: Nella storia del nostro pianeta i cambiamenti climatici sono sempre esistiti e ci saranno, fa parte dell'evoluzione di un pianeta. Perché quello di questo periodo storico è diverso? Quali prove scientifiche abbiamo per "puntare il dito" contro l'essere umano e le sue attività speculative e poco o per niente sostenibili?
R: Un conto è la variabilità naturale del clima, connessa
a processi esterni alla Terra come i cicli solari e quelli orbitali, o interni
alla Terra come la tettonica a zolle e l’evoluzione della vita: questi processi
sono incredibilmente lunghi, con scale di tempi di almeno qualche centinaio di
migliaia di anni. Il cambiamento attuale è molto veloce, su scale di tempi
secolari o decennali, ed è perfettamente correlabile alle emissioni di gas
clima-alteranti dalla Rivoluzione Industriale in poi, il cui aumento è
indiscutibile e indiscutibilmente antropogenico.
D: Spiega meglio cosa vuol dire
"cambiamento rapido", magari aiutaci con qualche confronto del
passato.
R: L’Italia nel Mesozoico era un arcipelago tropicale:
verissimo. E l’intero pianeta era molto caldo. Ma la Terra era un pianeta
completamente diverso, con un’orbita e una configurazione continentale del
tutto diversa. Ere geologiche hanno poi portato alla situazione odierna. Il
Medioevo ha avuto qualche secolo caldo, legato ad un’alta attività del sole e a
una scarsa attività dei vulcani. Ora è l’opposto: il sole vede una diminuzione
della sua attività, con un minimo nel 2009, ma le temperature aumentano
comunque, in pochi decenni.
R: Ce ne sono moltissimi. Innanzitutto tutte le terre emerse,
la superficie degli oceani, la troposfera e la bassa stratosfera stanno
mostrando un riscaldamento. Questo riscaldamento è alla base di stagioni degli
uragani più lunghe e più violente, del rafforzamento di fenomeni come El Niño
(inondazioni estreme e estrema siccità ai due lati del Pacifico), della
ridistribuzione degli eventi estremi di precipitazione.
R: Certo. E’ sufficiente consultare il sito www.isac.cnr.it/climstor, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del
CNR di Bologna, per avere dati affidabili e aggiornati sulla climatologia
italiana, sulla base di serie storiche di temperatura e precipitazioni, alcune
delle quali sono lunghe quasi tre secoli. In Italia la variabilità e il
cambiamento del clima sono studiati approfonditamente, e i dati sono moltissimi
e incontrovertibili.
D: L'acqua
sembra essere il bersaglio preferito dai cambiamenti climatici. Quali zone del
pianeta ne soffriranno maggiormente?
R: L’acqua dà un’idea accuratissima del cambiamento
climatico, essendo di fatto la materia più scambiata all’interno del sistema
terrestre. Il ciclo dell’acqua, compresa la parte solida (calotte glaciali,
ghiacciai, permafrost) sta cambiando in ragione dell’innalzamento delle
temperature: le zone che ne soffriranno maggiormente, o meglio, che dovrebbero
adattarsi ai cambiamenti già in atto sono, naturalmente, quelle di montagna e
quelle costiere.
D: Esistono una serie di
scienziati che studiano il clima e fanno tutti riferimenti all'IPCC ci vuoi
spiegare che organo è e perché si fa riferimento ad esso?
R: Il Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico è
un organismo istituito da due enti dell’ONU, l’Unione Meteorologica Mondiale
(WMO) e il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP). Include migliaia di
scienziati che, su base volontaria, condividono le proprie ricerche sul
cambiamento climatico e ambientale, e preparano report su come adattarsi al
cambiamento e come mitigarlo. L’IPCC, come istituzione, è la punta di diamante
mondiale sul cambiamento climatico, e ha ricevuto il Nobel per la Pace nel
2007.
D: La comunità
scientifica sembra, almeno per quanto viene presentato dai media,
"divisa" sulla motivazione dei cambiamenti climatici. Ci puoi dare
una delucidazione semplificata a riguardo?
R: La comunità scientifica non è divisa sul cambiamento
climatico, né sulla sua attribuzione. Viene valutato che il 97% dei ricercatori
impegnati in analisi climatiche concordi sull’attribuzione antropica del
cambiamento climatico, mentre nessuno dubita del riscaldamento globale in sé.
Il problema è sempre di come si presenta la questione: conosciamo tutto sul
cambiamento climatico? Naturalmente no, ed è giusto sottolineare quanto è
ancora nell’incertezza. La comunità scientifica è divisa? No, quella che si
occupa di cambiamento climatico non lo è affatto. Alcune voci ‘contrarie’
arrivano da non esperti.
D: In
conclusione il famoso Climate Change è causato dall'uomo come la goccia che fa
traboccare il vaso? Oppure l'attività umana è molto più incisiva?
R: Il clima è la cassa di risonanza dei cambiamenti del
sistema Terra, e reagisce alle forzanti più importanti del momento: in passato
erano il sole, i cicli dell’orbita, l’evoluzione della vita che produce
ossigeno. In questo momento la forzante principale è l’attività industriale e
tecnologica della specie umana.
Tratta dall'intervista su genitronsviluppo.com
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