PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la
discussione delle mozioni 1-00121 (testo
2), presentata dalla senatrice Moronese e da altri senatori, 1-00131 (testo
2), presentata dalla senatrice De Petris e da altri senatori, 1-00135 (testo
2), presentata dal senatore Morgoni e da altri senatori, e 1-00141, presentata dal senatore
Bitonci e da altri senatori, sulla combustione di rifiuti nei cementifici.
Ha
facoltà di parlare la senatrice Moronese per illustrare la mozione n. 121
(testo 2).
MORONESE (M5S).
Signor Presidente, colleghi, la questione che sottopongo alla vostra attenzione
non ha, a mio parere, colore politico, né tanto meno rappresenta un problema
riguardante solo il presente di tutti noi, ma è un tema che riguarda il
benessere comune e il futuro del territorio del nostro Paese, che da anni viene
danneggiato da una politica fatta di provvedimenti normativi, che spesso vanno
in direzione opposta a quella auspicata da chi come me e come chi ha
sottoscritto la presente mozione crede che la salute sia un bene primario e
fondamentale per tutti. (Brusìo).
Vedo
che nell'Aula non c'è molta attenzione per l'argomento: vi ringrazio. (Applausi dal Gruppo M5S).
Chiedo dunque ai colleghi un minimo di attenzione, visto che sto illustrando la
prima mozione.
PRESIDENTE.
Colleghi, la collega ha ragione.
MORONESE (M5S). Noi rappresentanti dei
cittadini abbiamo il dovere civico e morale di fare in modo che le norme
adottate da questo Parlamento provino la volontà concreta di salvaguardare
l'ambiente e la salute delle persone. Ciò premesso, appare ora rilevante
riassumere brevemente i due provvedimenti oggetto della contestazione, adottati
dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del marepro
tempore dell'allora Governo
Monti, i quali dimostrano l' esatto contrario di quanto detto in precedenza.
Il
primo provvedimento è il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013,
recante la disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di
determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), in cui vengono
stabiliti, tra l'altro, i criteri da rispettare affinché determinate tipologie
di combustibile solido secondario cessino di essere qualificate come rifiuto.
Il secondo provvedimento è il decreto ministeriale del 20 marzo 2013,
pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 aprile 2013, che modifica l'allegato X
della parte quinta del codice ambientale, in materia di utilizzo del
combustibile solido secondario e che recepisce il decreto ministeriale n. 22,
che indica i criteri affinché determinate tipologie di combustibili solidi
secondari cessino di essere qualificati come rifiuto e possano quindi essere
riutilizzati. In sintesi, con i suddetti provvedimenti il Ministro dell'ambiente
e della tutela del territorio e del mare pro
tempore ha dimostrato la
ferma volontà di proseguire in quella che appare la «scorciatoia»
dell'incenerimento dei rifiuti nei cementifici, bruciando rifiuti solidi per
alimentare i forni di cottura del clinker,
cioè la componente principale del cemento. È noto che l'Italia ha ricevuto
numerose condanne da parte dell'Unione europea per le continue infrazioni della
normativa in materia.
Ciò che
credo però debba interessare i colleghi, oltre alle infrazioni e alle condanne
ricevute dal nostro Paese, è il fatto che si continui ad adottare provvedimenti
normativi, come quello di cui discuto, che di fatto costituiscono un danno
serio sotto il profilo della salute umana. L'utilizzo dei cementifici come
inceneritori dà vita a polveri sottili, definite talvolta come nemico oppure il killer invisibile dell'ambiente.
Mi
preme far presente che il decreto legislativo n. 152 del 2006 ha espressamente
vietato l'immissione nell'atmosfera - si legge testualmente - di «qualsiasi
sostanza solida, liquida o gassosa (...) che possa causare inquinamento
atmosferico», costituendo un pericolo per la salute umana. Ebbene, il decreto
legislativo n. 155 del 2010 individua, tra le principali attività produttive
responsabili di emissioni in atmosfera, la produzione di cemento e i rifiuti
utilizzati come combustibile. Quelli appena citati sono provvedimenti nazionali
adottati per dare esecuzione a direttive comunitarie.
Si
ricorda che l'incenerimento e il coincenerimento dei rifiuti sono disciplinati
dalla direttiva 2000/76/CE. Detta direttiva comprende disposizioni speciali
relative ai valori "limite di emissione" relativi ai forni per
cemento che utilizzano i rifiuti come combustibile normale o addizionale. Il 24
maggio 2012 il Parlamento europeo ha approvato la relazione Gerbrandy su
un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, che invita la Commissione
europea a razionalizzare la normativa in materia di rifiuti tenendo conto della
gerarchia dei rifiuti e della necessità di ridurre quelli residui fino a
raggiungere l'obiettivo rifiuti zero. Per questo, il testo chiede alla
Commissione di presentare proposte, entro il 2014, allo scopo di introdurre
gradualmente un divieto generale dello smaltimento in discarica a livello
europeo e di abolire progressivamente, entro la fine di questo decennio,
l'incenerimento dei rifiuti riciclabili e compostabili.
Alla
luce dei su indicati provvedimenti normativi e degli intendimenti programmatici
delle istituzioni comunitarie, non è comprensibile come sia stato possibile
adottare due decreti ministeriali che di fatto vanno in direzione
diametralmente opposta a quella dettata dal legislatore comunitario e
nazionale. Ma, ad avvalorare quanto sin qui osservato, è d'obbligo evidenziare
anche l'iter seguito
dall'allora Ministro, con il quale sono stati adottati i due decreti di cui si
discute. Antecedentemente all'adozione del citato decreto ministeriale,
l'allora Ministro dell'ambiente aveva presentato al Parlamento, per il parere,
uno schema di decreto del Presidente della Repubblica per l'utilizzo di
combustibili solidi secondari da bruciare nei cementifici. Il medesimo schema
di decreto del Presidente della Repubblica aveva però ottenuto parere negativo
da parte della Camera e quindi il Ministro ha ben pensato di avocare a sé il
potere di legiferare, sottraendo al Parlamento il potere che gli è riconosciuto
dalla Costituzione. Questo è un atto grave, che merita di essere censurato.
In
conclusione, la scelta dell'incenerimento dei rifiuti nei cementifici non può e
non deve essere condivisa, in quanto, in primo luogo, essa è certamente
contraria alla normativa comunitaria e nazionale. In secondo luogo, essa espone
l'Italia ad ulteriori condanne da parte della Comunità europea. In terzo luogo,
continuare a bruciare rifiuti è uno spreco di risorse e costituisce un costo
altissimo in termini ambientali e di salute dei cittadini.
È
dunque necessario, in conclusione, che il Governo si impegni ad abrogare il
decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013, attuativo, per i combustibili
solidi secondari, dell'articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006,
n. 152, affinché non sia più possibile che determinate tipologie di
combustibili solidi secondari possano cessare di essere qualificate come un
rifiuto e diventare un combustibile alternativo e non ne sia quindi
conseguentemente consentita la libera circolazione al di fuori delle singole
Regioni. In secondo luogo, è necessario che il Governo si impegni ad abrogare
il decreto ministeriale 20 marzo 2013 recante «Modifica dell'allegato X della
parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni e integrazioni, in materia di utilizzo del combustibile solido
secondario (CSS)», che recepisce i criteri specifici da rispettare affinché
determinate tipologie di combustibili solidi secondari cessino di essere
qualificate come rifiuto, di cui al suddetto decreto ministeriale n. 22 del 14
febbraio 2013.
Colleghi,
fino ad oggi abbiamo assistito a continue dimostrazioni di incapacità della
classe politica di proporre soluzioni in linea con quei principi di
sostenibilità ambientale che da decenni l'Europa ci chiede.
Con il
disegno di legge Atto Senato n. 941, meglio conosciuto come il decreto
salva-Ilva, questa Camera ha dichiarato di essere stata costretta, per motivi
di urgenza, ad approvarlo nonostante fosse dichiaratamente e palesemente contro
ogni regola di buon senso.
Ora,
oggi, abbiamo invece la possibilità di approvare un provvedimento tutti
insieme, per dimostrare che non siamo recidivi nel fare sempre le scelte
sbagliate.
Ve lo
chiedo come collega, come parlamentare e come cittadina. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la
senatrice De Petris per illustrare la mozione n. 131 (testo 2).
DE PETRIS (Misto-SEL).
Signor Presidente, colleghi, la mozione in esame nasce da una interrogazione
presentata dal nostro Gruppo in merito, come si è detto, ad un decreto
ministeriale del 14 gennaio 2013 che, declassando i combustibili solidi
secondari, meglio noti ormai con la sigla CSS, da rifiuti a sottoprodotti,
consente il loro utilizzo come combustibili da parte dei cementifici nella
produzione di cemento.
Vorrei
qui ricordare brevemente che è vero che in data 14 gennaio scorso lo schema del
decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante la
disciplina dell'utilizzo dei CSS in parziale sostituzione di altre norme già
esistenti era stato presentato alle Commissioni parlamentari ed è vero che la
Commissione del Senato all'epoca espresse un parere favorevole. Tuttavia, già
l'VIII Commissione permanente (ambiente, territorio e lavori pubblici) della
Camera nella scorsa legislatura, nel febbraio 2013, aveva ribaltato
l'originaria proposta di parere favorevole su tale schema, in quanto aveva
svolto un approfondimento molto più serio, richiedendo di approfondire e non
adottare il provvedimento.
Invece,
e voglio sottolinearlo, un Ministro dell'ambiente che aveva ormai esaurito il
suo mandato nell'ambito di un Governo decaduto, dal momento che le Camere erano
già sciolte e si stava per arrivare alle elezioni, ha emesso un decreto
ministeriale di tal fatta che, dal punto di vista formale oltre che del
contenuto, non è un provvedimento di ordinaria amministrazione.
Ciò è
veramente incredibile, proprio perché la vicenda dei rifiuti nel nostro Paese è
molto complessa e, in alcune parti del nostro territorio, anche molto
drammatica, tant'è che in ogni legislatura - ed anche in questa lo si sta per
fare perché la Camera lo ha già approvato - si insedia una Commissione
bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Questo a significare come in
questo nostro Paese, nonostante vi siano anche tantissimi Comuni e Regioni che
marciano bene e in linea con l'Europa, con percentuali di raccolta
differenziata molto elevate e quindi con comportamenti virtuosi, vi sia
un'altra parte del Paese che continua a lavorare in piena emergenza
Anche
questo provvedimento è frutto, ancora una volta, di questa filosofia che, dopo
anni e anni, continua a emettere provvedimenti che sono fatti sull'onda dell'emergenza.
E sull'onda dell'emergenza vengono adottati provvedimenti che sono - ahimè! -
certamente non coerenti con la strategia europea, e che noi riteniamo ad
altissimo rischio per la salute dei cittadini, come appunto quello di cui
parlano oggi le mozioni.
Con
questo decreto ministeriale i cementifici diventano di fatto dei veri e propri
inceneritori. E questo non lo affermiamo noi, ma lo affermava già il ministro
dell'ambiente Clini, in varie interviste in cui sponsorizzava l'utilizzo del
combustibile solido secondario dei rifiuti nei cementifici per ridurre il
fabbisogno degli inceneritori come una sorta di aggiunta ai tanti, troppi,
inceneritori che ci sono nel nostro Paese.
Tra
l'altro, vorrei qui ricordare che queste affermazioni e anche questi decreti
hanno questo aspetto molto discutibile da ogni punto di vista, perché far sì
che i cementifici, di fatto, possano utilizzare il CSS non tiene conto del
fatto che i cementifici sono già delle industrie insalubri di classe prima, che
hanno limiti di legge da rispettare, ma che questi limiti di legge sono molto
più permissivi rispetto a quelli degli inceneritori.
Pertanto,
tutti quanti comprendiamo la portata di questo decreto. Sugli inceneritori vi
sono alcuni limiti, e si compie una operazione con la quale si declassano i
combustibili solidi secondari da rifiuti a sottoprodotti, in modo tale da
potere essere utilizzati in impianti che non hanno limiti di emissione adeguati
a quello che viene bruciato, cioè veri e propri rifiuti.
Ora, io
vorrei qui anche portare una serie di pareri, anche molto autorevoli, che sono
stati espressi in questo periodo. Vorrei citare, ad esempio, l'Associazione dei
medici per l'ambiente che ricorda che il cementificio è un impianto altamente
inquinante, con e senza l'uso di rifiuti come combustibile, e che produce
almeno il triplo di C02 rispetto
a un inceneritore classico. Quindi, dal punto di vista ambientale e
dell'impatto della salute, si tratta di un'operazione, non solo discutibile, ma
molto di più.
Inoltre,
vorrei qui ricordare che i limiti di emissione di inquinanti per questi
impianti sono sicuramente inferiori, ma che con il decreto Clini interviene una
semplificazione ulteriore dell'iter. Cito sempre l'associazione Medici
per l'ambiente, che ricorda che, visto che la quantità di diossine è
proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati, i microinquinanti emessi dai
cementifici possono sicuramente essere maggiori rispetto a quelli degli
inceneritori.
Quindi,
i dati che il Ministero dell'ambiente aveva all'epoca portato a suffragio della
bontà di questo decreto sono dei dati che, già di per sé, ci dicono che stiamo
su un terreno assolutamente minato. E i dati stessi prodotti dal Ministero
dell'ambiente sono, a nostro avviso, dei dati che dovrebbero far riflettere tutti.
I cementifici, in questo modo, già di per sé hanno molti problemi. Bruciando i
rifiuti (perché di questo stiamo parlando), generano un impatto ambientale
molto ampio e non confinabile soltanto al nanoparticolato. Tra l'altro, vorrei
ricordare che il nanoparticolato può viaggiare per distanze molto notevoli
sospinto dal vento.
Il
nanoparticolato è la frontiera ultima della ricerca e della scienza in ambito
medico, tanto che quella parte della ricerca spesso sovvenzionata dagli stessi
colossi energivori dell'incenerimento dei rifiuti tende a minimizzare gli
effetti derivanti dalle micropolveri emesse dalla combustione, anche ad
altissime temperature. Ed è questo uno dei problemi maggiori, proprio dal punto
di vista dell'impatto sanitario.
Tra
l'altro, francamente noi riteniamo assolutamente sospetta la fretta con cui un
Governo dimissionario aveva varato il decreto propedeutico al decreto del
Presidente della Repubblica. Riteniamo assolutamente necessario - e oggi ne
abbiamo l'occasione - fare in modo che questo Senato nella nuova legislatura
rimetta mano su questa vicenda e cancelli - lo chiediamo senza mezzi termini -
il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013.
Vengono
approvate le mozioni perché il Governo cancelli il decreto ministeriale e
pensiamo che sia necessario con l'occasione rivedere nelle Commissioni
competenti tutta la materia che riguarda non solo questa questione di cui
chiediamo l'abrogazione, ma anche l'incenerimento. Non possiamo più continuare
a ignorare e disattendere le disposizioni europee sul recupero della materia
secondo le quali sono gli interventi finalizzati alla raccolta differenziata
quelli prioritari e non l'uso di metodologie distruttive che ignorano, tra
l'altro, altre direttive. Tutto questo è costato all'Italia la condanna da
parte della Corte di giustizia europea del 19 dicembre 2012. (Applausi dal Gruppo Misto-SEL).
PRESIDENTE.
Ha facoltà di parlare il senatore Morgoni per illustrare la mozione n. 135
(testo 2).
MORGONI (PD).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, il problema dei
rifiuti rappresenta indubbiamente una grande emergenza ambientale del nostro
Paese. Più propriamente dovremmo considerarlo una patologia cronica in quanto
emergenza richiama una temporaneità che non corrisponde al lungo perdurare nel
tempo di una situazione, come nel caso del problema dei rifiuti.
Fin
troppe circostanze attestano questa realtà e io ne cito alcune. Quattro Regioni
(Campania, Sicilia, Lazio e Calabria) sono al collasso; quasi un terzo della
popolazione nazionale con grandi aree urbane come Roma, Napoli e Palermo sono
coinvolte. Per quanto riguarda le discariche, a fine febbraio 2012 abbiamo
ricevuto una comunicazione di messa in mora da parte della Commissione europea
per la presenza sul territorio nazionale di 102 discariche non conformi alla
direttiva 1999/31/CE che imponeva di adottare entro il luglio 2009 misure di
chiusura o di adeguamento delle stesse.
Nonostante
ciò procediamo con intollerabile lentezza nel regolarizzare tali anomalie e in
realtà, se non vogliamo mentire a noi stessi, la situazione sul territorio è
ben peggiore di quanto non risulti dai dati ufficiali: centinaia e centinaia di
discariche pubbliche (non parlo di quelle illegali, altro dolente capitolo)
esaurite e abbandonate sono disseminate ovunque, di fatto ignorate, senza
progetti e senza risorse per la bonifica e rappresentano una macchia indelebile
per il territorio. Con riferimento alle procedure di infrazione, il numero e la
portata delle procedure aperte a nostro carico per il mancato rispetto delle
normative comunitarie ci ha tristemente caratterizzato come paese fuorilegge.
Nel
2010 la Corte europea di giustizia ci condanna per la mancata creazione di una
rete integrata di gestione dei rifiuti urbani nella regione Campania e
nuovamente veniamo deferiti alla stessa Corte nel giugno di quest'anno per i
ritardi nell'attuazione dei programmi concordati. La Commissione europea ha
proposto di sanzionarci per questo con una somma forfetaria di circa 30 milioni
di euro per il passato e una penalità di mora, qualora l'inadempimento
perdurasse, pari a 250.000 euro al giorno.
Le
ecoballe, una montagna di rifiuti di otto milioni di tonnellate, sono imballate
e stoccate nei vari siti in Campania in attesa di smaltimento. Non è un caso se
tra i Paesi dell'Unione europea siamo agli ultimi posti nella classifica per
l'efficienza nella gestione dei rifiuti. È una situazione che chiama in causa
la credibilità stessa del sistema politico-istituzionale che, in materia di
rifiuti, ha assunto troppo spesso come regole di comportamento il sottrarsi
alle proprie responsabilità e l'acquiescenza alle cattive abitudini, come fa
oggi chi, vagheggiando 1'utopia futura del rifiuto zero, sfugge al compito
delle risposte ai problemi frutto di un passato di disattenzioni,
superficialità e scelte sbagliate.
Ancora,
nel 2010 in Italia veniva conferito in discarica poco meno del 50 per cento dei
rifiuti, mentre la media dell'Unione Europea era del 37 per cento (la Germania
era all'1 per cento). La raccolta differenziata a fine 2012 in Italia ha
raggiunto il 39,9 per cento a fronte di un obiettivo previsto del 65 per cento.
Anche i
dati sulla produzione dei rifiuti non sono confortanti poiché negli ultimi 20
anni vi è stata una ininterrotta crescita, con l'unica eccezione del 2011-2012
dovuta esclusivamente alla forte contrazione dei consumi. Nel 2010 abbiamo
prodotto 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti ed oggi siamo arrivati a 30
milioni di tonnellate.
Le più
accreditate previsioni indicano una ripresa del trend di crescita dei rifiuti nei prossimi
anni e ciò rende veramente inderogabile la necessità di ridurre i conferimenti
in discarica che rappresentano la vera anomalia italiana.
La
discarica produce un danno ambientale certo (0,65 chilogrammi di CO2 per ogni chilogrammo di rifiuti
urbani), nonché uno spreco enorme di energia (il valore economico
corrispondente al potere calorifico di rifiuti urbani smaltiti in discarica è
stimato in oltre un miliardo di euro).
Vista
la dimensione del problema e poiché l'entrata a regime di una politica che si
sviluppi attorno a prevenzione-riduzione, riuso e riciclo richiederà tempi
lunghi, occorre gestire una fase transitoria che non può prescindere dal
ricorso, pur limitato, al recupero energetico attraverso termovalorizzazione. È
altrettanto evidente che la realizzazione di nuovi impianti risulti
particolarmente complessa e controversa; per questo si è fatta strada l'ipotesi
di utilizzare impianti già esistenti ed in esercizio come i cementifici dotati
di forni per la cottura del clinker, componente essenziale del cemento, forni
alimentati da combustibili fossili che possono essere efficacemente sostituiti da
combustibile proveniente da rifiuti. È il caso del CSS, prodotto derivante dal
trattamento di alcuni rifiuti, del quale prima il decreto legislativo n. 152
del 2006 e successivamente il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013
fissano le caratteristiche e le condizioni di utilizzo in impianti industriali
quali cementifici.
In
Europa questa è una strada già ampiamente praticata: in Olanda ed in Germania
il CSS rappresenta rispettivamente l'83 e il 62 per cento del combustibile
utilizzato nei cementifici. Tale scelta offre alcune opportunità:
ridimensionamento del problema ambientale ed economico delle discariche
(ricordo che negli ultimi anni il costo della gestione dei rifiuti nel nostro
Paese è cresciuto del 6 per cento annuo); utilizzo di impianti già esistenti;
sostituzione di un combustibile fossile che dobbiamo importare, con un
combustibile alternativo prodotto da noi con evidenti vantaggi in termini di
bolletta energetica (valutati da Nomisma in 368 milioni di euro annui).
A
fronte di queste opportunità, sono stati sollevati timori sul fatto che
l'utilizzo di CSS possa compromettere i progetti di raccolta differenziata, ma
occorre tenere conto che le stesse caratteristiche merceologiche del CSS
necessitano a monte di una selezione dei rifiuti. Inoltre, esso viene prodotto
utilizzando quasi esclusivamente rifiuto non riciclabile che altrimenti
verrebbe smaltito in discarica. Le preoccupazioni emerse riguardo alle
eventuali negative ricadute sull'ambiente e sulla salute delle emissioni
conseguenti all'utilizzo del CSS nei cementifici sono le più serie e non vanno
sottovalutate a patto che non siano pretesto di ostilità pregiudiziali e
strumento per la ricerca di facili consensi. (Commenti
del senatore Pepe).
Quindi,
si rendono certamente necessari approfondimenti e valutazioni attente e
prudenti. Comunque, il quadro normativo e le risultanze dei più qualificati
studi scientifici sono incoraggianti in tal senso. A livello europeo, l'uso di
CSS nei cementifici è previsto come una delle migliori tecniche disponibili ed
in Italia il suo utilizzo è limitato alle cementerie con capacità produttiva
superiore a 500 tonnellate al giorno e pertanto soggette ad AIA e alla
normativa sul coincenerimento dei rifiuti in linea con le analoghe direttive
europee.
Per
quanto riguarda le emissioni dei cementifici rispetto agli inceneritori, anche
in questo caso gli studi scientifici segnalano che le emissioni sono
generalmente inferiori rispetto a quelle prodotte da combustibili fossili. Gli
unici limiti per i quali la norma prevede valori più elevati sono quelli degli
ossidi di azoto nonché delle pm 10, ma per entrambi sono stati verificati
effetti migliorativi con l'utilizzo del CSS rispetto ai combustibili fossili.
Per le diossine in particolare le alte temperature dei forni (oltre mille
gradi) garantiscono la distruzione e l'ossidazione di tutte le molecole
inquinanti di natura organica.
Ciò non
vuol dire che l'adozione di tale sistema ci renda immuni da ogni impatto o
ricaduta negativa, ma poiché è innegabile che la gestione dei rifiuti in Italia
comporti ancora oggi costi inaccettabili a carico della natura e delle persone,
sarebbe da stolti rinunciare aprioristicamente a ricercare e praticare
soluzioni in grado di attenuare, se non di eliminare, tali problemi.
In conclusione,
l'utilizzo del CSS non può essere lo strumento per trasformare i cementifici in
inceneritori, ma per garantire ad essi 1'utilizzo di un combustibile
alternativo a quello fossile per contribuire ad assolvere agli impegni europei
in materia ambientale ed offrire soluzioni concrete a specifici problemi del
nostro Paese.
Un
moderno ed integrato ciclo di gestione dei rifiuti deve necessariamente
coniugare le ragioni della fattibilità tecnica e praticabilità economica con
quelle della tutela dell'ambiente e ancor più della salute delle persone. I
troppi casi di negligenze, omissioni e drammatici errori che hanno determinato
tragedie ambientali ed umane hanno seminato sfiducia e avversione verso la
politica e le istituzioni.
La
risposta non può essere certo 1'immobilismo, che rappresenterebbe, come è
accaduto fino ad oggi, il danno più grave per il nostro Paese, ma scelte
rigorose trasparenti e capaci di rassicurare, come quelle che chiediamo al
Governo con questa mozione. (Applausi
dai Gruppi PD e PdL).
PRESIDENTE.
Ha facoltà di parlare il senatore Arrigoni per illustrare la mozione n. 141.
ARRIGONI (LN-Aut).
Signor Presidente, onorevoli senatori, la Lega Nord ha da sempre affrontato le
questioni ambientali come temi che partono dal basso, ossia dalla popolazione,
e ha sempre indicato le proprie posizioni che possono essere prese come modello
e costituire tendenza ed elemento portante per l'azione dell'uomo.
Senz'altro
non condividiamo l'azione del Governo Monti che ad inizio anno, da una parte ha
sospeso l'Atto del Governo n. 529 sull'utilizzo del CSS nei cementifìci, perché
non condiviso dal Parlamento, e dall'altra, con un atto di forza, lo ha
sostanzialmente sostituito, in realtà provocando effetti analoghi, prima con il
decreto ministeriale n. 22 del 2013 e poi con quello del 20 marzo 2013. È la
conferma di unmodus operandi del
Governo Monti: il ricorso continuo all'apposizione di questioni di fiducia o a
decreti ministeriali purché si comprimesse e non si pronunciasse il Parlamento.
Tuttavia,
come Lega Nord non rinunciamo a dare il nostro contributo sull'argomento
oggetto delle mozioni.
Innanzitutto,
esprimiamo la nostra mancata condivisione delle mozioni presentate dal Gruppo
Movimento 5 Stelle e dal Gruppo Misto-SEL. Tali mozioni, infatti, evidenziano
una posizione di freno relativo alle infrastrutture e sono contrarie a priori alla pratica di bruciare i rifiuti
indipendentemente dal fatto che tale pratica sia utilizzata per il recupero di
energia termica o elettrica negli inceneritori o nei termovalorizzatori e
indipendentemente dal fatto che tale pratica possa essere effettuata a seguito
di un processo di gestione del ciclo dei rifiuti che comunque preveda la
raccolta differenziata e il recupero delle materie prime potenzialmente
recuperabili.
A
nostro avviso, la debolezza dei due testi consiste principalmente nel fatto che
non è vero che la raccolta differenziata rappresenta la soluzione al problema e
non lo potrà essere forse per sempre. Lo diciamo per esperienza fatta sul campo
in qualità di ex amministratori locali che hanno contribuito a sviluppare forme
di gestione eccellenti al Nord, con punte di differenziazione del 70 e 80 per
cento,compost compreso.
Inoltre, tali mozioni creano allarmismo in ordine all'inquinamento, senza
tenere conto che i cementifìci sono impianti altamente inquinanti anche se
bruciano gasolio o carbone e che l'utilizzo di combustibile CSS in luogo del
carbone comporta anzi un abbassamento delle emissioni. Senza contare che già
oggi, cari colleghi, i cementifici (e sono pagati per farlo) sono autorizzati a
bruciare rifiuti di ogni genere come farine animali, pneumatici, il CDR, che
oserei definire il papà del CSS, ma anche il semplice CSS che già oggi esiste
sul mercato.
La
seconda considerazione è che resta indiscutibile che il Paese deve stabilire
una linea chiara di riferimento per quanto riguarda la produzione di energia e
la riduzione delle emissioni, sia quelle climalteranti, sia quelle dannose per
la salute della popolazione.
Ma a
fianco di tali problematiche si pongono quelle, in certi casi drammatiche,
dello smaltimento dei rifiuti, le quali si presentano come cattive pratiche,
tipiche e quasi esclusive del nostro Paese, anzi - precisiamo - di diffuse zone
del Sud (in Sicilia, in Calabria e a Napoli, dove pesano anche economicamente
le multe inflitte dall'Europa per le reiterate infrazioni), ma anche del centro
(Roma su tutte con la discarica di Malagrotta, che ritornerà nei prossimi
giorni a rappresentare un'emergenza, una vergognosa emergenza).
In tale
ambito spicca un'azione catastrofista, talvolta alimentata dai media, che ha
demonizzato alcuni modelli di smaltimento dei rifiuti, come l'incenerimento e
la termovalorizzazione. Si tratta di un'azione origine del lassismo, che ha
paradossalmente giustificato l'inerzia di molti amministratori, incapaci del
Centro-Sud, responsabili di diffuse pratiche di mala gestione del ciclo
rifiuti. (Applausi dal Gruppo
LN-Aut). Sono azioni catastrofiste che, per taluni soggetti, hanno anche
rappresentato il punto di forza e poi il successo della propria campagna
elettorale anche nel Centro-Nord.
La Lega
Nord ha condiviso da sempre una posizione a favore di una riduzione dei
rifiuti. I Comuni e le Province amministrate dalla Lega Nord, nei distinti
ruoli, hanno da sempre proposto ed attuato forme di gestione dei rifiuti che
hanno raggiunto un'eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Tuttavia,
siamo convinti che dopo la riduzione, la differenziazione, la selezione e il
recupero di materia da rifiuto, occorre pensare anche alla possibilità di
produrre energia attraverso il trattamento dei rifiuti residuo. Questo deve
avvenire in modo tale da fornire un'ulteriore opportunità a tutta la comunità.
Pensiamo ai termovalorizzatori, al teleriscaldamento, alla possibilità di
utilizzare rifiuti per la produzione di energia termica, invece che materie
fossili peraltro non infinite.
Le
politiche ambientali sono legate, da una parte, al sistema di informazione,
educazione e sensibilizzazione del cittadino verso tematiche ambientali e,
dall'altra, al controllo delle emissioni, con particolare riferimento
all'abbassamento delle emissioni degli inquinanti atmosferici da parte di impianti
industriali, mezzi di trasporto, impianti termici ed energetici.
Anche
la scuola può giocare un ruolo importante sulla formazione dei giovani alle
politiche ambientali. Ci sono esempi importanti. Consentitemi di menzionare un
progetto che si sta attuando ormai da una decina di anni nel mio Comune di
Calolziocorte, dove fino a pochi mesi fa sono stato sindaco. Ogni anno tutte le
classi (una ventina) della scuola media inferiore vengono messe in sana
competizione tra loro a chi raccoglie più carta. Ad ogni studente delle prime
tre, le quali arrivano a raccogliere ciascuna fino a 20 tonnellate di carta,
viene dato un buono acquisto del valore di 20, 10 e 5 euro. Inoltre, alla
scuola quale premio generale viene data una dotazione informatica. È questo un
piccolo esempio virtuoso, un progetto tra scuola, Comune e società pubblica che
gestisce la raccolta dei rifiuti.
Come
terza ed ultima considerazione, l'Italia non può restare indietro rispetto ai
nostri partner europei e deve comunque governare la
produzione di combustibili solidi secondari (CSS), ed in particolare il
distinto CSS-Combustibile di maggiore e certificata qualità.
Ribadiamo
che l'obiettivo deve essere quello di contribuire alla riduzione delle
emissioni inquinanti, ivi incluse le emissioni di gas climalteranti,
all'incremento dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili mediante un
utilizzo sostenibile a scopi energetici della biomassa contenuta nei rifiuti,
ad un più elevato livello di recupero dei rifiuti.
L'incenerimento
dei rifiuti per la produzione di energia termica comporta senz'altro una
riduzione degli oneri ambientali ed economici legati allo smaltimento di
rifiuti in discarica e con l'uso controllato del CSS nei cementifici esistenti
- sottolineo che continueranno a rimanere tali e non verranno trasformati in
inceneritori - forse e finalmente si potrà dire la parola fine ai problemi
vergognosi del Centro-Sud, con discariche spesso abusive e tanti commissari
inutili e dispendiosi.
Con la
nostra mozione chiediamo al Governo di impegnarsi, prima di qualsiasi azione
diretta, a disciplinare l'utilizzo del CSS nei cementifici, a promuovere
comunque un approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissioni
parlamentari competenti, fornendo un quadro aggiornato sull'attuale utilizzo
del CSS e del CSS-Combustibile nei cementifici, sia in Italia, disaggregato per
Regioni, sia all'estero, che possa analizzare la questione attraverso apposite
audizioni dei rappresentanti delle Regioni e dei soggetti economici coinvolti
ed approfonditi esami di studi scientifici specifici.
Gli
approfondimenti dovranno in particolare fare riferimento: alle emissioni di
sostanze inquinanti e alle possibili conseguenze sul piano ambientale,
sanitario e sociale, anche a seguito ad eventuali malfunzionamenti o errori di
gestione; in ogni caso, i limiti imposti dall'AIA per le emissioni dovranno
essere analoghi a quelli previsti per gli impianti dedicati alla
termovalorizzazione; alle conseguenze del traffico indotto relativo al
trasporto del CSS e alle ripercussioni del traffico indotto sulle realtà
territoriali locali; soprattutto, alle restrizioni che occorre individuare
circa la circolazione in altre Regioni del CSS proveniente da rifiuti urbani,
garantendo comunque il criterio di prossimità e che gli impianti di
trasformazione dei rifiuti urbani in CSS siano comunque situati all'interno di
ciascuna Regione dove vengono prodotti i rifiuti; in sostanza i rifiuti urbani
siciliani, calabresi, campani o laziali devono essere trattati nelle stesse
Regioni; al rispetto rigoroso della gerarchia di gestione dei rifiuti prevista
dalle direttive comunitarie nella catena della produzione sia del
CSS-Combustibile, sia del CSS normale, allo scopo di evitare la
disincentivazione della differenziazione e delle filiere di recupero delle
materie riutilizzabili nei cicli di produzione; agli strumenti di informazione
e consultazione in relazione ai progetti in essere per l'utilizzo di
combustibili alternativi da parte dei cementifici; infine, al rafforzamento,
con ogni strumento a disposizione e su tutto il territorio nazionale, del
sistema dei controlli, sia sulle emissioni inquinanti dei cementifici mediante
una rete di monitoraggio ambientale, sia sul processo di gestione dei CSS
utilizzati in tali impianti, sia sul trasporto e la tracciabilità del CSS onde
scongiurare fenomeni malavitosi e sia sul rispetto della gerarchia nella
gestione dei rifiuti ai fini della produzione del CSS. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la
discussione.
È
iscritto a parlare il senatore Gaetti. Ne ha facoltà.
GAETTI (M5S).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando si bruciano i rifiuti - e il CSS
è di fatto un rifiuto - si formano delle sostanze: diossine, metalli pesanti e
particelle. Le diossine, una grande famiglia di 200 composti, sono veramente
molto pericolose e si concentrano nel nostro corpo per quel processo chiamato
biomagnificazione. Se fosse vero quello che avete detto che a 1000° le diossine
spariscono dovreste spiegare quello che è successo a Mantova.
Qui
avevamo un bellissimo inceneritore che ha bruciato tutta la diossina di Seveso,
quindi la concentrazione qualitativa e quantitativa della diossina di Seveso è
esattamente quella che c'è a Mantova per cui se a 1.000° sparisce perché
dovrebbe esserci? Lavori sperimentali dell'Università della Louisiana del 2006,
oggi canadesi, confermano che quando si brucia durante che la fase di
raffreddamento dei fumi la diossina si riforma. Quindi, non è vero che gli
inceneritori fanno sparire la diossina.
Per
quel che riguarda le nanoparticelle, invece, voglio ricordare che non sono i
PM10 quelli pericolosi, ma il PM1, che non sono 10 volte più piccoli, ma 1.000
volte più piccoli. Questi entrano nel sangue...(Applausi dal Gruppo M5S) ...e una volta nel sangue creano un
problema di tromboembolie. Studi dell'Università di Milano dimostrano che chi
vive vicino alle autostrade dove ci sono tante particelle muore di più di ictus e di tromboembolie polmonari. Inoltre,
queste sostanze passano nel sangue e quando la donna è incinta le si trovano
nei bambini malformati. Che le nano particelle siano pericolose lo sa benissimo
il presidente Formigoni che, con due delibere regionali del 2008 del 2009, ha
invitato i cittadini a non accendere le stufe a legna nel periodo autunnale in
pianura perché producono le nanoparticelle.
Purtroppo
io sono un medico, sono un patologo e per giunta di Mantova. Ho eseguito 2.500
autopsie e potrei farvi vedere le nanoparticelle non solo nei feti malformati,
ma anche nei cani, nei gatti, i quali non fumano, come disse il commissario
dell'Ilva.
Potrei
dire molte cose, ma i quattro minuti che avevo a disposizione stanno
terminando. Vorrei ricordare che le ceneri vengono messe nel cemento e qui il
nostro intonaco libera al piombo, mercurio, che poi non ci respiriamo. È già
stato detto che sono contro l'Unione europea. Occorre ricordare, comunque, che
già nel 1960 i medici sapevano che l'asbesto provocava il mesotelioma e ci
abbiamo messo trent'anni per fare una legge. Sono 15 anni che i medici sanno
queste cose. Quanto tempo dobbiamo aspettare? Quanti morti dovremo piangere? (Applausi dal Gruppo M5S).
Concludo
avanzandole la richiesta, signor Presidente, di allegare agli atti il testo
integrale del mio intervento.
Le chiedo
inoltre se mi può degnare con un quarto d'ora o venti minuti del suo tempo,
perché io possa farle vedere le immagini dei miei feti malformati sottoposti ad
autopsie. Le chiedo da ultimo la votazione elettronica in modo tale da poter
dire a quei genitori per quali ragioni i nostri colleghi non hanno impedito
questo scempio. (Applausi dal
Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Le Presidenza l'autorizza a
consegnare il testo del suo intervento affinché venga pubblicato in Allegato al
Resoconto della seduta odierna.
È
iscritto a parlare il senatore Romani Maurizio. Ne ha facoltà.
ROMANI Maurizio (M5S). Signor Presidente, io
innanzitutto sono anche un medico. Stamani volevo dire che la combustione dei
rifiuti in parziale sostituzione dei combustibili fossili è una pratica che
rende immediatamente disponibili per l'incenerimento dei rifiuti, con una
procedura estremamente semplificata, i 59 cementifici localizzati sul
territorio nazionale. Questi si sommerebbero ai già tanti inceneritori
disponibili: l'Italia è infatti al terzo posto in Europa per numero di
inceneritori operativi. Non è di rifiuti inceneriti che abbiamo bisogno, né
degli inquinanti, né delle ceneri tossiche prodotte da tale pratica. Ci si
domanda allora perché non ci si ispiri al principio di precauzione, a partire
dalla COM 2001 della Commissione europea, che dovrebbe essere adottata nei casi
in cui vi siano sospetti di conseguenze negative sulla salute dei bambini, ma
non evidenze scientifiche consolidate.
In
questa occasione mi voglio rivolgere a tutti i colleghi medici presenti in
quest'Aula, a qualsiasi Gruppo parlamentare essi appartengano. Credo che ogni
medico debba avere a cuore la salute dei suoi pazienti e dei cittadini tutti.
Come medici siamo a conoscenza dei rapporti tra ambiente e salute: non è un
caso che ne stiamo discutendo in 12a Commissione. Continuiamo ad immettere
nell'ecosfera sostanze di tutti i tipi, in gran parte tossiche, che stanno
provocando cambiamenti repentini, con conseguenze - come abbiamo sentito - che
colpiscono sia adulti che bambini e (cosa preoccupante) anche molte donne in
gravidanza. Ritengo che come medici dobbiamo prima indignarci e subito dopo
combattere contro queste metodiche scellerate.
Le
malattie croniche (come il diabete secondo, l'obesità infantile, le malattie
neurovegetative e le malattie autoimmuni) sono in aumento esponenziale in tutto
il mondo e queste sono state messe in relazione con i cambiamenti ambientali
causati prevalentemente dall'immissione in ecosfera di inquinanti da parte di
attività industriali che si basano su processi di combustione ad alte
temperature.
Sentiamo
spesso che il problema della sanità è l'infiltrazione decisionale della
politica. Come medici senatori, facciamo in modo che la sanità da noi
rappresentata nelle istituzioni legislative sia libera dagli errori e dagli
orrori della classe politica che male li applica. (Applausi dal Gruppo M5S)!
Facciamo capire ai nostri colleghi senatori che noi siamo qui per difendere la
salute non solo di coloro che ci hanno votato o sostenuto, ma di tutti gli
indifesi di fronte alle nostre scelte sbagliate, anche in buona fede.
Da
medico vorrei essere messo nelle condizioni migliori per considerare i rifiuti
come una risorsa da utilizzare, non come un problema da distruggere; vorrei
essere messo in condizione di migliorare e potenziare della raccolta
differenziata, di ridurre la produzione di rifiuti, di favorire le buone
pratiche; soprattutto, vorrei che i rifiuti rappresentassero una fonte di
lavoro, di economia e un bene comune e non solo un oggetto di profitto e un bene
per le lobby produttrici di combustibili solidi
secondi e di cemento. (Applausi
dai Gruppi M5S e PD).
PRESIDENTE.
È iscritto a parlare il senatore Martelli. Ne ha facoltà.
MARTELLI (M5S).
Facciamo qualche appunto tecnico. La direttiva 2008/98/CE, che è quella grazie
alla quale siamo arrivati a fare questa bella definizione di combustibile
solido secondario, ci dice nelle premesse (quindi nell'impianto generale) che
l'obiettivo principale di qualsiasi politica in materia di rifiuti dovrebbe
essere quello di ridurre al minimo le conseguenze per la salute dei cittadini e
inoltre dovrebbe promuovere l'applicazione pratica della gerarchia dei rifiuti.
Cosa
dice la gerarchia? Facciamo un ripassino, perché qua tutti a settembre. (Applausi dal Gruppo M5S). Dice
che prima di tutto devi prevenire, poi devi cercare di riutilizzare, poi
ricicli, poi recuperi eventualmente bruciando e poi, se proprio non ce la fai,
butti via il rifiuto.
Le
buone esperienze italiane ci dicono che si può arrivare a buttar via il 4 per
cento, seguendo correttamente la gerarchia. Peraltro, andando più avanti,
questa direttiva dice: se proprio non riesci a rispettare la gerarchia, perché
tecnicamente non ce la fai o perché economicamente non è praticabile o per
questioni di protezione ambientale, puoi anche fare altro. Ma tutte queste
ostruzioni non ci sono, perché in Italia ci sono buone pratiche in base alle
quali questi tre problemi non sono tali, e lo diventano solo se qualcuno
ritiene di voler fare qualcos'altro con tali rifiuti.
Il
concetto è che con questa direttiva ti viene anche detto: in certi condizioni
puoi promuovere e non degradare da rifiuto a materia prima-seconda: è una
promozione. Allora io vorrei sapere - e non solo io - con che testa uno dice
che il rifiuto viene piazzato al quarto posto per quanto riguarda
l'incenerimento, cioè che ci sono tre opzioni migliori, mentre invece qualcosa
di meglio del rifiuto deve essere comunque piazzato al quarto posto, ossia lo
bruciamo nei cementifici, che sono dei forni: producono calore, non hanno
nessun tipo di recupero di altro genere.
Ricordiamo
che il recupero puramente termico è ancora meno efficiente del recupero in un inceneritore,
e noi già non siamo d'accordo con gli inceneritori, figurarsi se siamo
d'accordo con questa pratica di bruciare questi benedetti CSS nei cementifici.
Concludo
dicendo un'altra cosa. Qui ho sentito un aborto dal punto di vista
termodinamico: qualcuno dice che è assurdo prendere questi oggetti ed
utilizzarli in altro modo perché potremmo recuperare tutta l'energia termica
che c'è dentro; risparmiamo sulla bolletta energetica se bruciamo queste
sostanze. Ma tutta la materia prima che utilizziamo per produrle, tutto il
combustibile fossile che importiamo, ci costa. (Applausi dal Gruppo M5S). Quindi in realtà è falso, e dovete
smetterla di dire che c'è delle'energia da andare a prendere, perché se
guardate gli studi di LCA vi rendete conto che molta più energia si spreca per
farli di quanta non se ne recupera. (Applausi
dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE.
Dichiaro chiusa la discussione.
Ha
facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo altresì di
esprimere il parere sulle mozioni presentate.
CIRILLO, sottosegretario di Stato per
l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ho
preparato un breve testo per spiegare questa materia che è abbastanza complessa
e si presta anche a facili strumentalizzazioni. Procederò in sintesi e poi
esprimerò il parere sulle vari mozioni.
La
produzione e l'utilizzo del CSS (combustibili solidi secondari) si colloca nel
complesso degli interventi di politica ambientale, energetica e industriale di
cui l'Italia necessita al fine di assolvere agli impegni europei e
internazionali in materia ambientale ed energetica. In tal senso la produzione
e l'utilizzo del CSS-combustibile offre un significativo potenziale.
Il
crescente prezzo del petrolio e di altri combustibili primari (ad esempio, il coke di petrolio e il carbone fossile),
sintomo di un'incipiente scarsità aggravata da un generale contesto di crisi
economica, rende urgente la ricerca di fonti energetiche alternative. L'Italia
è uno dei Paesi industrializzati maggiormente dipendenti da importazioni
dall'estero di fonti di energia, e ciò determina cronici squilibri della
bilancia dei pagamenti. Considerazioni di carattere strategico impongono,
inoltre, di garantire la massima diversificazione del mix energetico, la riduzione della
dipendenza dalle fonti fossili e una maggiore sicurezza e stabilità degli
approvvigionamenti.
Considerando
lo scenario, è quindi necessario promuovere non soltanto lo sviluppo delle
fonti rinnovabili, ma anche l'utilizzo di combustibili alternativi, con
particolare riguardo a quelli prodotti da rifiuti, in particolare ai
combustibili solidi secondari (CSS), come meglio definiti all'articolo 183, comma
1, lettera cc), del
decreto legislativo n. 152 del 2006, la cui valorizzazione in determinati
comparti industriali (cementifici, centrali termoelettriche) consente di
trasformare un problema in una risorsa per un settore produttivo e per la
collettività.
Alcune
tipologie di combustibili solidi secondari (CSS) presentano qualità
merceologiche tali da giustificare, sotto profili normativi, il loro
inquadramento come un autentico prodotto combustibile. L'utilizzo di
combustibili alternativi, con particolar riguardo ai combustibili solidi
secondari (CSS) prodotti da rifiuti, è anche particolarmente indicato sotto
profili di politica industriale. Il crescente utilizzo di combustibili basati
sulla biomassa vergine, ad esempio, desta anche preoccupazioni sotto il profilo
economico, in quanto provoca distorsioni nel mercato dei prodotti alimentari
(cereali, mais ed altro) e di alcune importanti produzioni industriali
nazionali (carta, mobili e quant'altro) contribuendo a ridurre la dipendenza da
combustibili importati e a favorire il raggiungimento degli obiettivi previsti
dalla direttiva 2009/28/CE.
In
aggiunta alle sfide derivanti dalle tematiche sopra delineate, l'Italia si
trova a dover inoltre affrontare alcuni problemi prettamente nazionali legati
alla gestione dei rifiuti.
(Segue CIRILLO, sottosegretario di Stato
per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare). Sebbene l'esportazione dei rifiuti
praticata da alcune Regioni italiane verso altri Stati membri contribuisca a
risolvere, nell'immediato, le gravi emergenze in corso, si tratta di pratica
insostenibile nel lungo periodo, sia in considerazione dei costi ambientali ed
economici del trasporto e del trattamento, sia in ragione delle perdite
economiche nette derivanti dal mancato sfruttamento dei materiali e delle
risorse energetiche contenute nei rifiuti spediti, a titolo oneroso, all'estero.
Sotto
questo profilo, occorre urgentemente pianificare e realizzare in Italia
alternative valide, mirando a conseguire l'autosufficienza a livello nazionale.
Nel
contesto energetico, ambientale e industriale sopra descritto, il decreto
ministeriale n. 22 del 2013 offre un importante contributo alla soluzione delle
evidenziate problematiche.
Coerentemente
con i dettami dell'articolo 184-ter, del decreto legislativo n. 152 del
2006 il decreto del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del
mare 14 febbraio 2013, n. 22, stabilisce regole affinché la produzione e
l'utilizzo di determinate tipologie di combustibile solido secondario (CSS)
avvengano nel più rigoroso rispetto degli standard di tutela dell'ambiente e della salute
umana.
Il decreto
ministeriale n. 22 del 2013 ha istituito una specifica disciplina giuridica per
regolamentare la produzione e l'utilizzo del combustibile solido secondario in
alcuni impianti industriali prescelti che, per le garanzie fornite in campo
ambientale e tecnico, sono particolarmente idonei a questo fine.
L'utilizzo
di combustibili alternativi in cementifici è pratica comune e diffusa in ambito
europeo, in particolare in Paesi membri con elevate percentuali di raccolta
differenziata ed in testa alla classifica europea dei Paesi virtuosi per la
gestione dei rifiuti, dai quali spesso diciamo di voler prendere esempio.
Appare pertanto semplicistico e comunque non corretto tecnicamente
identificarlo con l'incenerimento, trattandosi di processi industriali assolutamente
distinti e con notevoli specificità. Inoltre, si ricorda che l'utilizzo di
combustibili solidi secondari in cementifici è riconosciuto, attraverso una
recentissima decisione normativa (decisione della Commissione europea del 26
marzo 2013), a livello europeo come migliore tecnica disponibile (MTD o best available technique - BAT).
Dagli
ultimi dati disponibili, la media europea di sostituzione di combustibili
tradizionali con combustibili alternativi si attesta al 30 per cento superando
in alcuni Stati anche il 60 per cento. La Germania è arrivata a percentuali di
sostituzione termica nei propri forni da cemento pari al 61 per cento,
l'Austria al 50 per cento, la Francia al 27 per cento. L'Italia è ferma al 10
per cento. A livello di singolo impianto esistono oggi in Europa cementerie che
hanno raggiunto un livello pari al 100 per cento sostituendo integralmente i
combustibili fossili con i combustibili alternativi.
Le
cementerie italiane potrebbero realizzare percentuali di sostituzione simili o
superiori a quelle degli altri Paesi, in tutta sicurezza. Dall'attuale 10 per
cento di sostituzione termica, le cementerie italiane sarebbero
tecnologicamente in grado già oggi di arrivare a livelli del 50 per cento,
valore almeno confrontabile a quello del tasso di sostituzione raggiunto in
Germania.
Ciò
premesso, l'utilizzo del CSS, combustibile conforme alle caratteristiche del
decreto ministeriale, non rappresenta affatto una forma di incenerimento di
rifiuti, bensì l'utilizzo di un autentico prodotto classificato combustibile, a
sua volta ottenuto da un processo di recupero di materia. Il decreto
ministeriale n. 22 del 2013 è volto a far sì che la produzione e l'utilizzo di
determinate tipologie di combustibile solido secondario (CSS) avvengano nel più
rigoroso rispetto degli standard di tutela dell'ambiente e della salute
umana.
Detto
ciò passo alla formulazione dei pareri. Sulla mozione n. 121 (testo 2), avente
come primi firmatari le senatrici Moronese e Nugnes, esprimo parere contrario.
Il
parere è contrario anche sulla mozione n. 131 (testo 2) con prima firmataria la
senatrice De Petris.
Il
parere è invece favorevole sulla mozione n. 135 (testo 2), con primo firmatario
il senatore Morgoni.
Per
quanto riguarda la mozione n. 141, firmata dai senatori Bitonci e Arrigoni e da
altri senatori, esprimo parere favorevole, previa riformulazione. Propongo
infatti di sostituire le parole: «Impegna il Governo, prima di qualsiasi azione
diretta a disciplinare l'utilizzo del CSS nei cementifici, a promuovere un
approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissioni parlamentari
competenti», con le parole: «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di
promuovere un approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissioni
parlamentari competenti».
PRESIDENTE.
Passiamo dunque alla votazione.
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE).
Signor Presidente, gentili colleghi, signor Sottosegretario, a nome del Gruppo
Per le Autonomie-PSI-MAIE esprimo voto favorevole alla mozione n. 135 (testo
2), che vede come primo firmatario il collega Morgoni e che io stesso ho sottofirmato.
Mi associo peraltro alle parole pronunciate dal signor Sottosegretario a
proposito dei documenti che sono stati presentati. Il nostro è un documento che
considero molto più equilibrato e costruttivo rispetto a quelli presentati da
altre forze politiche e sui quali esprimo voto contrario, anche perché non
condivido i toni allarmistici che sono stati usati in quest'Aula.
Il tema
affrontato è certamente delicato, ma va comunque preso in considerazione sulla
base dei dati scientifici in nostro possesso, ma anche tenendo conto della
drammatica situazione che vive l'Italia nel campo dello smaltimento dei rifiuti
e che il Sottosegretario ha appena evidenziato. Credo che non fare nulla, per
poi lasciare il problema alle discariche di Roma e trovarci nella situazione
attuale non sia assolutamente un buon comportamento. Ritengo che il problema
vada affrontato e, secondo noi, la produzione di combustibile solido secondario
diventa a questo punto necessaria per evitare ulteriori conferimenti in
discarica.
Inoltre,
le emissioni conseguenti ai trattamenti nei cementifici offrono più garanzie
rispetto a quelle di un inceneritore, perché i limiti sulle emissioni imposti
ai cementifici sono più restrittivi rispetto a quelli imposti agli impianti di
incenerimento, le temperature sono più alte e i tempi sono più lunghi e dunque
ciò garantisce un più completo incenerimento dei rifiuti e quindi emissioni
«più pulite». In buona sostanza, un cementificio dà quindi maggiori garanzie
rispetto a un inceneritore.
Quindi,
a nostro parere, va riconfermata la linea adottata dal precedente Governo, ma
prevedendo cautele molto specifiche, un monitoraggio costante e precise
precauzioni, che sono tutte contenute ed elencate in maniera rigorosa e precisa
all'interno del documento che io stesso ho sottofirmato e che ci dà, come già
detto, tutte le garanzie necessarie.
Inoltre,
l'utilizzo dei cementifici per la produzione di combustibile solido dà una
boccata d'ossigeno a un settore che sta vivendo, per lo stato dell'edilizia,
una pesante crisi. Anche in Provincia di Trento, si è deciso che il
cementificio di Sarche possa utilizzare i fanghi residui dei depuratori per
l'alimentazione energetica degli stessi impianti: ciò permetterà di evitare
l'uso di pet coke,
attualmente utilizzato, che è un combustibile molto più sporco. In tal modo si
eviteranno trasporti inutili, si recupereranno fanghi residui e soprattutto
avremo emissioni più pulite. Questa operazione peraltro consentirà al
cementificio, che non diventa assolutamente un inceneritore (perché gli
inceneritori trattano tutt'altro tipo di rifiuti) di ridurre i costi energetici
e quindi garantire gli attuali livelli produttivi e occupazionali.
Dichiariamo
quindi il voto favorevole alla mozione n. 135 (testo 2), che io stesso ho
sottofirmato, e voto contrario alle altre, salvo quella per cui il
Sottosegretario ha proposto un testo mediato.
Corte
costituzionale, composizione
PRESIDENTE. Prima
di proseguire nelle dichiarazioni di voto, vorrei dare una comunicazione
all'Assemblea.
Onorevoli
colleghi, il Presidente della Repubblica mi ha comunicato di avere nominato,
con decreto in data odierna, controfirmato dal Presidente del Consiglio dei
ministri, il professor Giuliano Amato giudice della Corte costituzionale. (Applausi).
Ripresa
della discussione delle mozioni nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2)
e 141(ore 11,50)
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
CERVELLINI (Misto-SEL). Signor Presidente,
senatrici e senatori, non vi nascondiamo una forte preoccupazione. Abbiamo
assistito, non solo in questa discussione, ma anche nei giorni scorsi, ad un
quadro di assoluta inadeguatezza rispetto alla dimensione del problema. Sul
piano ambientale e delle condizioni di vita e di salute nel nostro Paese, dobbiamo
sapere che non è allarmismo quello che sto e che stiamo facendo nella
discussione di oggi. Abbiamo intere, importanti e strategiche aree del nostro
Paese a rischio di crac ambientale. Quando dico questo, dico una cosa semplice
e drammatica. Noi leggiamo di cose tipo il livello irrespirabile dell'aria o
l'impossibilità di bere l'acqua persino dagli acquedotti, perché con
percentuali di inquinamento e di veleni tali da determinare la morte per gli
esseri umani e per gli esseri viventi. Noi abbiamo aree strategiche del nostro
Paese già entrate dentro questo cono d'ombra.
Nell'illustrare
il voto a favore della mozione presentata da noi e a favore della mozione
presentata dai senatori e dalle senatrici del Movimento 5 Stelle, io dico una
cosa: attenzione, fermiamoci, perché le motivazioni presentate dal Governo,
ascoltate con grande attenzione, hanno rappresentato un ulteriore elemento di
preoccupazione, perché si investe su questa pratica di portare a bruciare
milioni di tonnellate di qualcosa di cui spesso in Italia (non stiamo parlando
di chissà quale altro Paese) nessuno è in grado di dire la composizione e gli
effetti sulle emissioni. Questa è la situazione del nostro Paese, questa è la
situazione che c'è a Roma e nella Provincia di Roma, questa è la situazione che
c'è nell'area della valle del Sacco, epicentro Colleferro, con cementificio,
con termovalorizzatore, con incidenti che si sono già determinati. Quindi non
stiamo parlando di quello che potrà accadere, ma stiamo parlando di qualcosa
che è alle soglie del crac ambientale.
Abbiamo
già pagato milioni di euro per le infrazioni che ovviamente l'Europa ci impone.
Allora noi dobbiamo rovesciare questa piramide. È evidente che è un discorso
diverso quando si affronta l'esempio di alcuni Paesi virtuosi, europei e non,
in cui alla fine della filiera c'è un prodotto che è assolutamente
individuabile. Ma oggi noi abbiamo cementifici che invece possono, in virtù
della legge, essere molto più liberi e quindi bruciare, perché ritenuti appunto
un'attività industriale meno sottoposta a controlli rispetto a quello che
assolutamente dovrebbe essere per quanto riguarda i rifiuti secondari.
Io
credo che, in questo senso, si debba fare attenzione, perché, se noi vogliamo
muoverci nel costruire un circuito virtuoso, bisogna capire prima cosa mettere
alla testa della piramide e poi si arriverà a valutare il percorso finale. Noi
abbiamo ormai situazioni come Malagrotta, per restare nell'ambito del Lazio; ma
ci sono anche le altre cose che sono state illustrate e che non sono date come
elemento di allarmismo, dove abbiamo già squadernati, purtroppo, quelli che
sono i danni, in alcuni casi irreparabili. Serviranno poi centinaia di anni per
rimettere in condizione quei territori e per ridare alle popolazioni condizioni
civili di vita all'interno di quei territori vasti.
Ecco,
cerchiamo di saperci fermare prima, cambiando però il taglio delle nostre
iniziative, il percorso e le prospettive.
Questo
non lo vediamo nelle altre mozioni, solo in quelle per cui ho detto voteremo a
favore e cioè quella presentata dal Gruppo Misto-SEL e quella presentata dal
Movimento 5 Stelle. (Applausi
dai Gruppi Gruppo Misto-SEL e
M5S).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
ARRIGONI (LN-Aut). Signor Presidente, le
mozioni presentate dai Gruppi SEL e M5S sono contrarie a priori alla pratica di
bruciare i rifiuti ed alla realizzazione delle relative infrastrutture,
indipendentemente che si tratti di inceneritori, termovalorizzatori o
cementifici e a prescindere dalla possibilità della riduzione delle emissioni e
dalla garanzia che occorre assicurare per i cittadini circa l'adozione delle
migliori tecniche sostenibili e l'effettuazione di severi controlli,
indipendentemente dal fatto che tale pratica possa essere effettuata a seguito
di un processo di gestione del ciclo dei rifiuti che comunque preveda la
raccolta differenziata e il recupero delle materie potenzialmente recuperabili.
C'è da
dire che tutte e tre le mozioni, anche quella presentata dalla maggioranza, non
fanno distinzione tra l'utilizzo del CSS, che è in pratica da diversi anni, e
quello del CSS-Combustibile disciplinato dal decreto ministeriale n. 22 del
2013. Tutte e tre le mozioni non tengono conto che i cementifici già oggi sono
tutti autorizzati a bruciare rifiuti, previa AIA regionale: bruciano farine
animali, pneumatici fuori uso e rifiuti in genere e sono pagati per farlo.
Bruciano anche CSS che già esiste sul mercato.
In
Italia, Germania, Austria, Finlandia e Regno Unito l'utilizzo industriale del
CSS e di prodotti analoghi a fini energetici costituisce una pratica
industriale consolidata.
L'inserimento
di limiti a garanzia della qualità del CSS e per il controllo delle emissioni
operato dal decreto ministeriale non modifica in realtà la situazione attuale,
anzi potrebbe introdurre elementi di qualità che però vorremmo verificare
attraverso un opportuna discussione, che chiediamo nel dispositivo della nostra
mozione.
La
nostra mozione si distingue dalle altre anche per alcuni paletti che intende
inserire nel dibattito sulla possibilità di bruciare CSS o CSS-Combustibile nei
cementifici, riconoscendo che si tratta di una situazione complessa su cui è
necessario fare chiarezza e che richiede un approfondito esame da parte del
Governo da subito ed anche del Parlamento, che deve coinvolgere il mondo
economico e gli enti territoriali interessati.
Ricordo
che in pareggio del potere calorifico del carbone occorrono 1,8 chilogrammi di
CSS per ciascun chilogrammo di carbone. Pertanto, c'è senz'altro un incremento
del traffico indotto dal trasporto dei materiali, che aumenta dell'80 per cento
e presuppone una diversa organizzazione del trasporto per non creare impatti
insostenibili dalle realtà territoriali locali.
Tali
aspetti devono essere considerati nell'ambito delle autorizzazioni degli
impianti da parte delle Regioni.
Inoltre,
c'è da tenere conto del fatto che, come evidenziato nella nostra mozione, le
Regioni e gli enti locali del Nord hanno raggiunto un'autosufficienza nella
gestione differenziata dei propri rifiuti, privilegiando il criterio della
prossimità ai fini del recupero e dello smaltimento, che permette alle
amministrazioni di ridurre i costi aggiuntivi di trasporto ed evita ai
cittadini di prestare il proprio territorio per smaltire i rifiuti di altri
territori. Secondo i nostri principi, occorre individuare alcune restrizioni
per la circolazione in altre Regioni del CSS proveniente da rifiuti urbani,
garantendo comunque il criterio di prossimità e attuando stringenti controlli
affinché gli impianti di trasformazione dei rifiuti urbani in CSS siano
comunque situati all'interno di ciascuna Regione dove vengono prodotti i
rifiuti.
La
trasformazione dei rifiuti in CSS non deve diventare la scusa per permettere il
trasferimento dei rifiuti urbani al di fuori del territorio regionale.
I
cittadini devono essere adeguatamente informati a monte, e non a valle, di
decisioni importanti come quelle prese dal decreto; e devono essere informati
su ciò che succede nel proprio territorio e sui progetti che le Regioni e i
singoli cementifici intendono mettere in atto per l'utilizzo di combustibili
alternativi e di quelli di provenienza fossile.
Purtroppo,
in tema di controlli esistono marcate differenze fra le varie realtà
territoriali del Paese. Quindi, una rete di controlli carenti, spesso con il
compiacimento delle amministrazioni locali, può rendere il sistema labile,
permettendo l'inserimento della criminalità organizzata nel ciclo della
gestione dei rifiuti. Occorre pertanto rafforzare il sistema dei controlli su
tutto il territorio nazionale, sia attraverso una rete di monitoraggio
ambientale delle emissioni inquinanti dei cementifici, sia attraverso verifiche
e accertamenti sul processo di formazione e gestione dei CSS utilizzati in tali
impianti.
La
possibilità di bruciare CSS o CSS combustibile nei cementifici si presenta
pertanto come una situazione molto complessa, della quale le comunità dei
territori che vivono intorno ai cementifici sono molto preoccupate. Pertanto,
noi richiediamo un approfondito esame da parte del Governo e del Parlamento,
che deve coinvolgere anche il mondo economico e gli enti territoriali
interessati.
La
nostra mozione attesta comunque un approccio pragmatico al tema, come è
caratteristica degli amministratori della Lega Nord, i quali, come ho detto
nell'illustrazione della mozione, nel corso degli anni trascorsi come
amministratori locali, hanno contributo a realizzare delle eccellenti pratiche
della gestione del ciclo rifiuti. La nostra mozione, quindi, va in questa
direzione.
Pertanto,
il Gruppo della Lega Nord ritiene importante, prima di qualsiasi azione diretta
a disciplinare l'utilizzo del CSS, promuovere un approfondito dibattito sulla
materia da parte delle Commissione parlamentari competenti. Quindi, respingiamo
la proposta del Governo che ci chiede di eliminare questa parte perentoria di
promozione del dibattito prima dell'utilizzo dei cementifici, perché noi non ci
accontentiamo che il Governo valuti l'opportunità di fare questi
approfondimenti. Come Gruppo della Lega Nord, riteniamo che questi
approfondimenti debbano essere fatti a monte. (Applausi
dal Gruppo LN-Aut).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
DALLA
ZUANNA (SCpI). Signor
Presidente, le mozioni in oggetto nascono in risposta al decreto emanato lo
scorso febbraio dall'allora ministro dell'ambiente, Corrado Clini, per
utilizzare i rifiuti solidi urbani per alimentare i forni di cottura del clinker, cioè la componente
principale del cemento.
Tale provvedimento
è stato emanato in attuazione e coerentemente con le disposizioni europee in
materia. È una soluzione che si rifà al principio dell'«end of waste»,
ossia alla cessazione della qualifica di rifiuto prevista dall'articolo 6 della
direttiva europea sui rifiuti del 2008, e allo scopo di alleggerire il problema
dello smaltimento dell'immondizia, anche scippandolo al circuito della malavita
organizzata.
La
sostituzione dei combustibili tradizionali con i combustibili alternativi è
fortemente avversata da alcuni ambientalisti, per i quali la combustione di
rifiuti nei cementifici comporta una variazione della tipologia emissiva di
quegli impianti, in particolare di diossine e metalli pesanti. È bene chiarire
che non si tratta delle famose ecoballe, né tanto meno di rifiuti presi tali e
quali dalle strade, ma di combustibili ottenuti da un trattamento industriale
complesso e regolamentato da specifiche norme di legge.
L'impiego
dei CSS nei cementifici è pratica largamente diffusa in tutto il mondo avanzato,
con in testa l'Europa, che l'ha persino dichiarata una delle migliori tecniche
disponibili. Così in Olanda, Germania, Francia e Austria (e non credo che
questi siano Paesi che non hanno a cuore dei loro cittadini), i CSS
costituiscono gran parte del combustibile utilizzato nei forni da cemento.
Quelli citati sono peraltro tutti Paesi dove la raccolta differenziata è a
livelli molto più elevata che in Italia (in Germania, ad esempio, è al 50 per
cento).
Ciò
dimostra come riciclo e recupero non siano in contraddizione. In Germania,
Olanda e Austria bruciano nei cementifici rifiuti di Napoli trasformati in CSS.
In
Italia, la domanda di CSS è a tutt'oggi bloccata per la complessità degli iter burocratici a causa del mancato
consenso sociale. Quando si parla di bruciare scatta immediata la rivolta. Si
tratta di sei milioni di tonnellate di rifiuti che potrebbero essere assorbite
dall'industria; oggi siamo fermi a 600.000 tonnellate. Perché in Italia siamo
fermi all'otto per cento nonostante gli immensi problemi di gestione dei
rifiuti che hanno i nostri Comuni? Evidentemente molti nel nostro Paese hanno
interesse a continuare nel ricorso alle discariche, sprezzanti delle varie
infrazioni che la UE ha comminato all'Italia in materia o nella costruzione di
nuovi inceneritori, incuranti delle inevitabili proteste della popolazione. Nel
frattempo i nostri concorrenti europei utilizzano i rifiuti spediti a caro
prezzo nel nostro Paese e li trasformano in CSS per impiegarli nei loro
processi industriali.
Quanto
alla formazione delle diossine, questa dipende dalla presenza di cloro e della
temperature di combustione. Nei cementifici la presenza di cloro nei forni è
minima sia per questioni di processo, sia per rispetto della qualità del
prodotto finale. Dunque, non solo non c'è nessun danno per la salute, ma la
produzione e l'utilizzo dei CSS contribuisce a minimizzare il ricorso alle
discariche, ridurrebbe la tassa sullo smaltimento dei rifiuti di circa il 14
per cento, secondo alcune stime. Secondo uno studio di Nomisma, il risparmio
per le amministrazioni locali e, quindi, per le tasche dei cittadini nelle
quali mi pare che molti non vogliano metterci le mani sarebbe di circa 210 euro
per ogni tonnellata di rifiuti. La stessa Legambiente ammette che bruciare CSS
nei cementifici non peggiora le emissioni inquinanti e, anzi, impone limiti di
legge più restrittivi e, quindi, l'utilizzo di migliori tecnologie di
abbattimento.
Come
sostiene Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, bruciare CSS nei
cementifici li rende più controllati, li obbliga a monitorare alcuni
inquinanti, come le diossine, che la legge non impone di controllare quando
bruciano altre schifezze come il petcoke (carbone derivato dalla distillazione
dal petrolio) o il polverino di carbone, ben peggiore del CSS. Queste sono le
cose che bruciano adesso nei nostri cementifici. Secondo l'ambientalista, a
parità di risultati, bruciare CSS in un cementificio è meglio che in un
inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2, fermo restando
che i cementifici producono emissioni a prescindere e inquinano di per sé e dal
punto di vista della salute sono comunque un problema. Questa è la citazione.
Le
mozioni di SEL e del Movimento Cinque Stelle sono basate su ingiustificati
allarmismi, nel presupposto errato che pratiche industriali applicate
ordinariamente in altri Paesi siano nocive per la salute. Pertanto, annuncio il
voto contrario del nostro Gruppo su questo. La mozione firmata anche in
Commissione ambiente dagli esponenti di Scelta Civica impegna il Governo a
trovare il giusto equilibrio tra difesa dell'ambiente, produzione industriale e
smaltimento dei rifiuti. Dà, a nostro avviso, il giusto peso alla protezione
della salute delle popolazioni che si trovano a vivere nei pressi dei
cementifici perché condiziona lo smaltimento dei CSS nei cementifici al
rispetto di precisi parametri e controlli ambientali. Allo stesso tempo va
nella direzione di ridurre il vantaggio competitivo che oggi hanno i produttori
di cemento stranieri per il fatto di poter utilizzare CSS, che potrebbe
alleviare i costi dei Comuni e, quindi, dei cittadini per lo smaltimento dei
rifiuti. Ancora una volta, come già per la questione dell'Ilva di Taranto, è
necessario trovare un compromesso alto tra sviluppo economico, rispetto dell'ambiente
e difesa della salute pubblica. (Applausi
dal Gruppo SCpI e del senatoreSangalli).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
NUGNES (M5S). Signor Presidente, ha
ragione il collega Arrigoni a dire che noi siamo contrari all'incenerimento.
Questa non è una posizione ideologica; noi siamo contrari all'incenerimento
dopo almeno sette anni di studi e audizioni prima come cittadini semplici e
adesso anche come istituzione. Abbiamo ascoltato sul CSS i medici per
l'ambiente. I dati riportati non sono ideologici, ma certi e accurati di studi
scientifici. Mi dispiace avere più tempo dei miei colleghi medici che avevano
molto da dire e l'hanno dovuto fare in fretta, ma con l'incenerimento dei
rifiuti abbiamo chiaramente una materia eterogenea e difficilmente
controllabile.
Quindi,
abbiamo un incremento di 4,21 milligrammi di emissioni di mercurio, di 4,21
milligrammi di quelle di piombo ed un aumento delle nanoparticelle. Infatti, ci
hanno spiegato che con l'aumento del calore le particelle PM10 (che sono quelle
dell'inquinamento) si disgregano, perdono massa e diventano fino a 1.000 o
anche a 2.000 volte più piccole; quando si raffreddano, a differenza delle
diossine che tendono a riaggregarsi, per mancanza di massa non hanno la
capacità di riaggregarsi e quindi restano polveri sottili, che arrivano nei
feti. Ho visto le fotografie che il collega Gaetti ha prodotto nei suoi studi e
vi invito ad effettuare una ricerca perché questa non è ideologia. Invito tutti
voi, che avete una responsabilità enorme, ad approfondire tali studi perché è
gravissimo quanto ci accingiamo a fare.
Eppure,
tutto ciò è stato evidenziato, ma io non vi voglio sollevare dall'ascoltarlo di
nuovo.
Allo
stesso modo, è già stato sottolineato che veniamo meno alle direttive europee
per la produzione di nanopolveri ed infatti più volte siamo stati ripresi
dall'Unione europea. Anche per quanto riguarda la gerarchia dei rifiuti, è
stata citata l'ultima relazione europea del maggio 2012, là dove si afferma che
la gerarchia dei rifiuti va assolutamente rispettata e che - questo è il vero
nodo della faccenda - dal 2020 bruciare i rifiuti recuperabili sarà vietato
dall'Unione europea. Allora, noi cosa facciamo? A mio parere, questo è il
punto, questo è il nodo focale. Semplicemente noi non li chiamiamo più rifiuti!
Nel
passaggio dalla precedente legislatura a quella attuale, si è venuto a verificare
un abuso - perché di questo si tratta - non formale ma sostanziale. Infatti,
l'11 febbraio 2013 l'VIII Commissione della Camera dei deputati ha bocciato il
cosiddetto decreto Clini, ma soltanto tre giorni dopo, il 14 febbraio, è stato
pubblicato il decreto ministeriale. È lecito, ma quante cose lecite sono
ingiuste? Era già pronto nel cassetto! Anche questo è stato evidenziato, ma io
vi voglio fare ragionare. Perché è stata fatta questa forzatura? Perché vi era
così tanta fretta? È stato un rinnovo del depauperamento del Parlamento, per un
Governo dimissionario, che stava andando via e che doveva occuparsi solo
dell'ordinario. Era un'esigenza di fare la cosa giusta o piuttosto vi erano le
fortissime pressioni lobbistiche dei produttori di cemento? (Applausi dal Gruppo M5S e del
senatore Cervellini). Come è
possibile non rispettare il parere dell'VIII Commissione della Camera? È stata
una decisione assunta con coscienza (bisogna leggere le motivazioni del
rifiuto).
Allora,
ciò è accaduto, ma con quella forzatura si è stabilito che il CSS non è più un
rifiuto. In questo intravedo almeno tre punti gravissimi. Innanzi tutto, a
differenza di quanto evidenziato dal collega Dalla Zuanna, non è vero che vi
sono accurati procedimenti per trasformare il rifiuto in CSS secondo l'articolo
184-ter del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Non è vero perché nel recepimento della
direttiva europea la legge italiana prevede che basta fare un'accurata
selezione manuale.
Questo
significa trasformare un rifiuto in un sottoprodotto? A mio parere, non è così.
Infatti, è stato anche detto che non abbiamo impianti tali per trattare il
rifiuto e trasformarlo in CSS, come è successo in Campania con il CDR. Ciò
genera gravissimi problemi. Basta però fare - appunto - un'accurata selezione
manuale. Peraltro, la certificazione del CSS viene rilasciata dallo stesso
produttore. Che garanzie abbiamo di cosa stiamo mettendo sul mercato,
eliminando la denominazione di rifiuto?
Cosa
significa togliere la denominazione di rifiuto? Innanzi tutto, nel 2020, quando
l'Unione europea ci dirà che non possiamo più bruciare rifiuti recuperabili,
noi potremo rispondere «tieni!». Non faccio il gesto adeguato (studio da Di
Battista, ma non sono Di Battista).
Potremmo
dire all'Europa che il CSS non è un rifiuto. Quindi, vai! Brucialo! (Applausi dal Gruppo M5S).
Il
rifiuto, poi, può circolare liberamente. Oggi il rifiuto è sottoposto a delle
regole stabilite da leggi, per cui non può circolare regolarmente. Con questa
forzatura, invece, il CSS può circolare liberamente in tutto il territorio.
Inoltre,
l'articolo 184-ter del
decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce alcune condizioni in base alle
quali il prodotto proveniente da rifiuto, da una lavorazione, può cessare di
essere denominato «rifiuto»: deve scaturire da un'attenta lavorazione (e questo
non c'è), deve avere un mercato (e questo ci sta, perché il mercato l'abbiamo),
deve essere oggetto di scopi specifici (e anche questo c'è, perché dobbiamo
utilizzarlo al posto del combustibile). Lo stesso articolo, però, alla lettera d) del comma 1, stabilisce anche che
«l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto non porterà a impatti complessivi
negativi sull'ambiente o sulla salute umana». Questo non ci sta. Quindi, a mio
parere, il CSS non può rientrare tra i materiali postconsumo per cui cessa la
qualifica di rifiuto. È un rifiuto. Tra l'altro, è un rifiuto solido urbano
commisto a rifiuti speciali e bruciato in impianti impattanti, di categoria 1,
che sono nocivi per la salute.
Ma noi
non diciamo che bruciare olio o carbone nei cementifici non sia un problema. È
un problema. Bruciare i rifiuti, però, è un problema maggiore, non solo perché
il prodotto che si brucia è eterogeneo e difficilmente controllabile, ma anche
perché si brucia una materia che si deve recuperare.
Il
problema della termodinamica, cui ha fatto riferimento il mio collega Martelli,
è un dato reale. Quanta energia è necessaria per produrre un materiale che poi
non vogliamo recuperare e, invece, lo bruciamo sostenendo che produciamo calore?
Dobbiamo
spostare l'attenzione in tema di problema energetico. Altre volte mi sono
trovata a dirlo in quest'Aula, altre volte l'hanno detto i miei colleghi:
dobbiamo elaborare un piano energetico nazionale di diversa impostazione.
Invece noi stiamo continuando con gli idrocarburi, con le perforazioni. Abbiamo
audito i rappresentanti di ENI che hanno contraddetto tutto ciò che era stato
affermato nelle audizioni precedenti. Abbiamo il problema dei rifiuti che
invece di recuperare veramente, come materia prima e seconda, vogliamo
bruciarli.
Noi
stiamo soltanto addivenendo agli interessi di particolari lobby, quando l'interesse delle
popolazione è altro! (Applausi
dal Gruppo M5S). È altro e va rispettato! Basta!
Questo
non è un mondo lineare infinito che possiamo consumare senza limiti. Questo è
un mondo circolare: quello che prendiamo dobbiamo reimmetterlo nel circolo. È
un mondo circolare. (Applausi
dai Gruppi M5S e Misto-SEL).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
PICCOLI (PdL). Signor Presidente,
colleghi, signor Sottosegretario, il nostro Gruppo voterà convintamente a
favore della mozione presentata dalla maggioranza, a prima firma del senatore
Morgoni. Essa propone un articolato insieme di indicazioni relative al
potenziale utilizzo del combustibile solido secondario in alcune specifiche
tipologie di impianti industriali, nella fattispecie i cementifici.
Il
documento si pone quale espressione di una prima fase di indirizzo orientata a
rispondere con iniziative concrete (vorrei dire "del fare") a
problematiche complesse in materia ambientale e di tutela della salute che
richiedono urgenti interventi ad integrazione delle politiche sino ad oggi
attivate, alla luce del crescente aumento della produzione dei rifiuti e della
ricerca di nuove soluzioni, alla luce, inoltre, della necessità di fornire in
tutte le fasi di attuazione chiare indicazioni alle comunità locali più
prossime agli impianti.
Data la
vastità della materia è possibile soffermarsi solo su qualche punto.
Il
primo punto è il seguente. In particolare, la mozione richiede al Governo una
serie di azioni le quali, se lette in maniera isolata, possono sembrare
scontate ma per le quali, al contrario, si richiede una analisi d'insieme,
finalizzata ad evidenziarne la significatività metodologica e la potenzialità
di sistema. Mi spiego. Ciò che nel complesso la mozione richiede con forza e
immediatezza è una attività di comparazione con esperienze in essere, di
attenta analisi e di approfondimento tecnico-scientifico sugli effetti di
ciascuna azione, senza che preconcetti, conclusioni affrettate e carenza di
verifiche dichiarino a priori la percorribilità o meno di una
soluzione.
Il
secondo punto che mi pare opportuno evidenziare è il seguente. Va ricordato che
il riutilizzo ai fini energetici e produttivi del combustile solido secondario
è già stato oggetto di apposita disciplina, in particolare - come previsto dal
decreto ministeriale n. 22 del 2013 - per quanto concerne le attività di
controllo.
Allo
stesso modo, esiti di approfondimenti scientifici sperimentali hanno consentito
di rilevare un miglioramento dell'impatto emissivo delle combustioni praticate
nei cementifici allorquando si è fatto ricorso al CSS in co-combustione.
Tuttavia, si pongono quesiti cui rispondere in dettaglio in merito al connubio
tecnologia, salute umana e ambiente.
In
terzo luogo, ferma restando, dunque, una costante attività di ricerca tecnica
che consenta di aggiornare le condizioni tecnologiche ed operative alle quali
attenersi scrupolosamente, per permettere l'utilizzo del CSS negli impianti
industriali, si propongono al Governo iniziative collegate strettamente con il
concetto di trasparenza nell'applicazione di processi industriali. Proprio al
fine di far convivere il pragmatismo delle iniziative con la tutela della
salute dei cittadini e la compatibilità con l'ambiente, si prefigura un sistema
nel quale l'utilizzo del combustibile solido secondario sia oggetto di
monitoraggio ed informazione costante.
Oltre
alla previsione di norme specifiche per il completo rispetto delle disposizioni
comunitarie e alla costituzione di appositi organismi di controllo, si pone in
evidenza l'importanza di imporre l'attivazione di un sistema - come già detto
in altri interventi - di permanente monitoraggio ambientale, con l'obbligo di
pubblicazione on line dei risultati via via raccolti. In tal
modo si avvia un sistema di confronto chiaro e dinamico con il territorio ove
gli impianti sono collocati.
Tra
l'altro, va detto che questo schema di controllo degli effluenti e di
monitoraggio e comunicazione delle condizioni di esercizio può essere garantito
con efficaci ed affidabili sistemi di rilevazione degli indicatori generali e
puntuali, a fronte di costi ridotti.
E'
evidente poi come un sistema di autorizzazioni all'esercizio, strutturato sulla
base di elementi di chiarezza ed attrezzato per fornire continue informazioni,
rappresenta uno strumento di maggiore garanzia per il buon esito degli
investimenti troppo spesso soggetti, nel nostro Paese, a continue incertezze -
vorrei dire incertezze fino all'ultimo bullone con una battuta - con la
dannosissima conseguenza di scoraggiare gli investitori.
Il
quarto punto da evidenziare è il seguente. Si tratta, dunque, di condividere un
metodo che successivamente porti alla costruzione di un modello attuativo di
maggiore garanzia rispetto alle politiche sin qui seguite. Va da sé che un tale
passo richiede altresì di ricercare con costanza ed obiettività gli strumenti
che dimostreranno il maggior grado di adeguatezza a tutte le problematiche
sottese. La mozione fornisce in tal senso un insieme di indicazioni
metodologiche molto puntuali (ben 12 punti) che richiedono una forte garanzia
di serietà dell'approccio. Tra questi vi è l'impegno di aggiornare ad esito
dell'iter suggerito la
normativa di settore.
In
quinto luogo, si reputa opportuno richiamare la confortante esperienza -
anch'essa citata dalla mozione e in altri interventi - di altre Nazioni
europee, in alcune delle quali il riutilizzo dei rifiuti nei cementifici è una
pratica largamente diffusa, collaudata, ritenuta vantaggiosa per l'ambiente se
raffrontata con l'uso di combustibili fossili e con pratiche di elevata
compatibilità.
Le
tecnologie applicate hanno consentito di far riconoscere a livello europeo la
combustione dei CSS come la miglior pratica disponibile con tassi di
sostituzione termica dei combustibili fossili in costante crescita.
Nel
2011, come indica la mozione, tale valore era pari al 98 per cento in Olanda,
al 61 per cento in Germania, al 45 per cento in Austria e Polonia, al 30 per
cento in Francia. Valori che si commentano da soli.
Nel
complesso le azioni di analisi, informazione e monitoraggio sono dunque chieste
al Governo da subito, affinché la pratica dell'utilizzo dei combustibili solidi
secondari diventi eventualmente efficacemente operativa e vorrei dire
serenamente applicabile anche nel nostro Paese, inserendosi tra le buone
pratiche volte a garantire una soluzione a lungo termine nel trattamento dei
rifiuti o di una porzione di essi attraverso, sia chiaro, la predisposizione di
linee guida specifiche cui attenersi con scrupolo.
Molti
altri punti potrebbero essere evidenziati a supporto dei contenuti della
mozione. Ciò che maggiormente merita un'ultima sottolineatura è la necessità di
implementare - va ribadito - una nuova impostazione metodologica rispetto al
problema di cui si sta trattando.
In
conclusione, le scelte di azione o di non-azione non dovrebbero essere frutto
di sentimenti ideologici, ma richiedere approfondimenti senza pregiudizi
rivolti ad una totale trasparenza dei risultati scientifici acquisiti a
vantaggio dei cittadini, delle imprese e per il futuro stesso del nostro Paese.(Applausi
dal Gruppo (PdL).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
MANASSERO (PD). Signor Presidente,
senatrici e senatori, il problema dei rifiuti e del loro smaltimento è uno di
quei temi la cui risoluzione sarà strategica per il futuro del nostro ambiente
ed anche, penso, per la svolta economica dello stesso.
La
situazione è complessa ed io invito tutti ad affrontare con l'ottimismo della
buona volontà alcuni blocchi ideologici impegnandoci a mettere in campo tutte
le energie derivanti dalle nostre preoccupazioni per intervenire laddove la norma
ce lo permette per migliorare e focalizzare la nostra attenzione soprattutto
sui temi della salvaguardia della salute e della tutela dell'ambiente.
La
discussione in Aula è stata approfondita e puntuale. Registro i quattro punti
che su questo problema ci vedono preoccupati e coinvolti. La produzione del
rifiuto è ancora troppo elevata ed è caratterizzata da una crescita che è in
controtendenza rispetto ai dati dell'Unione europea a 27. Il fenomeno dello
smaltimento illegale dei rifiuti industriali, ma direi anche della gestione
delle discariche e della gestione della raccolta dei rifiuti è ancora troppo
oggetto di attenzione delle ecomafie e del malaffare. Il Paese deve fare delle
scelte illuminate, finalizzate alla riduzione del rifiuto, allo smaltimento/
utilizzo del medesimo e questo deve essere fatto al meglio, alla lotta al
malaffare che attorno al sistema dei rifiuti lavora e si sviluppa.
Il
rispetto per l'ambiente, l'aria, l'acqua e il suolo e, soprattutto, della
salute dei cittadini con proposte e strumenti tali da dare risposte valide alle
legittime preoccupazioni dei cittadini per la loro salute e anche degli
operatori che sul mercato devono operare.
Nonostante
un movimento di forte sensibilizzazione e di coinvolgimento delle famiglie, dei
comparti produttivi e del commercio, la produzione del rifiuto non tende a
calare. Risparmio all'Assemblea, che è attenta e informata, i dati relativi
alla produzione del rifiuto del nostro Paese in rapporto a quelli europei. Ma
mentre l'Europa, grazie alle attività che nell'ultimo quinquennio hanno teso al
consolidamento e all'attuazione delle politiche e delle normative comunitarie
volte alla riduzione dei rifiuti destinati alla discarica e, in particolare,
dei rifiuti biodegradabili, ha dato buon frutto, in quanto s'è registrata una
riduzione importante nella produzione del medesimo, il nostro Paese, in
controtendenza, vede (sono dati ISPRA) nel 2010 un aumento dell'1,1 rispetto al
2009, con una produzione di 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Quello
che ci preoccupa di più però è che, sempre sulla base dei dati ISPRA, più del
50 per cento di questi rifiuti continua a essere smaltito in discarica.
Abbiamo
quindi bisogno di una politica che parta da subito con una visione lungimirante
e complessiva su questa materia, che vada a definire soluzioni integrate,
mirate innanzitutto al raggiungimento degli obiettivi europei (in quanto
abbiamo visto che hanno dimostrato la loro efficacia sui dati di report) e soprattutto in linea
con quella che è definita la gerarchia delle attività, cioè innanzitutto la
prevenzione, il trattamento per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero
(tuttavia, quando parliamo di recupero dobbiamo anche sottintendere che è
previsto il recupero energetico; questo non lo possiamo dimenticare) ed infine
(in ultimo e soltanto in ultimo) la loro destinazione tombale attraverso il
loro smaltimento in discarica o nell'inceneritore.
Se
vogliamo prevenire l'utilizzo delle discariche e degli inceneritori per i
conseguenti rischi di inquinamento ambientale e sulla salute che preoccupano
tutti, fintantoché l'accesso a questi modi di smaltimento risulta troppo facile
e fintantoché non ci sono soluzioni alternative, dobbiamo pensare a misure
dissuasorie, quindi a una politica forte sul riciclaggio e sulla prevenzione.
Pertanto, a questo punto non possiamo dimenticare che il recupero ai fini della
produzione di energia è una delle vie attuabili. In questa fase di assenza di
altre strutture, non fare nulla o bloccare vuol dire favorire il continuo smaltimento
dei rifiuti in discarica o negli inceneritori.
Io
provengo da una Provincia della quale sono stata anche amministratrice, la
Provincia di Cuneo, che all'interno del ciclo integrato dei rifiuti, gestito
interamente dal pubblico, utilizza fino a ieri il CDR-Q e oggi il CSS
all'interno di un cementificio. Avere un cementificio all'interno di una valle
montana, in una Provincia totalmente montana e che quindi nelle sue montagne
vede la sua ricchezza, non è stato mai facile, né prima dell'utilizzo del CDR-Q
né oggi, perché i cementifici sono inquinanti a prescindere laddove utilizzano
combustibili fossili.
Pertanto,
il combustibile solido secondario che è prodotto da rifiuti, ma che non è
rifiuto generico (non è la soluzione del brucio tutto), deve rispettare quelle
caratteristiche di classificazione, di specificazione, individuate da norme
tecniche europee, leggi e regolamenti che definiscono puntualmente le
condizioni e i requisiti delle operazioni di trattamento e di specifiche
tipologie di prodotto che solo alla fine può definirsi CSS. Sempre riportando
l'esperienza personale, nella nostra azienda che produce CDR-Q c'è
un'attenzione massima a questi livelli di produzione puntualmente monitorata.
La
produzione e l'utilizzo del CSS si inseriscono quindi nelle diverse opzioni sul
processo dei rifiuti. Dai dati risulta migliorativo naturalmente rispetto alla
discarica o al ricorso tout
court all'inceneritore; non
dissuade le politiche in favore della raccolta differenziata perché si tratta
di lavorare a un prodotto diverso rispetto a vetro, plastica, carta, umido,
tutto quant'altro si può recuperare diversamente. L'utilizzo del CSS come
combustibile alternativo nei cementifici è definito a livello europeo come best available technique (BAT), perché favorisce la riduzione
di emissioni di gas serra, nonché di CO2prodotte dalle discariche. A
livello europeo - è stato ricordato prima dagli interventi - è ampiamente
utilizzato: si arriva al 98 per cento in Olanda e al 61 per cento in Germania.
Però,
quello che non possiamo fare è convincerci solamente dell'eventuale bontà di
questa pratica; riteniamo invece importante non sottovalutare oggi né mai le
preoccupazioni che esprimono le comunità locali prossime agli impianti che
utilizzano il CSS come combustibile nei cementifici e anche tutta la
cittadinanza, soprattutto per quanto riguarda il rischio di aumento delle
emissioni inquinanti, come diossina e mercurio, con conseguenze pesanti sui
livelli di tutela della salute, dell'ambiente, di aria, acqua e territorio nell'immediato
e in futuro.
Oggi -
ho in me questa speranza e questo ottimismo - possediamo la tecnologia
necessaria e le intelligenze per poterla migliorare, ovvero è ora che la
ricerca e lo sviluppo tecnologico vengano impegnati per raggiungere l'obiettivo
della massima sicurezza per la salute dei cittadini e per la salvaguardia
dell'ambiente. Questo resta per noi il principio guida.
L'articolato
del nostro provvedimento è molto dettagliato, per cui ricordo solo tre punti
fondamentali. Il primo è il seguente: la tutela della salute dei cittadini,
della salvaguardia ambientale, di acqua, aria e suolo, attraverso tutti gli
strumenti che abbiamo elencato, di monitoraggio puntuale sulle emissioni, di
trasparenza dei dati e di confronto con la cittadinanza, di coinvolgimento
degli enti locali e delle regioni, di preciso adeguamento alle normative e agli
standard europei.
Il
secondo punto è la revoca, da subito, di ogni atto che vada nella direzione di
convertire i cementifici in inceneritori. Vogliamo evitare che vengano avviate
attività imprenditoriali su questa filiera prima di avere il conforto delle
verifiche tecniche e del vaglio dei risultati, al fine di garantire la
sicurezza.
In
terzo luogo, occorre accelerare sul sistema dei controlli sia attraverso la
costituzione del comitato di vigilanza e controllo previsto dal decreto
ministriate n. 22 del 2013, che ha il compito di monitorare il processo della
produzione del CSS e del suo utilizzo, sia attraverso strumenti volti a creare
un moderno ed efficace sistema di controlli ambientali, più generalizzati e
volti all'insieme ambiente, utili a garantire i livelli di sicurezza e a dare
risposte sia ai cittadini che agli operatori del mercato.
Annuncio
pertanto il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico alla mozione. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE.
Ne prendo atto e le do la parola.
D'ANNA (PdL). Signor Presidente,
onorevoli colleghi, voterò contro la mozione della maggioranza non tanto perché
intendo entrare nella diatriba sulla salubrità del processo di
termoincenerimento dei rifiuti, quanto perché con questo provvedimento in
alcune zone della Campania si andrebbe a creare un effetto insostenibile. Noi
veniamo da una Regione nella quale, nella diatriba tra ciò che è ottimo e ciò
che è buono, abbiamo creato vent'anni di paralisi assoluta.
Continuiamo
a permetterci di esportare i nostri rifiuti in Olanda, con grande costo per il
Comune di Napoli e per la Regione. Abbiamo 8-9 milioni di balle di tal quale
che vengono incenerite nell'unico impianto che è stato costruito, ossia quello
di Acerra, prospiciente ai Comuni di Maddaloni e di San Felice a Cancello
(Provincia di Caserta), i quali, soprattutto il Comune di Maddaloni, ha ben due
cementifici. Se l'applicazione di tale norma portasse surrettiziamente ad
individuare i cementifici come il luogo per bruciare i rifiuti, avremmo risolto
a scapito delle popolazioni della Provincia di Caserta il problema della
localizzazione di termovalorizzatori attraverso l'uso dei cementifici, ed
avremmo creato nella città di Maddaloni un caso unico in tutto il mondo: un termovalorizzatore
(l'unico che esiste in Campania e che è collocato in Acerra) a quattro
chilometri in linea d'aria da Maddaloni, più due termovalorizzatori nei due
cementifici situati nel Comune.
Quindi
vi invito a tenere conto non di una generica possibilità di utilizzare la
termocombustione nei cementifici, ma anche a guardare delle situazioni che
sembrano localistiche, ma riguardano centinaia di migliaia di abitanti, che non
solo sono stati penalizzati dalla installazione dell'unico termovalorizzatore,
ma vedrebbero triplicati in quella zona, attraverso l'uso dei cementifici,
l'inquinamento dell'aria che in quella zona si andrebbe a causare.
Pertanto,
non posso che esprimere il mio voto contrario nei confronti di questa mozione. (Applausi del senatore Langella).
PRESIDENTE.
Ne prendo atto e le do la parola.
PEPE (M5S). Colleghi, ciò che vi
apprestate a votare è la condanna a morte del popolo italiano.(Commenti). Vi spiego il perché. Mi dovete
spiegare se questo combustibile che va a sostituire il pet-coke, come diceva il
signore di cui non capisco dove abbia acquisito le competenze nel settore, dal
momento che in effetti si brucia il BTZ, un combustibile di origine industriale
che conosco avendo lavorato in quel settore...
CALEO (PD). Colleghi senatori non
signori.
PEPE (M5S). Qui non si tratta di
migliorare la combustione del prodotto BTZ usato nei cementifici, come qualcuno
vuol far passare. Ciò che sta avvenendo è l'istituzionalizzazione dello
smaltimento dei rifiuti tossici, che in Italia già avviene. In Campania abbiamo
già 93 discariche piene di rifiuti tossici. Abbiamo migliaia di siti pieni di
rifiuti tossici. Vuoi vedere che proprio nei cementifici di botto si brucia
bene? Ma chi volete prendere per il culo? (Vivaci
commenti).
PRESIDENTE.
Senatore Pepe, la prego di usare termini adeguati al luogo in cui si trova.
PEPE (M5S). Avete ragione, dirò
"sedere". La questione...
PRESIDENTE.
Ha già concluso il suo intervento senatore Pepe.
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
GHEDINI
Rita (PD). Signor
Presidente, credo che i modi con cui il collega si è rivolto agli altri
senatori chiamandoli signori della competenza non qualificata siano
assolutamente inaccettabili. Non dico altro del turpiloquio, che credo non
possa essere accolto. (Applausi
dai Gruppi PD, PdL, SCpI, GAL, LN-Aut e Per le Autonomie (SVP, UV, PATT,
UPT)-PSI-MAIE ).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
SANTANGELO (M5S). Signor Presidente,
unendomi a quanto detto dalla collega Ghedini, gli insulti rivolti dai vostri
banchi, da voi, colleghi senatori, nei confronti del senatore Pepe sono
inaccettabili allo stesso modo. Anch'essi, quindi, vanno ripresi richiamando
all'ordine i senatori. Ognuno può esprimere il proprio parere e se questo è
passibile di una qualsiasi violazione del Regolamento a quello dobbiamo
attenerci, ma gli insulti mentre una persona parla non sono corretti.
PRESIDENTE.
Colleghi, qualsiasi senatore ha la possibilità di esprimere la propria opinione
e il proprio voto in maniera insindacabile. Risponderà poi di ciò che avviene
in quest'Aula sotto il profilo delle offese alla dignità dell'Istituzione e
delle persone, che rappresenta un valore preminente rispetto a qualsiasi altro
comportamento.
Il
discorso vale per tutti, ma bisogna evitare provocazioni che suscitino
reazioni. Invito tutti, ora e per sempre, ad evitare di attivare una spirale
che poi è difficile fermare.
Tornando
all'ordine del giorno, vorrei chiedere al senatore Arrigoni se accoglie la
richiesta di riformulazione della parte finale della mozione proposta dal
Governo.
ARRIGONI (LN-Aut). Signor Presidente,
come ho già annunciato durante la mia dichiarazione di voto, intendiamo
mantenere la formulazione originaria.
PRESIDENTE.
Volevo essere sicuro di avere compreso bene, senatore Arrigoni.
Dunque,
la riformulazione proposta dal Governo non viene accolta.
FUCKSIA (M5S). Signor Presidente,
desidero fare una considerazione in merito. (Proteste
dai banchi dei Gruppi PD e PdL).
PRESIDENTE.
Se intende dichiarare il suo voto in dissenso dal Gruppo, senatrice Fucksia, ne
ha facoltà, anche se avrebbe fatto meglio ad avvisare per tempo la Presidenza,
come hanno fatto i suoi colleghi.
FUCKSIA (M5S). Mi scuso, signor
Presidente.
Desidero
far riflettere sulla mia perplessità rispetto al voto di oggi, perché in tutte
le mozioni ho trovato degli aspetti molto interessanti e contemporaneamente
delle criticità.
Penso
infatti che in quest'Aula nessuno voglia essere sommerso dai rifiuti. Tutti
abbiamo presente la direttiva europea, ma forse è la pratica di ciò che viene
fatto a differire dalle intenzioni. Mi dispiace che nessuna mozione abbia
specificato il fatto che sarebbe stato opportuno distinguere l'unico rifiuto o
CSS che potrebbe essere effettivamente bruciato nei cementifici, a tutela
dell'ambiente e della salute. Mi riferisco a quei rifiuti che diversamente non
possono essere smaltiti, per abbattere al 99,9 per cento i rischi... (Proteste dai banchi dei Gruppi PD
e PdL).
PRESIDENTE.
La prego di concludere e di dichiarare o meno il suo dissenso.
FUCKSIA (M5S). Vorrei però dire questa
cosa, che non è stata detta, signor Presidente. Mi riferisco a quei rifiuti,
come ad esempio le morchie dei serbatoi e i fanghi, che diversamente non
potrebbero essere smaltiti, mentre se portati a temperature alte, oltre gli 800
gradi, potrebbero far ottenere calce viva, che con il gorgogliamento in acqua e
anidride carbonica, avrebbe come unico effetto... (Brusìo).
PRESIDENTE.
La invito a concludere senatrice Fucksia.
FUCKSIA (M5S). Ciò avrebbe come unico
effetto soltanto un'acidificazione del terreno. Quello che dovrebbe essere
specificato è che un cementificio... (Proteste
dai banchi dei Gruppi PD, PdL e SCpI).
PRESIDENTE.
Senatrice Fucksia, l'ho già invitata a concludere per due volte: non può
approfittarne. Se non conclude sarò costretto a toglierle la parola per
Regolamento.
FUCKSIA (M5S). Concludo e mi scuso,
signor Presidente: ciò che volevo dire è che non si è distinto abbastanza
quello che è un termovalorizzatore da un cementificio... (Il microfono si disattiva
automaticamente).
PRESIDENTE.
Grazie senatrice Fucksia, abbiamo compreso.
Prima
di passare alle votazioni, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le
mozioni saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione e per le parti
non precluse né assorbite da precedenti votazioni.
Passiamo
alla votazione della mozione n. 121 (testo 2).
SANTANGELO (M5S). Chiediamo la votazione
nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE.
Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con
scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal
prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La
richiesta risulta appoggiata).
Votazione
nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante
procedimento elettronico, della mozione n. 121 (testo 2), presentata dalla
senatrice Moronese e da altri senatori.
Dichiaro
aperta la votazione.
(Segue
la votazione).
Il
Senato non approva. (v.
Allegato B).
Ripresa
della discussione delle mozioni
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
PRESIDENTE.
Passiamo alla votazione della mozione n. 131 (testo 2).
PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.
SANTANGELO (M5S). Chiediamo anche in
questo caso la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante
procedimento elettronico: eventualmente si può verificare nella Giunta per il
Regolamento la possibilità di modificare anche questa stortura.
PRESIDENTE.
Stiamo già lavorando in questo senso.
SANTANGELO (M5S). Signor Presidente, per
abbreviare i tempi, le chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo,
mediante procedimento elettronico, anche per tutte le successive votazioni.
PRESIDENTE.
Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con
scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal
prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La
richiesta risulta appoggiata).
Votazione
nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE.
Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante
procedimento elettronico, della mozione n. 131 (testo 2), presentata dalla
senatrice De Petris e da altri senatori.
Dichiaro
aperta la votazione.
(Segue
la votazione).
Il
Senato non approva. (v.
Allegato B).
Ripresa
della discussione delle mozioni
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
PRESIDENTE.
Passiamo alla votazione della mozione n. 135 (testo 2).
Invito
il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio
simultaneo, già avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal
prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta
risulta appoggiata).
Votazione
nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento
elettronico, della mozione n. 135 (testo 2), presentata dal senatore Morgoni e
da altri senatori.
Dichiaro
aperta la votazione.
(Segue
la votazione).
Il
Senato approva. (v.
Allegato B).
Ripresa
della discussione delle mozioni
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
PRESIDENTE.
Passiamo alla votazione della mozione n. 141.
Invito
il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio
simultaneo, già avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal
prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La
richiesta risulta appoggiata).
Votazione
nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento
elettronico, della mozione n. 141, presentata dal senatore Bitonci e da altri
senatori.
Dichiaro
aperta la votazione.
(Segue
la votazione).
Il
Senato non approva. (v.
Allegato B).
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