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mercoledì 22 maggio 2013

Il mutamento del clima l'avete mai chiesto ad un esperto?


Gianluca Lentini è un geofisico italiano che si occupa di climatologia, di cambiamento climatico e di strategie di adattamento, nonché di divulgazione scientifica. E' nato a Bollate nel 1977 e ha un curriculum di tutto rispetto, in particolare nel campo della climatologia storica. Ad oggi è in ERSAF, Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste della Lombardia.

 


Prima parte intervista

D: Abbiamo già parlato di cambiamenti climatici, di stoccaggio della CO2 e di vari problemi sulle emissioni di gas clima-alteranti. Ma non abbiamo mai intervistato un esperto che possa chiarire in maniera scientifica ed inequivocabile perché il clima è cambiato. La prima cosa risulta domandarsi cosa sia un cambiamento climatico. E' più giusto parlare di cambiamenti climatici o surriscaldamento della Terra?

R: Il cambiamento climatico si definisce come una variazione sistematica delle grandezze statistiche di variabili meteorologiche come la temperatura e le precipitazioni, calcolata su un intervallo di tempo almeno trentennale: ossia, c’è cambiamento climatico se, nell’arco di trent’anni, si osserva un cambiamento delle medie o degli estremi delle temperature e delle piogge. Considerato che ciò che si osservato è un aumento generalizzato delle temperature, su tutte le terre emerse e tutti gli oceani, il cambiamento climatico attuale va sotto il nome di riscaldamento globale.


 D: Nella storia del nostro pianeta i cambiamenti climatici sono sempre esistiti e ci saranno, fa parte dell'evoluzione di un pianeta. Perché quello di questo periodo storico è diverso? Quali prove scientifiche abbiamo per "puntare il dito" contro l'essere umano e le sue attività speculative e poco o per niente sostenibili?

R: Un conto è la variabilità naturale del clima, connessa a processi esterni alla Terra come i cicli solari e quelli orbitali, o interni alla Terra come la tettonica a zolle e l’evoluzione della vita: questi processi sono incredibilmente lunghi, con scale di tempi di almeno qualche centinaio di migliaia di anni. Il cambiamento attuale è molto veloce, su scale di tempi secolari o decennali, ed è perfettamente correlabile alle emissioni di gas clima-alteranti dalla Rivoluzione Industriale in poi, il cui aumento è indiscutibile e indiscutibilmente antropogenico. 

D: Spiega meglio cosa vuol dire "cambiamento rapido", magari aiutaci con qualche confronto del passato.

R: L’Italia nel Mesozoico era un arcipelago tropicale: verissimo. E l’intero pianeta era molto caldo. Ma la Terra era un pianeta completamente diverso, con un’orbita e una configurazione continentale del tutto diversa. Ere geologiche hanno poi portato alla situazione odierna. Il Medioevo ha avuto qualche secolo caldo, legato ad un’alta attività del sole e a una scarsa attività dei vulcani. Ora è l’opposto: il sole vede una diminuzione della sua attività, con un minimo nel 2009, ma le temperature aumentano comunque, in pochi decenni.

D: Nel mondo quali sono gli esempi più eclatanti di questo cambiamento "rapido"?

R: Ce ne sono moltissimi. Innanzitutto tutte le terre emerse, la superficie degli oceani, la troposfera e la bassa stratosfera stanno mostrando un riscaldamento. Questo riscaldamento è alla base di stagioni degli uragani più lunghe e più violente, del rafforzamento di fenomeni come El Niño (inondazioni estreme e estrema siccità ai due lati del Pacifico), della ridistribuzione degli eventi estremi di precipitazione.

D: Esistono anche in Italia prove tangibili del cambiamento climatico?

R: Certo. E’ sufficiente consultare il sito www.isac.cnr.it/climstor, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna, per avere dati affidabili e aggiornati sulla climatologia italiana, sulla base di serie storiche di temperatura e precipitazioni, alcune delle quali sono lunghe quasi tre secoli. In Italia la variabilità e il cambiamento del clima sono studiati approfonditamente, e i dati sono moltissimi e incontrovertibili.

D: L'acqua sembra essere il bersaglio preferito dai cambiamenti climatici. Quali zone del pianeta ne soffriranno maggiormente?

R: L’acqua dà un’idea accuratissima del cambiamento climatico, essendo di fatto la materia più scambiata all’interno del sistema terrestre. Il ciclo dell’acqua, compresa la parte solida (calotte glaciali, ghiacciai, permafrost) sta cambiando in ragione dell’innalzamento delle temperature: le zone che ne soffriranno maggiormente, o meglio, che dovrebbero adattarsi ai cambiamenti già in atto sono, naturalmente, quelle di montagna e quelle costiere.

D: Esistono una serie di scienziati che studiano il clima e fanno tutti riferimenti all'IPCC ci vuoi spiegare che organo è e perché si fa riferimento ad esso?

R: Il Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico è un organismo istituito da due enti dell’ONU, l’Unione Meteorologica Mondiale (WMO) e il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP). Include migliaia di scienziati che, su base volontaria, condividono le proprie ricerche sul cambiamento climatico e ambientale, e preparano report su come adattarsi al cambiamento e come mitigarlo. L’IPCC, come istituzione, è la punta di diamante mondiale sul cambiamento climatico, e ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2007.

D: La comunità scientifica sembra, almeno per quanto viene presentato dai media, "divisa" sulla motivazione dei cambiamenti climatici. Ci puoi dare una delucidazione semplificata a riguardo?

R: La comunità scientifica non è divisa sul cambiamento climatico, né sulla sua attribuzione. Viene valutato che il 97% dei ricercatori impegnati in analisi climatiche concordi sull’attribuzione antropica del cambiamento climatico, mentre nessuno dubita del riscaldamento globale in sé. Il problema è sempre di come si presenta la questione: conosciamo tutto sul cambiamento climatico? Naturalmente no, ed è giusto sottolineare quanto è ancora nell’incertezza. La comunità scientifica è divisa? No, quella che si occupa di cambiamento climatico non lo è affatto. Alcune voci ‘contrarie’ arrivano da non esperti.

D: In conclusione il famoso Climate Change è causato dall'uomo come la goccia che fa traboccare il vaso? Oppure l'attività umana è molto più incisiva?

R: Il clima è la cassa di risonanza dei cambiamenti del sistema Terra, e reagisce alle forzanti più importanti del momento: in passato erano il sole, i cicli dell’orbita, l’evoluzione della vita che produce ossigeno. In questo momento la forzante principale è l’attività industriale e tecnologica della specie umana.
 
Tratta dall'intervista su genitronsviluppo.com

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