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lunedì 30 settembre 2013

Il negazionismo climatico e la mazza da hockey


"Nel 2003 il Professor McKitrick si unì all'ingegnere canadese Steve McIntyre nel tentativo di replicare il famoso grafico a mazza da hockey e lo ha stroncato come un non senso statistico. Essi hanno rivelato che il grafico fu fatto ‘attraverso una raccolta di errori, ingiustificate troncature o estrapolazioni arbitrarie dei dati originali, dati obsoleti, calcoli incorretti, errata localizzazione geografica dei siti ed altri importanti difetti’, che quindi hanno influenzato l’indice di temperatura adottato”. (John McLaughlin)

Che cosa dice la Scienza...


Da quando uscì il cosiddetto articolo della “mazza da hockey” nel 1998 sono stati effettuati numerosi studi di analisi di dati proxy quali ad es. derivati da coralli, stalagmiti, anelli di crescita degli alberi, perforazioni del terreno, e carote di ghiaccio. Tutti questi studi confermano le conclusioni del grafico “mazza da hockey”: il secolo 20° è il più caldo degli ultimi 1000 anni ed il riscaldamento diventa eccezionale dopo il 1920.

Purtroppo avremmo preferito che il negazionismo climatico avesse ragione, ma non è così ancora oggi (2013) l'IPCC ha confermato per l'ennesima volta il trend di temperatura crescente. Purtroppo abbiamo assistito al tentativo di raffreddare le temperatura del nostro pianeta attraverso gli URAGANI. Ne abbiamo visti due a NewYork in poco meno di tre anni.
Dare retta ai negazionisti sta diventando PERICOLOSO per l'intero pianeta Terra!
Per maggiori approfondimenti vi invitiamo a leggere le analisi degli esperti, unici veri portatori di scienza.

I PATRIARCHI DA FRUTTO AVRANNO UN FUTURO

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La notizia mi era stata anticipata lo scorso inverno da Sergio Guidi, uno dei soci fondatori dell’attivissima associazione Amici dei Patriarchi. (Fra i libri pubblicati dall’Associazione anche due originalissimi volumi sui Patriarchi fa frutto). Oggi la notizia è apparsa anche su alcuni quotidiani. Facendosi assegnare un pezzo di terreno nel parco di Villa Quintili, a Roma, già da due anni sono stati piantati, per talea, uno per ogni regione d’Italia, i figli di altrettanti alberi da frutto eccezionali per longevità e dimensioni. Per le Marche, è stato scelto un pollone dell’Ulivo di Campofilone (nella foto). L’albero, sicuramente ultrasecolare,si trova accanto a una casa colonica disabitata, che ora si sta tentando di ristrutturare, nella valletta del fosso Canale. La misura della circonferenza è di m. 5,20.
Perché nelle Marche non esistono ulivi millenari, di 8-10 metri di circonferenza, come In Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo? Le ragioni vanno ricondotte al tipo di contratto in vigore nella regione fino a 40 anni fa, la mezzadria. Con la mezzadria, l’intera produzione di olio spettava al padrone. Al contadino spettava solo la “rcasca”, cioè le olive che cadevano spontaneamente a terra e, nelle annate più ventose, nemmeno quella.
Con questa poco allettante prospettiva, il contadino si sentiva disincentivato dal far crescere gli ulivi, preferendo invece la quercia. Essa, infatti, producendo ghiande, permetteva di allevare il maiale, dal quale veniva ricavato il lardo e lo strutto dei quali – questi sì – spettava buona parte al contadino e che venivano usati per cucinare e per condire.
L’ulivo non incontrava favore nemmeno come albero al quale maritare le viti per fare vino. Ogni centimetro del terreno era da sfruttare. Le viti venivano piantate, distanziate, in filari, e nello spazio fra di essi veniva coltivato grano. Le viti, però, da sole non si reggono e hanno bisogno di un albero cui “maritarle”. L’ulivo non era adatto in quanto, essendo pianta sempreverde, sotto di esso il grano non sarebbe cresciuto. Ecco che venivano preferiti l’acero campestre e l’olmo i quali, restando spogli fino ad aprile inoltrato, permettevano sotto di essi la nascita e la crescita del grano. Contadino… scarpe grosse e cervello fino.


Valido Capodarca

LA PINCOLOZZA

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Ci troviamo dalle parti di Priverno, lungo la strada provinciale che porta a Sabaudia. Qui ci è concesso di godere della visione di uno dei pini più grandi e più belli del Lazio. Le misure gli meritano il titolo di pianta monumentale: m. 4,40 la circonferenza del fusto, 25 metri l’altezza, 22 il diametro della chioma.
Per la posizione che occupa, il Pino è già un monumento. Alto sopra la strada, sull’angolo di un incrocio: posto e albero si esaltano a vicenda. Il nome con il quale l’albero è conosciuto sul posto è quello popolare del pino domestico (nel senso che anche gli altri pini domestici, nei dintorni di Priverno, sono chiamati con questo nome). Nel nostro caso, il pino in questione è diventato la Pincolozza per antonomasia. Dalla gente del posto, infatti, è la zona stessa che viene chiamata con questo nome. Ci dice, tuttavia, il suo proprietario, Romano Graziani, che il nome qualche decennio fa era spostato un po’più avanti lungo la stessa provinciale, dove esisteva un pino di dimensioni ancora maggiori. Scomparso il fratello maggiore per alcune calamità atmosferiche, il nome è stato trasferito lì dove si trova il nostro personaggio.
Racconta sempre il signor Graziani che durante l’ultimo conflitto la pianta era segnalata come punto di riferimento, sulle cartine in uso alle truppe alleate.


Valido Capodarca

domenica 29 settembre 2013

Le lacrime del piccolo elefante per sua madre che tenta di ucciderlo... agghiacciante!


Queste immagini agghiaccianti dovrebbero indurre ad una riflessione:
perché per soddisfare la nostra curiosità costringiamo dei grossi pachidermi a vivere in anguste gabbie?
Ovviamente questo discorso vale per tutti gli animali che teniamo negli zoo cittadini.
In natura gli elefanti vivono in grandi spazi ed in branco. Animali pacifici, sono molto uniti al proprio branco e non abbandona mai un membro. Questo vale soprattutto per i nuovi arrivati: se una madre non può occuparsi del proprio cucciolo ci pensano le femmine del branco.
Nel 2010 in India, mentre un gruppo di pachidermi attraversava dei binari, due cuccioli sono rimasti incastrati tra le rotaie mentre stava sopraggiungendo il treno. I membri del branco, nell'estremo tentativo di difenderli, hanno fatto scudo con il proprio corpo. Otto di loro sono morti il resto è rimasto a vegliare i cadaveri per tutta la notte.
Cosa è  accade nello zoo cinese?
Perché questa elefantessa cerca di uccidere il proprio cucciolo fermandosi solo quando crede di averlo fatto?
Forse è proprio per colpa della nostra curiosità: stiamo snaturando questi pacifici animali, modificando in cattività la loro indole! Riflettiamo...

Gabriella Badini

giovedì 26 settembre 2013

#CSSCombustibile la realtà europea in Italia

L'usato può avere una seconda vita (e aiutarci a crescere)

Gli acquisti di seconda mano non sono da scartare a priori perché formano parte integrante del processo di recupero e riciclaggio. Incidono poco sul portafoglio e contribuiscono in misura rilevante a salvaguardare il clima. Per contrasto, collocare i rifiuti in discarica provoca danni duraturi all'aria che respiriamo, alle risorse idriche e al suolo, inquina le aree limitrofe e rilascia elevati livelli di CO2 e metano nell'atmosfera. Spesso corrisponde ad uno spreco inutile di materiali che hanno un valore.
Il riciclaggio e il recupero sono diventati fattori decisivi per proteggere l'ambiente, incoraggiare l'innovazione e rilanciare l'economia. In tutta Europa si stanno costruendo strutture d'avanguardia per lo smaltimento che trasformano i rifiuti organici in compost o combustibili solidi recuperati (SRF).  Nei cementifici, una delle industrie a maggiore emissione di CO2, si stanno introducendo tecnologie sostenibili che consentono di recuperare dai rifiuti energia e materiali, da usare successivamente come sostituti di combustibili primari e materie prime.  Possiamo perfino dare involontariamente il nostro contributo con il calore del nostro corpo. Se non ci credi, guarda tu stesso!
Impianti di riciclaggio moderni sono presenti in tutta l'UE.
Le normative e le politiche introdotte dalla Commissione europea incoraggiano le idee innovative. Il riciclaggio dei rifiuti domestici è aumentato dal 17% nel 1995 al 40% nel 2008, producendo un calo dei materiali destinati alle discariche dal 68% al 40% nello stesso periodo.

Alcuni suggerimenti da mettere in pratica

Scelte intelligenti con un impatto a lungo termine non incidono più di tanto sulla nostra routine quotidiana:
Ogni anno usiamo fino a 190 diversi sacchetti di plastica che ci metteranno ben 1 000 anni per decomporsi in una discarica. Fare la spesa con buste riutilizzabili può contribuire a ridurre questo tipo di rifiuti ed evitare che i sacchetti di plastica vadano ad inquinare le nostre strade.
La scelta di prodotti con una confezione poco ingombrante può ridurre gli scarti, mentre un minor uso di carta in ufficio può limitare la deforestazione. È così possibile ridurre di ben 6 tonnellate i rifiuti che ciascuno di noi produce ogni anno.
Portare le bottiglie e i barattoli di vetro usati nelle apposite campane e separare carta, cartone, plastica e lattine dal resto dei rifiuti può ridurre notevolmente le emissioni di CO2.
Per ulteriori consigli sul recupero e riciclaggio dei materiali, vedi la campagna sull'uso efficiente delle risorse della Commissione europea e i "consigli verdi" dell'Agenzia europea dell'ambiente.

Il tuo contributo

Dato però che persino i processi più efficaci di riciclaggio e smaltimento generano gas serra, la strategia decisiva resta quella di evitare la produzione di rifiuti all'origine.  È qui che possiamo fare la differenza e contribuire ad un futuro augurabile per tutti noi.
Hai dato una seconda vita ad abiti e dispositivi elettronici? Su Facebook raccontaci i tuoi piccoli accorgimenti per ridurre le emissioni.

lunedì 23 settembre 2013

UN ALTRO PASSO AVANTI PER USCIRE DALLA MONOCULTURA DELLA DISCARICA

Roma 12 settembre 2013 (comunicato stampa)

Con l’approvazione della mozione n. 135 è stato fatto  un altro importante passo avanti per una politica  fatta di  buone pratiche che porteranno al ciclo virtuoso integrato dei rifiuti e al recupero della “risorsa”, percorso iniziato già  con l’emanazione del il Decreto “Clini” n° 22 del 14 Marzo 2013 e con la modifica dell’allegato X della parte quinta del decreto legislativo 152/2006 intervenuta per effetto del DM 20 marzo 2013.
Le posizione espresse  dal Governo e dalla Maggioranza,  il 12 settembre 2013, porteranno sia le  Forze Politiche che i vari stakeholders  pubblici e privati , attraverso una strategia del confronto, all’ attuazione del  meccanismo EoW.

E’ di grande importanza  far comprendere, come giustamente afferma il sottosegretario all’ambiente, Marco Flavio Cirillo, che ” La produzione e l'utilizzo del CSS (combustibili solidi secondari) si colloca nel complesso degli interventi di politica ambientale, energetica e industriale di cui l'Italia necessita al fine di assolvere agli impegni europei e internazionali in materia ambientale ed energetica. In tal senso la produzione e l'utilizzo del CSS-combustibile offre un significativo potenziale.

Discussione delle mozioni sul #CSSCombustibile

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni 1-00121 (testo 2), presentata dalla senatrice Moronese e da altri senatori, 1-00131 (testo 2), presentata dalla senatrice De Petris e da altri senatori, 1-00135 (testo 2), presentata dal senatore Morgoni e da altri senatori, e 1-00141, presentata dal senatore Bitonci e da altri senatori, sulla combustione di rifiuti nei cementifici.
Ha facoltà di parlare la senatrice Moronese per illustrare la mozione n. 121 (testo 2).
MORONESE (M5S). Signor Presidente, colleghi, la questione che sottopongo alla vostra attenzione non ha, a mio parere, colore politico, né tanto meno rappresenta un problema riguardante solo il presente di tutti noi, ma è un tema che riguarda il benessere comune e il futuro del territorio del nostro Paese, che da anni viene danneggiato da una politica fatta di provvedimenti normativi, che spesso vanno in direzione opposta a quella auspicata da chi come me e come chi ha sottoscritto la presente mozione crede che la salute sia un bene primario e fondamentale per tutti. (Brusìo).
Vedo che nell'Aula non c'è molta attenzione per l'argomento: vi ringrazio. (Applausi dal Gruppo M5S). Chiedo dunque ai colleghi un minimo di attenzione, visto che sto illustrando la prima mozione.
PRESIDENTE. Colleghi, la collega ha ragione.
MORONESE (M5S). Noi rappresentanti dei cittadini abbiamo il dovere civico e morale di fare in modo che le norme adottate da questo Parlamento provino la volontà concreta di salvaguardare l'ambiente e la salute delle persone. Ciò premesso, appare ora rilevante riassumere brevemente i due provvedimenti oggetto della contestazione, adottati dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del marepro tempore dell'allora Governo Monti, i quali dimostrano l' esatto contrario di quanto detto in precedenza.
Il primo provvedimento è il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013, recante la disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), in cui vengono stabiliti, tra l'altro, i criteri da rispettare affinché determinate tipologie di combustibile solido secondario cessino di essere qualificate come rifiuto. Il secondo provvedimento è il decreto ministeriale del 20 marzo 2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 aprile 2013, che modifica l'allegato X della parte quinta del codice ambientale, in materia di utilizzo del combustibile solido secondario e che recepisce il decreto ministeriale n. 22, che indica i criteri affinché determinate tipologie di combustibili solidi secondari cessino di essere qualificati come rifiuto e possano quindi essere riutilizzati. In sintesi, con i suddetti provvedimenti il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore ha dimostrato la ferma volontà di proseguire in quella che appare la «scorciatoia» dell'incenerimento dei rifiuti nei cementifici, bruciando rifiuti solidi per alimentare i forni di cottura del clinker, cioè la componente principale del cemento. È noto che l'Italia ha ricevuto numerose condanne da parte dell'Unione europea per le continue infrazioni della normativa in materia.
Ciò che credo però debba interessare i colleghi, oltre alle infrazioni e alle condanne ricevute dal nostro Paese, è il fatto che si continui ad adottare provvedimenti normativi, come quello di cui discuto, che di fatto costituiscono un danno serio sotto il profilo della salute umana. L'utilizzo dei cementifici come inceneritori dà vita a polveri sottili, definite talvolta come nemico oppure il killer invisibile dell'ambiente.
Mi preme far presente che il decreto legislativo n. 152 del 2006 ha espressamente vietato l'immissione nell'atmosfera - si legge testualmente - di «qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa (...) che possa causare inquinamento atmosferico», costituendo un pericolo per la salute umana. Ebbene, il decreto legislativo n. 155 del 2010 individua, tra le principali attività produttive responsabili di emissioni in atmosfera, la produzione di cemento e i rifiuti utilizzati come combustibile. Quelli appena citati sono provvedimenti nazionali adottati per dare esecuzione a direttive comunitarie.
Si ricorda che l'incenerimento e il coincenerimento dei rifiuti sono disciplinati dalla direttiva 2000/76/CE. Detta direttiva comprende disposizioni speciali relative ai valori "limite di emissione" relativi ai forni per cemento che utilizzano i rifiuti come combustibile normale o addizionale. Il 24 maggio 2012 il Parlamento europeo ha approvato la relazione Gerbrandy su un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, che invita la Commissione europea a razionalizzare la normativa in materia di rifiuti tenendo conto della gerarchia dei rifiuti e della necessità di ridurre quelli residui fino a raggiungere l'obiettivo rifiuti zero. Per questo, il testo chiede alla Commissione di presentare proposte, entro il 2014, allo scopo di introdurre gradualmente un divieto generale dello smaltimento in discarica a livello europeo e di abolire progressivamente, entro la fine di questo decennio, l'incenerimento dei rifiuti riciclabili e compostabili.
Alla luce dei su indicati provvedimenti normativi e degli intendimenti programmatici delle istituzioni comunitarie, non è comprensibile come sia stato possibile adottare due decreti ministeriali che di fatto vanno in direzione diametralmente opposta a quella dettata dal legislatore comunitario e nazionale. Ma, ad avvalorare quanto sin qui osservato, è d'obbligo evidenziare anche l'iter seguito dall'allora Ministro, con il quale sono stati adottati i due decreti di cui si discute. Antecedentemente all'adozione del citato decreto ministeriale, l'allora Ministro dell'ambiente aveva presentato al Parlamento, per il parere, uno schema di decreto del Presidente della Repubblica per l'utilizzo di combustibili solidi secondari da bruciare nei cementifici. Il medesimo schema di decreto del Presidente della Repubblica aveva però ottenuto parere negativo da parte della Camera e quindi il Ministro ha ben pensato di avocare a sé il potere di legiferare, sottraendo al Parlamento il potere che gli è riconosciuto dalla Costituzione. Questo è un atto grave, che merita di essere censurato.
In conclusione, la scelta dell'incenerimento dei rifiuti nei cementifici non può e non deve essere condivisa, in quanto, in primo luogo, essa è certamente contraria alla normativa comunitaria e nazionale. In secondo luogo, essa espone l'Italia ad ulteriori condanne da parte della Comunità europea. In terzo luogo, continuare a bruciare rifiuti è uno spreco di risorse e costituisce un costo altissimo in termini ambientali e di salute dei cittadini.
È dunque necessario, in conclusione, che il Governo si impegni ad abrogare il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013, attuativo, per i combustibili solidi secondari, dell'articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, affinché non sia più possibile che determinate tipologie di combustibili solidi secondari possano cessare di essere qualificate come un rifiuto e diventare un combustibile alternativo e non ne sia quindi conseguentemente consentita la libera circolazione al di fuori delle singole Regioni. In secondo luogo, è necessario che il Governo si impegni ad abrogare il decreto ministeriale 20 marzo 2013 recante «Modifica dell'allegato X della parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni e integrazioni, in materia di utilizzo del combustibile solido secondario (CSS)», che recepisce i criteri specifici da rispettare affinché determinate tipologie di combustibili solidi secondari cessino di essere qualificate come rifiuto, di cui al suddetto decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013.
Colleghi, fino ad oggi abbiamo assistito a continue dimostrazioni di incapacità della classe politica di proporre soluzioni in linea con quei principi di sostenibilità ambientale che da decenni l'Europa ci chiede.
Con il disegno di legge Atto Senato n. 941, meglio conosciuto come il decreto salva-Ilva, questa Camera ha dichiarato di essere stata costretta, per motivi di urgenza, ad approvarlo nonostante fosse dichiaratamente e palesemente contro ogni regola di buon senso.
Ora, oggi, abbiamo invece la possibilità di approvare un provvedimento tutti insieme, per dimostrare che non siamo recidivi nel fare sempre le scelte sbagliate.
Ve lo chiedo come collega, come parlamentare e come cittadina. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatrice De Petris per illustrare la mozione n. 131 (testo 2).
DE PETRIS (Misto-SEL). Signor Presidente, colleghi, la mozione in esame nasce da una interrogazione presentata dal nostro Gruppo in merito, come si è detto, ad un decreto ministeriale del 14 gennaio 2013 che, declassando i combustibili solidi secondari, meglio noti ormai con la sigla CSS, da rifiuti a sottoprodotti, consente il loro utilizzo come combustibili da parte dei cementifici nella produzione di cemento.
Vorrei qui ricordare brevemente che è vero che in data 14 gennaio scorso lo schema del decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante la disciplina dell'utilizzo dei CSS in parziale sostituzione di altre norme già esistenti era stato presentato alle Commissioni parlamentari ed è vero che la Commissione del Senato all'epoca espresse un parere favorevole. Tuttavia, già l'VIII Commissione permanente (ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera nella scorsa legislatura, nel febbraio 2013, aveva ribaltato l'originaria proposta di parere favorevole su tale schema, in quanto aveva svolto un approfondimento molto più serio, richiedendo di approfondire e non adottare il provvedimento.
Invece, e voglio sottolinearlo, un Ministro dell'ambiente che aveva ormai esaurito il suo mandato nell'ambito di un Governo decaduto, dal momento che le Camere erano già sciolte e si stava per arrivare alle elezioni, ha emesso un decreto ministeriale di tal fatta che, dal punto di vista formale oltre che del contenuto, non è un provvedimento di ordinaria amministrazione.
Ciò è veramente incredibile, proprio perché la vicenda dei rifiuti nel nostro Paese è molto complessa e, in alcune parti del nostro territorio, anche molto drammatica, tant'è che in ogni legislatura - ed anche in questa lo si sta per fare perché la Camera lo ha già approvato - si insedia una Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Questo a significare come in questo nostro Paese, nonostante vi siano anche tantissimi Comuni e Regioni che marciano bene e in linea con l'Europa, con percentuali di raccolta differenziata molto elevate e quindi con comportamenti virtuosi, vi sia un'altra parte del Paese che continua a lavorare in piena emergenza
Anche questo provvedimento è frutto, ancora una volta, di questa filosofia che, dopo anni e anni, continua a emettere provvedimenti che sono fatti sull'onda dell'emergenza. E sull'onda dell'emergenza vengono adottati provvedimenti che sono - ahimè! - certamente non coerenti con la strategia europea, e che noi riteniamo ad altissimo rischio per la salute dei cittadini, come appunto quello di cui parlano oggi le mozioni.
Con questo decreto ministeriale i cementifici diventano di fatto dei veri e propri inceneritori. E questo non lo affermiamo noi, ma lo affermava già il ministro dell'ambiente Clini, in varie interviste in cui sponsorizzava l'utilizzo del combustibile solido secondario dei rifiuti nei cementifici per ridurre il fabbisogno degli inceneritori come una sorta di aggiunta ai tanti, troppi, inceneritori che ci sono nel nostro Paese.
Tra l'altro, vorrei qui ricordare che queste affermazioni e anche questi decreti hanno questo aspetto molto discutibile da ogni punto di vista, perché far sì che i cementifici, di fatto, possano utilizzare il CSS non tiene conto del fatto che i cementifici sono già delle industrie insalubri di classe prima, che hanno limiti di legge da rispettare, ma che questi limiti di legge sono molto più permissivi rispetto a quelli degli inceneritori.
Pertanto, tutti quanti comprendiamo la portata di questo decreto. Sugli inceneritori vi sono alcuni limiti, e si compie una operazione con la quale si declassano i combustibili solidi secondari da rifiuti a sottoprodotti, in modo tale da potere essere utilizzati in impianti che non hanno limiti di emissione adeguati a quello che viene bruciato, cioè veri e propri rifiuti.
Ora, io vorrei qui anche portare una serie di pareri, anche molto autorevoli, che sono stati espressi in questo periodo. Vorrei citare, ad esempio, l'Associazione dei medici per l'ambiente che ricorda che il cementificio è un impianto altamente inquinante, con e senza l'uso di rifiuti come combustibile, e che produce almeno il triplo di C02 rispetto a un inceneritore classico. Quindi, dal punto di vista ambientale e dell'impatto della salute, si tratta di un'operazione, non solo discutibile, ma molto di più.
Inoltre, vorrei qui ricordare che i limiti di emissione di inquinanti per questi impianti sono sicuramente inferiori, ma che con il decreto Clini interviene una semplificazione ulteriore dell'iter. Cito sempre l'associazione Medici per l'ambiente, che ricorda che, visto che la quantità di diossine è proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati, i microinquinanti emessi dai cementifici possono sicuramente essere maggiori rispetto a quelli degli inceneritori.
Quindi, i dati che il Ministero dell'ambiente aveva all'epoca portato a suffragio della bontà di questo decreto sono dei dati che, già di per sé, ci dicono che stiamo su un terreno assolutamente minato. E i dati stessi prodotti dal Ministero dell'ambiente sono, a nostro avviso, dei dati che dovrebbero far riflettere tutti. I cementifici, in questo modo, già di per sé hanno molti problemi. Bruciando i rifiuti (perché di questo stiamo parlando), generano un impatto ambientale molto ampio e non confinabile soltanto al nanoparticolato. Tra l'altro, vorrei ricordare che il nanoparticolato può viaggiare per distanze molto notevoli sospinto dal vento.
Il nanoparticolato è la frontiera ultima della ricerca e della scienza in ambito medico, tanto che quella parte della ricerca spesso sovvenzionata dagli stessi colossi energivori dell'incenerimento dei rifiuti tende a minimizzare gli effetti derivanti dalle micropolveri emesse dalla combustione, anche ad altissime temperature. Ed è questo uno dei problemi maggiori, proprio dal punto di vista dell'impatto sanitario.
Tra l'altro, francamente noi riteniamo assolutamente sospetta la fretta con cui un Governo dimissionario aveva varato il decreto propedeutico al decreto del Presidente della Repubblica. Riteniamo assolutamente necessario - e oggi ne abbiamo l'occasione - fare in modo che questo Senato nella nuova legislatura rimetta mano su questa vicenda e cancelli - lo chiediamo senza mezzi termini - il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013.
Vengono approvate le mozioni perché il Governo cancelli il decreto ministeriale e pensiamo che sia necessario con l'occasione rivedere nelle Commissioni competenti tutta la materia che riguarda non solo questa questione di cui chiediamo l'abrogazione, ma anche l'incenerimento. Non possiamo più continuare a ignorare e disattendere le disposizioni europee sul recupero della materia secondo le quali sono gli interventi finalizzati alla raccolta differenziata quelli prioritari e non l'uso di metodologie distruttive che ignorano, tra l'altro, altre direttive. Tutto questo è costato all'Italia la condanna da parte della Corte di giustizia europea del 19 dicembre 2012. (Applausi dal Gruppo Misto-SEL).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Morgoni per illustrare la mozione n. 135 (testo 2).
MORGONI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, il problema dei rifiuti rappresenta indubbiamente una grande emergenza ambientale del nostro Paese. Più propriamente dovremmo considerarlo una patologia cronica in quanto emergenza richiama una temporaneità che non corrisponde al lungo perdurare nel tempo di una situazione, come nel caso del problema dei rifiuti.
Fin troppe circostanze attestano questa realtà e io ne cito alcune. Quattro Regioni (Campania, Sicilia, Lazio e Calabria) sono al collasso; quasi un terzo della popolazione nazionale con grandi aree urbane come Roma, Napoli e Palermo sono coinvolte. Per quanto riguarda le discariche, a fine febbraio 2012 abbiamo ricevuto una comunicazione di messa in mora da parte della Commissione europea per la presenza sul territorio nazionale di 102 discariche non conformi alla direttiva 1999/31/CE che imponeva di adottare entro il luglio 2009 misure di chiusura o di adeguamento delle stesse.
Nonostante ciò procediamo con intollerabile lentezza nel regolarizzare tali anomalie e in realtà, se non vogliamo mentire a noi stessi, la situazione sul territorio è ben peggiore di quanto non risulti dai dati ufficiali: centinaia e centinaia di discariche pubbliche (non parlo di quelle illegali, altro dolente capitolo) esaurite e abbandonate sono disseminate ovunque, di fatto ignorate, senza progetti e senza risorse per la bonifica e rappresentano una macchia indelebile per il territorio. Con riferimento alle procedure di infrazione, il numero e la portata delle procedure aperte a nostro carico per il mancato rispetto delle normative comunitarie ci ha tristemente caratterizzato come paese fuorilegge.
Nel 2010 la Corte europea di giustizia ci condanna per la mancata creazione di una rete integrata di gestione dei rifiuti urbani nella regione Campania e nuovamente veniamo deferiti alla stessa Corte nel giugno di quest'anno per i ritardi nell'attuazione dei programmi concordati. La Commissione europea ha proposto di sanzionarci per questo con una somma forfetaria di circa 30 milioni di euro per il passato e una penalità di mora, qualora l'inadempimento perdurasse, pari a 250.000 euro al giorno.
Le ecoballe, una montagna di rifiuti di otto milioni di tonnellate, sono imballate e stoccate nei vari siti in Campania in attesa di smaltimento. Non è un caso se tra i Paesi dell'Unione europea siamo agli ultimi posti nella classifica per l'efficienza nella gestione dei rifiuti. È una situazione che chiama in causa la credibilità stessa del sistema politico-istituzionale che, in materia di rifiuti, ha assunto troppo spesso come regole di comportamento il sottrarsi alle proprie responsabilità e l'acquiescenza alle cattive abitudini, come fa oggi chi, vagheggiando 1'utopia futura del rifiuto zero, sfugge al compito delle risposte ai problemi frutto di un passato di disattenzioni, superficialità e scelte sbagliate.
Ancora, nel 2010 in Italia veniva conferito in discarica poco meno del 50 per cento dei rifiuti, mentre la media dell'Unione Europea era del 37 per cento (la Germania era all'1 per cento). La raccolta differenziata a fine 2012 in Italia ha raggiunto il 39,9 per cento a fronte di un obiettivo previsto del 65 per cento.
Anche i dati sulla produzione dei rifiuti non sono confortanti poiché negli ultimi 20 anni vi è stata una ininterrotta crescita, con l'unica eccezione del 2011-2012 dovuta esclusivamente alla forte contrazione dei consumi. Nel 2010 abbiamo prodotto 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti ed oggi siamo arrivati a 30 milioni di tonnellate.
Le più accreditate previsioni indicano una ripresa del trend di crescita dei rifiuti nei prossimi anni e ciò rende veramente inderogabile la necessità di ridurre i conferimenti in discarica che rappresentano la vera anomalia italiana.
La discarica produce un danno ambientale certo (0,65 chilogrammi di CO2 per ogni chilogrammo di rifiuti urbani), nonché uno spreco enorme di energia (il valore economico corrispondente al potere calorifico di rifiuti urbani smaltiti in discarica è stimato in oltre un miliardo di euro).
Vista la dimensione del problema e poiché l'entrata a regime di una politica che si sviluppi attorno a prevenzione-riduzione, riuso e riciclo richiederà tempi lunghi, occorre gestire una fase transitoria che non può prescindere dal ricorso, pur limitato, al recupero energetico attraverso termovalorizzazione. È altrettanto evidente che la realizzazione di nuovi impianti risulti particolarmente complessa e controversa; per questo si è fatta strada l'ipotesi di utilizzare impianti già esistenti ed in esercizio come i cementifici dotati di forni per la cottura del clinker, componente essenziale del cemento, forni alimentati da combustibili fossili che possono essere efficacemente sostituiti da combustibile proveniente da rifiuti. È il caso del CSS, prodotto derivante dal trattamento di alcuni rifiuti, del quale prima il decreto legislativo n. 152 del 2006 e successivamente il decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013 fissano le caratteristiche e le condizioni di utilizzo in impianti industriali quali cementifici.
In Europa questa è una strada già ampiamente praticata: in Olanda ed in Germania il CSS rappresenta rispettivamente l'83 e il 62 per cento del combustibile utilizzato nei cementifici. Tale scelta offre alcune opportunità: ridimensionamento del problema ambientale ed economico delle discariche (ricordo che negli ultimi anni il costo della gestione dei rifiuti nel nostro Paese è cresciuto del 6 per cento annuo); utilizzo di impianti già esistenti; sostituzione di un combustibile fossile che dobbiamo importare, con un combustibile alternativo prodotto da noi con evidenti vantaggi in termini di bolletta energetica (valutati da Nomisma in 368 milioni di euro annui).
A fronte di queste opportunità, sono stati sollevati timori sul fatto che l'utilizzo di CSS possa compromettere i progetti di raccolta differenziata, ma occorre tenere conto che le stesse caratteristiche merceologiche del CSS necessitano a monte di una selezione dei rifiuti. Inoltre, esso viene prodotto utilizzando quasi esclusivamente rifiuto non riciclabile che altrimenti verrebbe smaltito in discarica. Le preoccupazioni emerse riguardo alle eventuali negative ricadute sull'ambiente e sulla salute delle emissioni conseguenti all'utilizzo del CSS nei cementifici sono le più serie e non vanno sottovalutate a patto che non siano pretesto di ostilità pregiudiziali e strumento per la ricerca di facili consensi. (Commenti del senatore Pepe).
Quindi, si rendono certamente necessari approfondimenti e valutazioni attente e prudenti. Comunque, il quadro normativo e le risultanze dei più qualificati studi scientifici sono incoraggianti in tal senso. A livello europeo, l'uso di CSS nei cementifici è previsto come una delle migliori tecniche disponibili ed in Italia il suo utilizzo è limitato alle cementerie con capacità produttiva superiore a 500 tonnellate al giorno e pertanto soggette ad AIA e alla normativa sul coincenerimento dei rifiuti in linea con le analoghe direttive europee.
Per quanto riguarda le emissioni dei cementifici rispetto agli inceneritori, anche in questo caso gli studi scientifici segnalano che le emissioni sono generalmente inferiori rispetto a quelle prodotte da combustibili fossili. Gli unici limiti per i quali la norma prevede valori più elevati sono quelli degli ossidi di azoto nonché delle pm 10, ma per entrambi sono stati verificati effetti migliorativi con l'utilizzo del CSS rispetto ai combustibili fossili. Per le diossine in particolare le alte temperature dei forni (oltre mille gradi) garantiscono la distruzione e l'ossidazione di tutte le molecole inquinanti di natura organica.
Ciò non vuol dire che l'adozione di tale sistema ci renda immuni da ogni impatto o ricaduta negativa, ma poiché è innegabile che la gestione dei rifiuti in Italia comporti ancora oggi costi inaccettabili a carico della natura e delle persone, sarebbe da stolti rinunciare aprioristicamente a ricercare e praticare soluzioni in grado di attenuare, se non di eliminare, tali problemi.
In conclusione, l'utilizzo del CSS non può essere lo strumento per trasformare i cementifici in inceneritori, ma per garantire ad essi 1'utilizzo di un combustibile alternativo a quello fossile per contribuire ad assolvere agli impegni europei in materia ambientale ed offrire soluzioni concrete a specifici problemi del nostro Paese.
Un moderno ed integrato ciclo di gestione dei rifiuti deve necessariamente coniugare le ragioni della fattibilità tecnica e praticabilità economica con quelle della tutela dell'ambiente e ancor più della salute delle persone. I troppi casi di negligenze, omissioni e drammatici errori che hanno determinato tragedie ambientali ed umane hanno seminato sfiducia e avversione verso la politica e le istituzioni.
La risposta non può essere certo 1'immobilismo, che rappresenterebbe, come è accaduto fino ad oggi, il danno più grave per il nostro Paese, ma scelte rigorose trasparenti e capaci di rassicurare, come quelle che chiediamo al Governo con questa mozione. (Applausi dai Gruppi PD e PdL).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Arrigoni per illustrare la mozione n. 141.
ARRIGONI (LN-Aut). Signor Presidente, onorevoli senatori, la Lega Nord ha da sempre affrontato le questioni ambientali come temi che partono dal basso, ossia dalla popolazione, e ha sempre indicato le proprie posizioni che possono essere prese come modello e costituire tendenza ed elemento portante per l'azione dell'uomo.
Senz'altro non condividiamo l'azione del Governo Monti che ad inizio anno, da una parte ha sospeso l'Atto del Governo n. 529 sull'utilizzo del CSS nei cementifìci, perché non condiviso dal Parlamento, e dall'altra, con un atto di forza, lo ha sostanzialmente sostituito, in realtà provocando effetti analoghi, prima con il decreto ministeriale n. 22 del 2013 e poi con quello del 20 marzo 2013. È la conferma di unmodus operandi del Governo Monti: il ricorso continuo all'apposizione di questioni di fiducia o a decreti ministeriali purché si comprimesse e non si pronunciasse il Parlamento.
Tuttavia, come Lega Nord non rinunciamo a dare il nostro contributo sull'argomento oggetto delle mozioni.
Innanzitutto, esprimiamo la nostra mancata condivisione delle mozioni presentate dal Gruppo Movimento 5 Stelle e dal Gruppo Misto-SEL. Tali mozioni, infatti, evidenziano una posizione di freno relativo alle infrastrutture e sono contrarie a priori alla pratica di bruciare i rifiuti indipendentemente dal fatto che tale pratica sia utilizzata per il recupero di energia termica o elettrica negli inceneritori o nei termovalorizzatori e indipendentemente dal fatto che tale pratica possa essere effettuata a seguito di un processo di gestione del ciclo dei rifiuti che comunque preveda la raccolta differenziata e il recupero delle materie prime potenzialmente recuperabili.
A nostro avviso, la debolezza dei due testi consiste principalmente nel fatto che non è vero che la raccolta differenziata rappresenta la soluzione al problema e non lo potrà essere forse per sempre. Lo diciamo per esperienza fatta sul campo in qualità di ex amministratori locali che hanno contribuito a sviluppare forme di gestione eccellenti al Nord, con punte di differenziazione del 70 e 80 per cento,compost compreso. Inoltre, tali mozioni creano allarmismo in ordine all'inquinamento, senza tenere conto che i cementifìci sono impianti altamente inquinanti anche se bruciano gasolio o carbone e che l'utilizzo di combustibile CSS in luogo del carbone comporta anzi un abbassamento delle emissioni. Senza contare che già oggi, cari colleghi, i cementifici (e sono pagati per farlo) sono autorizzati a bruciare rifiuti di ogni genere come farine animali, pneumatici, il CDR, che oserei definire il papà del CSS, ma anche il semplice CSS che già oggi esiste sul mercato.
La seconda considerazione è che resta indiscutibile che il Paese deve stabilire una linea chiara di riferimento per quanto riguarda la produzione di energia e la riduzione delle emissioni, sia quelle climalteranti, sia quelle dannose per la salute della popolazione.
Ma a fianco di tali problematiche si pongono quelle, in certi casi drammatiche, dello smaltimento dei rifiuti, le quali si presentano come cattive pratiche, tipiche e quasi esclusive del nostro Paese, anzi - precisiamo - di diffuse zone del Sud (in Sicilia, in Calabria e a Napoli, dove pesano anche economicamente le multe inflitte dall'Europa per le reiterate infrazioni), ma anche del centro (Roma su tutte con la discarica di Malagrotta, che ritornerà nei prossimi giorni a rappresentare un'emergenza, una vergognosa emergenza).
In tale ambito spicca un'azione catastrofista, talvolta alimentata dai media, che ha demonizzato alcuni modelli di smaltimento dei rifiuti, come l'incenerimento e la termovalorizzazione. Si tratta di un'azione origine del lassismo, che ha paradossalmente giustificato l'inerzia di molti amministratori, incapaci del Centro-Sud, responsabili di diffuse pratiche di mala gestione del ciclo rifiuti. (Applausi dal Gruppo LN-Aut). Sono azioni catastrofiste che, per taluni soggetti, hanno anche rappresentato il punto di forza e poi il successo della propria campagna elettorale anche nel Centro-Nord.
La Lega Nord ha condiviso da sempre una posizione a favore di una riduzione dei rifiuti. I Comuni e le Province amministrate dalla Lega Nord, nei distinti ruoli, hanno da sempre proposto ed attuato forme di gestione dei rifiuti che hanno raggiunto un'eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Tuttavia, siamo convinti che dopo la riduzione, la differenziazione, la selezione e il recupero di materia da rifiuto, occorre pensare anche alla possibilità di produrre energia attraverso il trattamento dei rifiuti residuo. Questo deve avvenire in modo tale da fornire un'ulteriore opportunità a tutta la comunità. Pensiamo ai termovalorizzatori, al teleriscaldamento, alla possibilità di utilizzare rifiuti per la produzione di energia termica, invece che materie fossili peraltro non infinite.
Le politiche ambientali sono legate, da una parte, al sistema di informazione, educazione e sensibilizzazione del cittadino verso tematiche ambientali e, dall'altra, al controllo delle emissioni, con particolare riferimento all'abbassamento delle emissioni degli inquinanti atmosferici da parte di impianti industriali, mezzi di trasporto, impianti termici ed energetici.
Anche la scuola può giocare un ruolo importante sulla formazione dei giovani alle politiche ambientali. Ci sono esempi importanti. Consentitemi di menzionare un progetto che si sta attuando ormai da una decina di anni nel mio Comune di Calolziocorte, dove fino a pochi mesi fa sono stato sindaco. Ogni anno tutte le classi (una ventina) della scuola media inferiore vengono messe in sana competizione tra loro a chi raccoglie più carta. Ad ogni studente delle prime tre, le quali arrivano a raccogliere ciascuna fino a 20 tonnellate di carta, viene dato un buono acquisto del valore di 20, 10 e 5 euro. Inoltre, alla scuola quale premio generale viene data una dotazione informatica. È questo un piccolo esempio virtuoso, un progetto tra scuola, Comune e società pubblica che gestisce la raccolta dei rifiuti.
Come terza ed ultima considerazione, l'Italia non può restare indietro rispetto ai nostri partner europei e deve comunque governare la produzione di combustibili solidi secondari (CSS), ed in particolare il distinto CSS-Combustibile di maggiore e certificata qualità.
Ribadiamo che l'obiettivo deve essere quello di contribuire alla riduzione delle emissioni inquinanti, ivi incluse le emissioni di gas climalteranti, all'incremento dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili mediante un utilizzo sostenibile a scopi energetici della biomassa contenuta nei rifiuti, ad un più elevato livello di recupero dei rifiuti.
L'incenerimento dei rifiuti per la produzione di energia termica comporta senz'altro una riduzione degli oneri ambientali ed economici legati allo smaltimento di rifiuti in discarica e con l'uso controllato del CSS nei cementifici esistenti - sottolineo che continueranno a rimanere tali e non verranno trasformati in inceneritori - forse e finalmente si potrà dire la parola fine ai problemi vergognosi del Centro-Sud, con discariche spesso abusive e tanti commissari inutili e dispendiosi.
Con la nostra mozione chiediamo al Governo di impegnarsi, prima di qualsiasi azione diretta, a disciplinare l'utilizzo del CSS nei cementifici, a promuovere comunque un approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissioni parlamentari competenti, fornendo un quadro aggiornato sull'attuale utilizzo del CSS e del CSS-Combustibile nei cementifici, sia in Italia, disaggregato per Regioni, sia all'estero, che possa analizzare la questione attraverso apposite audizioni dei rappresentanti delle Regioni e dei soggetti economici coinvolti ed approfonditi esami di studi scientifici specifici.
Gli approfondimenti dovranno in particolare fare riferimento: alle emissioni di sostanze inquinanti e alle possibili conseguenze sul piano ambientale, sanitario e sociale, anche a seguito ad eventuali malfunzionamenti o errori di gestione; in ogni caso, i limiti imposti dall'AIA per le emissioni dovranno essere analoghi a quelli previsti per gli impianti dedicati alla termovalorizzazione; alle conseguenze del traffico indotto relativo al trasporto del CSS e alle ripercussioni del traffico indotto sulle realtà territoriali locali; soprattutto, alle restrizioni che occorre individuare circa la circolazione in altre Regioni del CSS proveniente da rifiuti urbani, garantendo comunque il criterio di prossimità e che gli impianti di trasformazione dei rifiuti urbani in CSS siano comunque situati all'interno di ciascuna Regione dove vengono prodotti i rifiuti; in sostanza i rifiuti urbani siciliani, calabresi, campani o laziali devono essere trattati nelle stesse Regioni; al rispetto rigoroso della gerarchia di gestione dei rifiuti prevista dalle direttive comunitarie nella catena della produzione sia del CSS-Combustibile, sia del CSS normale, allo scopo di evitare la disincentivazione della differenziazione e delle filiere di recupero delle materie riutilizzabili nei cicli di produzione; agli strumenti di informazione e consultazione in relazione ai progetti in essere per l'utilizzo di combustibili alternativi da parte dei cementifici; infine, al rafforzamento, con ogni strumento a disposizione e su tutto il territorio nazionale, del sistema dei controlli, sia sulle emissioni inquinanti dei cementifici mediante una rete di monitoraggio ambientale, sia sul processo di gestione dei CSS utilizzati in tali impianti, sia sul trasporto e la tracciabilità del CSS onde scongiurare fenomeni malavitosi e sia sul rispetto della gerarchia nella gestione dei rifiuti ai fini della produzione del CSS. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritto a parlare il senatore Gaetti. Ne ha facoltà.
GAETTI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando si bruciano i rifiuti - e il CSS è di fatto un rifiuto - si formano delle sostanze: diossine, metalli pesanti e particelle. Le diossine, una grande famiglia di 200 composti, sono veramente molto pericolose e si concentrano nel nostro corpo per quel processo chiamato biomagnificazione. Se fosse vero quello che avete detto che a 1000° le diossine spariscono dovreste spiegare quello che è successo a Mantova.
Qui avevamo un bellissimo inceneritore che ha bruciato tutta la diossina di Seveso, quindi la concentrazione qualitativa e quantitativa della diossina di Seveso è esattamente quella che c'è a Mantova per cui se a 1.000° sparisce perché dovrebbe esserci? Lavori sperimentali dell'Università della Louisiana del 2006, oggi canadesi, confermano che quando si brucia durante che la fase di raffreddamento dei fumi la diossina si riforma. Quindi, non è vero che gli inceneritori fanno sparire la diossina.
Per quel che riguarda le nanoparticelle, invece, voglio ricordare che non sono i PM10 quelli pericolosi, ma il PM1, che non sono 10 volte più piccoli, ma 1.000 volte più piccoli. Questi entrano nel sangue...(Applausi dal Gruppo M5S) ...e una volta nel sangue creano un problema di tromboembolie. Studi dell'Università di Milano dimostrano che chi vive vicino alle autostrade dove ci sono tante particelle muore di più di ictus e di tromboembolie polmonari. Inoltre, queste sostanze passano nel sangue e quando la donna è incinta le si trovano nei bambini malformati. Che le nano particelle siano pericolose lo sa benissimo il presidente Formigoni che, con due delibere regionali del 2008 del 2009, ha invitato i cittadini a non accendere le stufe a legna nel periodo autunnale in pianura perché producono le nanoparticelle.
Purtroppo io sono un medico, sono un patologo e per giunta di Mantova. Ho eseguito 2.500 autopsie e potrei farvi vedere le nanoparticelle non solo nei feti malformati, ma anche nei cani, nei gatti, i quali non fumano, come disse il commissario dell'Ilva.
Potrei dire molte cose, ma i quattro minuti che avevo a disposizione stanno terminando. Vorrei ricordare che le ceneri vengono messe nel cemento e qui il nostro intonaco libera al piombo, mercurio, che poi non ci respiriamo. È già stato detto che sono contro l'Unione europea. Occorre ricordare, comunque, che già nel 1960 i medici sapevano che l'asbesto provocava il mesotelioma e ci abbiamo messo trent'anni per fare una legge. Sono 15 anni che i medici sanno queste cose. Quanto tempo dobbiamo aspettare? Quanti morti dovremo piangere? (Applausi dal Gruppo M5S).
Concludo avanzandole la richiesta, signor Presidente, di allegare agli atti il testo integrale del mio intervento.
Le chiedo inoltre se mi può degnare con un quarto d'ora o venti minuti del suo tempo, perché io possa farle vedere le immagini dei miei feti malformati sottoposti ad autopsie. Le chiedo da ultimo la votazione elettronica in modo tale da poter dire a quei genitori per quali ragioni i nostri colleghi non hanno impedito questo scempio. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Le Presidenza l'autorizza a consegnare il testo del suo intervento affinché venga pubblicato in Allegato al Resoconto della seduta odierna.
È iscritto a parlare il senatore Romani Maurizio. Ne ha facoltà.
ROMANI Maurizio (M5S). Signor Presidente, io innanzitutto sono anche un medico. Stamani volevo dire che la combustione dei rifiuti in parziale sostituzione dei combustibili fossili è una pratica che rende immediatamente disponibili per l'incenerimento dei rifiuti, con una procedura estremamente semplificata, i 59 cementifici localizzati sul territorio nazionale. Questi si sommerebbero ai già tanti inceneritori disponibili: l'Italia è infatti al terzo posto in Europa per numero di inceneritori operativi. Non è di rifiuti inceneriti che abbiamo bisogno, né degli inquinanti, né delle ceneri tossiche prodotte da tale pratica. Ci si domanda allora perché non ci si ispiri al principio di precauzione, a partire dalla COM 2001 della Commissione europea, che dovrebbe essere adottata nei casi in cui vi siano sospetti di conseguenze negative sulla salute dei bambini, ma non evidenze scientifiche consolidate.
In questa occasione mi voglio rivolgere a tutti i colleghi medici presenti in quest'Aula, a qualsiasi Gruppo parlamentare essi appartengano. Credo che ogni medico debba avere a cuore la salute dei suoi pazienti e dei cittadini tutti. Come medici siamo a conoscenza dei rapporti tra ambiente e salute: non è un caso che ne stiamo discutendo in 12a Commissione. Continuiamo ad immettere nell'ecosfera sostanze di tutti i tipi, in gran parte tossiche, che stanno provocando cambiamenti repentini, con conseguenze - come abbiamo sentito - che colpiscono sia adulti che bambini e (cosa preoccupante) anche molte donne in gravidanza. Ritengo che come medici dobbiamo prima indignarci e subito dopo combattere contro queste metodiche scellerate.
Le malattie croniche (come il diabete secondo, l'obesità infantile, le malattie neurovegetative e le malattie autoimmuni) sono in aumento esponenziale in tutto il mondo e queste sono state messe in relazione con i cambiamenti ambientali causati prevalentemente dall'immissione in ecosfera di inquinanti da parte di attività industriali che si basano su processi di combustione ad alte temperature.
Sentiamo spesso che il problema della sanità è l'infiltrazione decisionale della politica. Come medici senatori, facciamo in modo che la sanità da noi rappresentata nelle istituzioni legislative sia libera dagli errori e dagli orrori della classe politica che male li applica. (Applausi dal Gruppo M5S)! Facciamo capire ai nostri colleghi senatori che noi siamo qui per difendere la salute non solo di coloro che ci hanno votato o sostenuto, ma di tutti gli indifesi di fronte alle nostre scelte sbagliate, anche in buona fede.
Da medico vorrei essere messo nelle condizioni migliori per considerare i rifiuti come una risorsa da utilizzare, non come un problema da distruggere; vorrei essere messo in condizione di migliorare e potenziare della raccolta differenziata, di ridurre la produzione di rifiuti, di favorire le buone pratiche; soprattutto, vorrei che i rifiuti rappresentassero una fonte di lavoro, di economia e un bene comune e non solo un oggetto di profitto e un bene per le lobby produttrici di combustibili solidi secondi e di cemento. (Applausi dai Gruppi M5S e PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Martelli. Ne ha facoltà.
MARTELLI (M5S). Facciamo qualche appunto tecnico. La direttiva 2008/98/CE, che è quella grazie alla quale siamo arrivati a fare questa bella definizione di combustibile solido secondario, ci dice nelle premesse (quindi nell'impianto generale) che l'obiettivo principale di qualsiasi politica in materia di rifiuti dovrebbe essere quello di ridurre al minimo le conseguenze per la salute dei cittadini e inoltre dovrebbe promuovere l'applicazione pratica della gerarchia dei rifiuti.
Cosa dice la gerarchia? Facciamo un ripassino, perché qua tutti a settembre. (Applausi dal Gruppo M5S). Dice che prima di tutto devi prevenire, poi devi cercare di riutilizzare, poi ricicli, poi recuperi eventualmente bruciando e poi, se proprio non ce la fai, butti via il rifiuto.
Le buone esperienze italiane ci dicono che si può arrivare a buttar via il 4 per cento, seguendo correttamente la gerarchia. Peraltro, andando più avanti, questa direttiva dice: se proprio non riesci a rispettare la gerarchia, perché tecnicamente non ce la fai o perché economicamente non è praticabile o per questioni di protezione ambientale, puoi anche fare altro. Ma tutte queste ostruzioni non ci sono, perché in Italia ci sono buone pratiche in base alle quali questi tre problemi non sono tali, e lo diventano solo se qualcuno ritiene di voler fare qualcos'altro con tali rifiuti.
Il concetto è che con questa direttiva ti viene anche detto: in certi condizioni puoi promuovere e non degradare da rifiuto a materia prima-seconda: è una promozione. Allora io vorrei sapere - e non solo io - con che testa uno dice che il rifiuto viene piazzato al quarto posto per quanto riguarda l'incenerimento, cioè che ci sono tre opzioni migliori, mentre invece qualcosa di meglio del rifiuto deve essere comunque piazzato al quarto posto, ossia lo bruciamo nei cementifici, che sono dei forni: producono calore, non hanno nessun tipo di recupero di altro genere.
Ricordiamo che il recupero puramente termico è ancora meno efficiente del recupero in un inceneritore, e noi già non siamo d'accordo con gli inceneritori, figurarsi se siamo d'accordo con questa pratica di bruciare questi benedetti CSS nei cementifici.
Concludo dicendo un'altra cosa. Qui ho sentito un aborto dal punto di vista termodinamico: qualcuno dice che è assurdo prendere questi oggetti ed utilizzarli in altro modo perché potremmo recuperare tutta l'energia termica che c'è dentro; risparmiamo sulla bolletta energetica se bruciamo queste sostanze. Ma tutta la materia prima che utilizziamo per produrle, tutto il combustibile fossile che importiamo, ci costa. (Applausi dal Gruppo M5S). Quindi in realtà è falso, e dovete smetterla di dire che c'è delle'energia da andare a prendere, perché se guardate gli studi di LCA vi rendete conto che molta più energia si spreca per farli di quanta non se ne recupera. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo altresì di esprimere il parere sulle mozioni presentate.
CIRILLO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ho preparato un breve testo per spiegare questa materia che è abbastanza complessa e si presta anche a facili strumentalizzazioni. Procederò in sintesi e poi esprimerò il parere sulle vari mozioni.
La produzione e l'utilizzo del CSS (combustibili solidi secondari) si colloca nel complesso degli interventi di politica ambientale, energetica e industriale di cui l'Italia necessita al fine di assolvere agli impegni europei e internazionali in materia ambientale ed energetica. In tal senso la produzione e l'utilizzo del CSS-combustibile offre un significativo potenziale.
Il crescente prezzo del petrolio e di altri combustibili primari (ad esempio, il coke di petrolio e il carbone fossile), sintomo di un'incipiente scarsità aggravata da un generale contesto di crisi economica, rende urgente la ricerca di fonti energetiche alternative. L'Italia è uno dei Paesi industrializzati maggiormente dipendenti da importazioni dall'estero di fonti di energia, e ciò determina cronici squilibri della bilancia dei pagamenti. Considerazioni di carattere strategico impongono, inoltre, di garantire la massima diversificazione del mix energetico, la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e una maggiore sicurezza e stabilità degli approvvigionamenti.
Considerando lo scenario, è quindi necessario promuovere non soltanto lo sviluppo delle fonti rinnovabili, ma anche l'utilizzo di combustibili alternativi, con particolare riguardo a quelli prodotti da rifiuti, in particolare ai combustibili solidi secondari (CSS), come meglio definiti all'articolo 183, comma 1, lettera cc), del decreto legislativo n. 152 del 2006, la cui valorizzazione in determinati comparti industriali (cementifici, centrali termoelettriche) consente di trasformare un problema in una risorsa per un settore produttivo e per la collettività.
Alcune tipologie di combustibili solidi secondari (CSS) presentano qualità merceologiche tali da giustificare, sotto profili normativi, il loro inquadramento come un autentico prodotto combustibile. L'utilizzo di combustibili alternativi, con particolar riguardo ai combustibili solidi secondari (CSS) prodotti da rifiuti, è anche particolarmente indicato sotto profili di politica industriale. Il crescente utilizzo di combustibili basati sulla biomassa vergine, ad esempio, desta anche preoccupazioni sotto il profilo economico, in quanto provoca distorsioni nel mercato dei prodotti alimentari (cereali, mais ed altro) e di alcune importanti produzioni industriali nazionali (carta, mobili e quant'altro) contribuendo a ridurre la dipendenza da combustibili importati e a favorire il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva 2009/28/CE.
In aggiunta alle sfide derivanti dalle tematiche sopra delineate, l'Italia si trova a dover inoltre affrontare alcuni problemi prettamente nazionali legati alla gestione dei rifiuti.
(Segue CIRILLO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare). Sebbene l'esportazione dei rifiuti praticata da alcune Regioni italiane verso altri Stati membri contribuisca a risolvere, nell'immediato, le gravi emergenze in corso, si tratta di pratica insostenibile nel lungo periodo, sia in considerazione dei costi ambientali ed economici del trasporto e del trattamento, sia in ragione delle perdite economiche nette derivanti dal mancato sfruttamento dei materiali e delle risorse energetiche contenute nei rifiuti spediti, a titolo oneroso, all'estero.
Sotto questo profilo, occorre urgentemente pianificare e realizzare in Italia alternative valide, mirando a conseguire l'autosufficienza a livello nazionale.
Nel contesto energetico, ambientale e industriale sopra descritto, il decreto ministeriale n. 22 del 2013 offre un importante contributo alla soluzione delle evidenziate problematiche.
Coerentemente con i dettami dell'articolo 184-ter, del decreto legislativo n. 152 del 2006 il decreto del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare 14 febbraio 2013, n. 22, stabilisce regole affinché la produzione e l'utilizzo di determinate tipologie di combustibile solido secondario (CSS) avvengano nel più rigoroso rispetto degli standard di tutela dell'ambiente e della salute umana.
Il decreto ministeriale n. 22 del 2013 ha istituito una specifica disciplina giuridica per regolamentare la produzione e l'utilizzo del combustibile solido secondario in alcuni impianti industriali prescelti che, per le garanzie fornite in campo ambientale e tecnico, sono particolarmente idonei a questo fine.
L'utilizzo di combustibili alternativi in cementifici è pratica comune e diffusa in ambito europeo, in particolare in Paesi membri con elevate percentuali di raccolta differenziata ed in testa alla classifica europea dei Paesi virtuosi per la gestione dei rifiuti, dai quali spesso diciamo di voler prendere esempio. Appare pertanto semplicistico e comunque non corretto tecnicamente identificarlo con l'incenerimento, trattandosi di processi industriali assolutamente distinti e con notevoli specificità. Inoltre, si ricorda che l'utilizzo di combustibili solidi secondari in cementifici è riconosciuto, attraverso una recentissima decisione normativa (decisione della Commissione europea del 26 marzo 2013), a livello europeo come migliore tecnica disponibile (MTD o best available technique - BAT).
Dagli ultimi dati disponibili, la media europea di sostituzione di combustibili tradizionali con combustibili alternativi si attesta al 30 per cento superando in alcuni Stati anche il 60 per cento. La Germania è arrivata a percentuali di sostituzione termica nei propri forni da cemento pari al 61 per cento, l'Austria al 50 per cento, la Francia al 27 per cento. L'Italia è ferma al 10 per cento. A livello di singolo impianto esistono oggi in Europa cementerie che hanno raggiunto un livello pari al 100 per cento sostituendo integralmente i combustibili fossili con i combustibili alternativi.
Le cementerie italiane potrebbero realizzare percentuali di sostituzione simili o superiori a quelle degli altri Paesi, in tutta sicurezza. Dall'attuale 10 per cento di sostituzione termica, le cementerie italiane sarebbero tecnologicamente in grado già oggi di arrivare a livelli del 50 per cento, valore almeno confrontabile a quello del tasso di sostituzione raggiunto in Germania.
Ciò premesso, l'utilizzo del CSS, combustibile conforme alle caratteristiche del decreto ministeriale, non rappresenta affatto una forma di incenerimento di rifiuti, bensì l'utilizzo di un autentico prodotto classificato combustibile, a sua volta ottenuto da un processo di recupero di materia. Il decreto ministeriale n. 22 del 2013 è volto a far sì che la produzione e l'utilizzo di determinate tipologie di combustibile solido secondario (CSS) avvengano nel più rigoroso rispetto degli standard di tutela dell'ambiente e della salute umana.
Detto ciò passo alla formulazione dei pareri. Sulla mozione n. 121 (testo 2), avente come primi firmatari le senatrici Moronese e Nugnes, esprimo parere contrario.
Il parere è contrario anche sulla mozione n. 131 (testo 2) con prima firmataria la senatrice De Petris.
Il parere è invece favorevole sulla mozione n. 135 (testo 2), con primo firmatario il senatore Morgoni.
Per quanto riguarda la mozione n. 141, firmata dai senatori Bitonci e Arrigoni e da altri senatori, esprimo parere favorevole, previa riformulazione. Propongo infatti di sostituire le parole: «Impegna il Governo, prima di qualsiasi azione diretta a disciplinare l'utilizzo del CSS nei cementifici, a promuovere un approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissioni parlamentari competenti», con le parole: «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di promuovere un approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissioni parlamentari competenti».
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione.
PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signor Presidente, gentili colleghi, signor Sottosegretario, a nome del Gruppo Per le Autonomie-PSI-MAIE esprimo voto favorevole alla mozione n. 135 (testo 2), che vede come primo firmatario il collega Morgoni e che io stesso ho sottofirmato. Mi associo peraltro alle parole pronunciate dal signor Sottosegretario a proposito dei documenti che sono stati presentati. Il nostro è un documento che considero molto più equilibrato e costruttivo rispetto a quelli presentati da altre forze politiche e sui quali esprimo voto contrario, anche perché non condivido i toni allarmistici che sono stati usati in quest'Aula.
Il tema affrontato è certamente delicato, ma va comunque preso in considerazione sulla base dei dati scientifici in nostro possesso, ma anche tenendo conto della drammatica situazione che vive l'Italia nel campo dello smaltimento dei rifiuti e che il Sottosegretario ha appena evidenziato. Credo che non fare nulla, per poi lasciare il problema alle discariche di Roma e trovarci nella situazione attuale non sia assolutamente un buon comportamento. Ritengo che il problema vada affrontato e, secondo noi, la produzione di combustibile solido secondario diventa a questo punto necessaria per evitare ulteriori conferimenti in discarica.
Inoltre, le emissioni conseguenti ai trattamenti nei cementifici offrono più garanzie rispetto a quelle di un inceneritore, perché i limiti sulle emissioni imposti ai cementifici sono più restrittivi rispetto a quelli imposti agli impianti di incenerimento, le temperature sono più alte e i tempi sono più lunghi e dunque ciò garantisce un più completo incenerimento dei rifiuti e quindi emissioni «più pulite». In buona sostanza, un cementificio dà quindi maggiori garanzie rispetto a un inceneritore.
Quindi, a nostro parere, va riconfermata la linea adottata dal precedente Governo, ma prevedendo cautele molto specifiche, un monitoraggio costante e precise precauzioni, che sono tutte contenute ed elencate in maniera rigorosa e precisa all'interno del documento che io stesso ho sottofirmato e che ci dà, come già detto, tutte le garanzie necessarie.
Inoltre, l'utilizzo dei cementifici per la produzione di combustibile solido dà una boccata d'ossigeno a un settore che sta vivendo, per lo stato dell'edilizia, una pesante crisi. Anche in Provincia di Trento, si è deciso che il cementificio di Sarche possa utilizzare i fanghi residui dei depuratori per l'alimentazione energetica degli stessi impianti: ciò permetterà di evitare l'uso di pet coke, attualmente utilizzato, che è un combustibile molto più sporco. In tal modo si eviteranno trasporti inutili, si recupereranno fanghi residui e soprattutto avremo emissioni più pulite. Questa operazione peraltro consentirà al cementificio, che non diventa assolutamente un inceneritore (perché gli inceneritori trattano tutt'altro tipo di rifiuti) di ridurre i costi energetici e quindi garantire gli attuali livelli produttivi e occupazionali.
Dichiariamo quindi il voto favorevole alla mozione n. 135 (testo 2), che io stesso ho sottofirmato, e voto contrario alle altre, salvo quella per cui il Sottosegretario ha proposto un testo mediato.
Corte costituzionale, composizione
PRESIDENTE. Prima di proseguire nelle dichiarazioni di voto, vorrei dare una comunicazione all'Assemblea.
Onorevoli colleghi, il Presidente della Repubblica mi ha comunicato di avere nominato, con decreto in data odierna, controfirmato dal Presidente del Consiglio dei ministri, il professor Giuliano Amato giudice della Corte costituzionale. (Applausi).
Ripresa della discussione delle mozioni nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141(ore 11,50)
CERVELLINI (Misto-SEL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CERVELLINI (Misto-SEL). Signor Presidente, senatrici e senatori, non vi nascondiamo una forte preoccupazione. Abbiamo assistito, non solo in questa discussione, ma anche nei giorni scorsi, ad un quadro di assoluta inadeguatezza rispetto alla dimensione del problema. Sul piano ambientale e delle condizioni di vita e di salute nel nostro Paese, dobbiamo sapere che non è allarmismo quello che sto e che stiamo facendo nella discussione di oggi. Abbiamo intere, importanti e strategiche aree del nostro Paese a rischio di crac ambientale. Quando dico questo, dico una cosa semplice e drammatica. Noi leggiamo di cose tipo il livello irrespirabile dell'aria o l'impossibilità di bere l'acqua persino dagli acquedotti, perché con percentuali di inquinamento e di veleni tali da determinare la morte per gli esseri umani e per gli esseri viventi. Noi abbiamo aree strategiche del nostro Paese già entrate dentro questo cono d'ombra.
Nell'illustrare il voto a favore della mozione presentata da noi e a favore della mozione presentata dai senatori e dalle senatrici del Movimento 5 Stelle, io dico una cosa: attenzione, fermiamoci, perché le motivazioni presentate dal Governo, ascoltate con grande attenzione, hanno rappresentato un ulteriore elemento di preoccupazione, perché si investe su questa pratica di portare a bruciare milioni di tonnellate di qualcosa di cui spesso in Italia (non stiamo parlando di chissà quale altro Paese) nessuno è in grado di dire la composizione e gli effetti sulle emissioni. Questa è la situazione del nostro Paese, questa è la situazione che c'è a Roma e nella Provincia di Roma, questa è la situazione che c'è nell'area della valle del Sacco, epicentro Colleferro, con cementificio, con termovalorizzatore, con incidenti che si sono già determinati. Quindi non stiamo parlando di quello che potrà accadere, ma stiamo parlando di qualcosa che è alle soglie del crac ambientale.
Abbiamo già pagato milioni di euro per le infrazioni che ovviamente l'Europa ci impone. Allora noi dobbiamo rovesciare questa piramide. È evidente che è un discorso diverso quando si affronta l'esempio di alcuni Paesi virtuosi, europei e non, in cui alla fine della filiera c'è un prodotto che è assolutamente individuabile. Ma oggi noi abbiamo cementifici che invece possono, in virtù della legge, essere molto più liberi e quindi bruciare, perché ritenuti appunto un'attività industriale meno sottoposta a controlli rispetto a quello che assolutamente dovrebbe essere per quanto riguarda i rifiuti secondari.
Io credo che, in questo senso, si debba fare attenzione, perché, se noi vogliamo muoverci nel costruire un circuito virtuoso, bisogna capire prima cosa mettere alla testa della piramide e poi si arriverà a valutare il percorso finale. Noi abbiamo ormai situazioni come Malagrotta, per restare nell'ambito del Lazio; ma ci sono anche le altre cose che sono state illustrate e che non sono date come elemento di allarmismo, dove abbiamo già squadernati, purtroppo, quelli che sono i danni, in alcuni casi irreparabili. Serviranno poi centinaia di anni per rimettere in condizione quei territori e per ridare alle popolazioni condizioni civili di vita all'interno di quei territori vasti.
Ecco, cerchiamo di saperci fermare prima, cambiando però il taglio delle nostre iniziative, il percorso e le prospettive.
Questo non lo vediamo nelle altre mozioni, solo in quelle per cui ho detto voteremo a favore e cioè quella presentata dal Gruppo Misto-SEL e quella presentata dal Movimento 5 Stelle. (Applausi dai Gruppi Gruppo Misto-SEL e M5S).
ARRIGONI (LN-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARRIGONI (LN-Aut). Signor Presidente, le mozioni presentate dai Gruppi SEL e M5S sono contrarie a priori alla pratica di bruciare i rifiuti ed alla realizzazione delle relative infrastrutture, indipendentemente che si tratti di inceneritori, termovalorizzatori o cementifici e a prescindere dalla possibilità della riduzione delle emissioni e dalla garanzia che occorre assicurare per i cittadini circa l'adozione delle migliori tecniche sostenibili e l'effettuazione di severi controlli, indipendentemente dal fatto che tale pratica possa essere effettuata a seguito di un processo di gestione del ciclo dei rifiuti che comunque preveda la raccolta differenziata e il recupero delle materie potenzialmente recuperabili.
C'è da dire che tutte e tre le mozioni, anche quella presentata dalla maggioranza, non fanno distinzione tra l'utilizzo del CSS, che è in pratica da diversi anni, e quello del CSS-Combustibile disciplinato dal decreto ministeriale n. 22 del 2013. Tutte e tre le mozioni non tengono conto che i cementifici già oggi sono tutti autorizzati a bruciare rifiuti, previa AIA regionale: bruciano farine animali, pneumatici fuori uso e rifiuti in genere e sono pagati per farlo. Bruciano anche CSS che già esiste sul mercato.
In Italia, Germania, Austria, Finlandia e Regno Unito l'utilizzo industriale del CSS e di prodotti analoghi a fini energetici costituisce una pratica industriale consolidata.
L'inserimento di limiti a garanzia della qualità del CSS e per il controllo delle emissioni operato dal decreto ministeriale non modifica in realtà la situazione attuale, anzi potrebbe introdurre elementi di qualità che però vorremmo verificare attraverso un opportuna discussione, che chiediamo nel dispositivo della nostra mozione.
La nostra mozione si distingue dalle altre anche per alcuni paletti che intende inserire nel dibattito sulla possibilità di bruciare CSS o CSS-Combustibile nei cementifici, riconoscendo che si tratta di una situazione complessa su cui è necessario fare chiarezza e che richiede un approfondito esame da parte del Governo da subito ed anche del Parlamento, che deve coinvolgere il mondo economico e gli enti territoriali interessati.
Ricordo che in pareggio del potere calorifico del carbone occorrono 1,8 chilogrammi di CSS per ciascun chilogrammo di carbone. Pertanto, c'è senz'altro un incremento del traffico indotto dal trasporto dei materiali, che aumenta dell'80 per cento e presuppone una diversa organizzazione del trasporto per non creare impatti insostenibili dalle realtà territoriali locali.
Tali aspetti devono essere considerati nell'ambito delle autorizzazioni degli impianti da parte delle Regioni.
Inoltre, c'è da tenere conto del fatto che, come evidenziato nella nostra mozione, le Regioni e gli enti locali del Nord hanno raggiunto un'autosufficienza nella gestione differenziata dei propri rifiuti, privilegiando il criterio della prossimità ai fini del recupero e dello smaltimento, che permette alle amministrazioni di ridurre i costi aggiuntivi di trasporto ed evita ai cittadini di prestare il proprio territorio per smaltire i rifiuti di altri territori. Secondo i nostri principi, occorre individuare alcune restrizioni per la circolazione in altre Regioni del CSS proveniente da rifiuti urbani, garantendo comunque il criterio di prossimità e attuando stringenti controlli affinché gli impianti di trasformazione dei rifiuti urbani in CSS siano comunque situati all'interno di ciascuna Regione dove vengono prodotti i rifiuti.
La trasformazione dei rifiuti in CSS non deve diventare la scusa per permettere il trasferimento dei rifiuti urbani al di fuori del territorio regionale.
I cittadini devono essere adeguatamente informati a monte, e non a valle, di decisioni importanti come quelle prese dal decreto; e devono essere informati su ciò che succede nel proprio territorio e sui progetti che le Regioni e i singoli cementifici intendono mettere in atto per l'utilizzo di combustibili alternativi e di quelli di provenienza fossile.
Purtroppo, in tema di controlli esistono marcate differenze fra le varie realtà territoriali del Paese. Quindi, una rete di controlli carenti, spesso con il compiacimento delle amministrazioni locali, può rendere il sistema labile, permettendo l'inserimento della criminalità organizzata nel ciclo della gestione dei rifiuti. Occorre pertanto rafforzare il sistema dei controlli su tutto il territorio nazionale, sia attraverso una rete di monitoraggio ambientale delle emissioni inquinanti dei cementifici, sia attraverso verifiche e accertamenti sul processo di formazione e gestione dei CSS utilizzati in tali impianti.
La possibilità di bruciare CSS o CSS combustibile nei cementifici si presenta pertanto come una situazione molto complessa, della quale le comunità dei territori che vivono intorno ai cementifici sono molto preoccupate. Pertanto, noi richiediamo un approfondito esame da parte del Governo e del Parlamento, che deve coinvolgere anche il mondo economico e gli enti territoriali interessati.
La nostra mozione attesta comunque un approccio pragmatico al tema, come è caratteristica degli amministratori della Lega Nord, i quali, come ho detto nell'illustrazione della mozione, nel corso degli anni trascorsi come amministratori locali, hanno contributo a realizzare delle eccellenti pratiche della gestione del ciclo rifiuti. La nostra mozione, quindi, va in questa direzione.
Pertanto, il Gruppo della Lega Nord ritiene importante, prima di qualsiasi azione diretta a disciplinare l'utilizzo del CSS, promuovere un approfondito dibattito sulla materia da parte delle Commissione parlamentari competenti. Quindi, respingiamo la proposta del Governo che ci chiede di eliminare questa parte perentoria di promozione del dibattito prima dell'utilizzo dei cementifici, perché noi non ci accontentiamo che il Governo valuti l'opportunità di fare questi approfondimenti. Come Gruppo della Lega Nord, riteniamo che questi approfondimenti debbano essere fatti a monte. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
DALLA ZUANNA (SCpI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DALLA ZUANNA (SCpI). Signor Presidente, le mozioni in oggetto nascono in risposta al decreto emanato lo scorso febbraio dall'allora ministro dell'ambiente, Corrado Clini, per utilizzare i rifiuti solidi urbani per alimentare i forni di cottura del clinker, cioè la componente principale del cemento.
Tale provvedimento è stato emanato in attuazione e coerentemente con le disposizioni europee in materia. È una soluzione che si rifà al principio dell'«end of waste», ossia alla cessazione della qualifica di rifiuto prevista dall'articolo 6 della direttiva europea sui rifiuti del 2008, e allo scopo di alleggerire il problema dello smaltimento dell'immondizia, anche scippandolo al circuito della malavita organizzata.
La sostituzione dei combustibili tradizionali con i combustibili alternativi è fortemente avversata da alcuni ambientalisti, per i quali la combustione di rifiuti nei cementifici comporta una variazione della tipologia emissiva di quegli impianti, in particolare di diossine e metalli pesanti. È bene chiarire che non si tratta delle famose ecoballe, né tanto meno di rifiuti presi tali e quali dalle strade, ma di combustibili ottenuti da un trattamento industriale complesso e regolamentato da specifiche norme di legge.
L'impiego dei CSS nei cementifici è pratica largamente diffusa in tutto il mondo avanzato, con in testa l'Europa, che l'ha persino dichiarata una delle migliori tecniche disponibili. Così in Olanda, Germania, Francia e Austria (e non credo che questi siano Paesi che non hanno a cuore dei loro cittadini), i CSS costituiscono gran parte del combustibile utilizzato nei forni da cemento. Quelli citati sono peraltro tutti Paesi dove la raccolta differenziata è a livelli molto più elevata che in Italia (in Germania, ad esempio, è al 50 per cento).
Ciò dimostra come riciclo e recupero non siano in contraddizione. In Germania, Olanda e Austria bruciano nei cementifici rifiuti di Napoli trasformati in CSS.
In Italia, la domanda di CSS è a tutt'oggi bloccata per la complessità degli iter burocratici a causa del mancato consenso sociale. Quando si parla di bruciare scatta immediata la rivolta. Si tratta di sei milioni di tonnellate di rifiuti che potrebbero essere assorbite dall'industria; oggi siamo fermi a 600.000 tonnellate. Perché in Italia siamo fermi all'otto per cento nonostante gli immensi problemi di gestione dei rifiuti che hanno i nostri Comuni? Evidentemente molti nel nostro Paese hanno interesse a continuare nel ricorso alle discariche, sprezzanti delle varie infrazioni che la UE ha comminato all'Italia in materia o nella costruzione di nuovi inceneritori, incuranti delle inevitabili proteste della popolazione. Nel frattempo i nostri concorrenti europei utilizzano i rifiuti spediti a caro prezzo nel nostro Paese e li trasformano in CSS per impiegarli nei loro processi industriali.
Quanto alla formazione delle diossine, questa dipende dalla presenza di cloro e della temperature di combustione. Nei cementifici la presenza di cloro nei forni è minima sia per questioni di processo, sia per rispetto della qualità del prodotto finale. Dunque, non solo non c'è nessun danno per la salute, ma la produzione e l'utilizzo dei CSS contribuisce a minimizzare il ricorso alle discariche, ridurrebbe la tassa sullo smaltimento dei rifiuti di circa il 14 per cento, secondo alcune stime. Secondo uno studio di Nomisma, il risparmio per le amministrazioni locali e, quindi, per le tasche dei cittadini nelle quali mi pare che molti non vogliano metterci le mani sarebbe di circa 210 euro per ogni tonnellata di rifiuti. La stessa Legambiente ammette che bruciare CSS nei cementifici non peggiora le emissioni inquinanti e, anzi, impone limiti di legge più restrittivi e, quindi, l'utilizzo di migliori tecnologie di abbattimento.
Come sostiene Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, bruciare CSS nei cementifici li rende più controllati, li obbliga a monitorare alcuni inquinanti, come le diossine, che la legge non impone di controllare quando bruciano altre schifezze come il petcoke (carbone derivato dalla distillazione dal petrolio) o il polverino di carbone, ben peggiore del CSS. Queste sono le cose che bruciano adesso nei nostri cementifici. Secondo l'ambientalista, a parità di risultati, bruciare CSS in un cementificio è meglio che in un inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2, fermo restando che i cementifici producono emissioni a prescindere e inquinano di per sé e dal punto di vista della salute sono comunque un problema. Questa è la citazione.
Le mozioni di SEL e del Movimento Cinque Stelle sono basate su ingiustificati allarmismi, nel presupposto errato che pratiche industriali applicate ordinariamente in altri Paesi siano nocive per la salute. Pertanto, annuncio il voto contrario del nostro Gruppo su questo. La mozione firmata anche in Commissione ambiente dagli esponenti di Scelta Civica impegna il Governo a trovare il giusto equilibrio tra difesa dell'ambiente, produzione industriale e smaltimento dei rifiuti. Dà, a nostro avviso, il giusto peso alla protezione della salute delle popolazioni che si trovano a vivere nei pressi dei cementifici perché condiziona lo smaltimento dei CSS nei cementifici al rispetto di precisi parametri e controlli ambientali. Allo stesso tempo va nella direzione di ridurre il vantaggio competitivo che oggi hanno i produttori di cemento stranieri per il fatto di poter utilizzare CSS, che potrebbe alleviare i costi dei Comuni e, quindi, dei cittadini per lo smaltimento dei rifiuti. Ancora una volta, come già per la questione dell'Ilva di Taranto, è necessario trovare un compromesso alto tra sviluppo economico, rispetto dell'ambiente e difesa della salute pubblica. (Applausi dal Gruppo SCpI e del senatoreSangalli).
NUGNES (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NUGNES (M5S). Signor Presidente, ha ragione il collega Arrigoni a dire che noi siamo contrari all'incenerimento. Questa non è una posizione ideologica; noi siamo contrari all'incenerimento dopo almeno sette anni di studi e audizioni prima come cittadini semplici e adesso anche come istituzione. Abbiamo ascoltato sul CSS i medici per l'ambiente. I dati riportati non sono ideologici, ma certi e accurati di studi scientifici. Mi dispiace avere più tempo dei miei colleghi medici che avevano molto da dire e l'hanno dovuto fare in fretta, ma con l'incenerimento dei rifiuti abbiamo chiaramente una materia eterogenea e difficilmente controllabile.
Quindi, abbiamo un incremento di 4,21 milligrammi di emissioni di mercurio, di 4,21 milligrammi di quelle di piombo ed un aumento delle nanoparticelle. Infatti, ci hanno spiegato che con l'aumento del calore le particelle PM10 (che sono quelle dell'inquinamento) si disgregano, perdono massa e diventano fino a 1.000 o anche a 2.000 volte più piccole; quando si raffreddano, a differenza delle diossine che tendono a riaggregarsi, per mancanza di massa non hanno la capacità di riaggregarsi e quindi restano polveri sottili, che arrivano nei feti. Ho visto le fotografie che il collega Gaetti ha prodotto nei suoi studi e vi invito ad effettuare una ricerca perché questa non è ideologia. Invito tutti voi, che avete una responsabilità enorme, ad approfondire tali studi perché è gravissimo quanto ci accingiamo a fare.
Eppure, tutto ciò è stato evidenziato, ma io non vi voglio sollevare dall'ascoltarlo di nuovo.
Allo stesso modo, è già stato sottolineato che veniamo meno alle direttive europee per la produzione di nanopolveri ed infatti più volte siamo stati ripresi dall'Unione europea. Anche per quanto riguarda la gerarchia dei rifiuti, è stata citata l'ultima relazione europea del maggio 2012, là dove si afferma che la gerarchia dei rifiuti va assolutamente rispettata e che - questo è il vero nodo della faccenda - dal 2020 bruciare i rifiuti recuperabili sarà vietato dall'Unione europea. Allora, noi cosa facciamo? A mio parere, questo è il punto, questo è il nodo focale. Semplicemente noi non li chiamiamo più rifiuti!
Nel passaggio dalla precedente legislatura a quella attuale, si è venuto a verificare un abuso - perché di questo si tratta - non formale ma sostanziale. Infatti, l'11 febbraio 2013 l'VIII Commissione della Camera dei deputati ha bocciato il cosiddetto decreto Clini, ma soltanto tre giorni dopo, il 14 febbraio, è stato pubblicato il decreto ministeriale. È lecito, ma quante cose lecite sono ingiuste? Era già pronto nel cassetto! Anche questo è stato evidenziato, ma io vi voglio fare ragionare. Perché è stata fatta questa forzatura? Perché vi era così tanta fretta? È stato un rinnovo del depauperamento del Parlamento, per un Governo dimissionario, che stava andando via e che doveva occuparsi solo dell'ordinario. Era un'esigenza di fare la cosa giusta o piuttosto vi erano le fortissime pressioni lobbistiche dei produttori di cemento? (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Cervellini). Come è possibile non rispettare il parere dell'VIII Commissione della Camera? È stata una decisione assunta con coscienza (bisogna leggere le motivazioni del rifiuto).
Allora, ciò è accaduto, ma con quella forzatura si è stabilito che il CSS non è più un rifiuto. In questo intravedo almeno tre punti gravissimi. Innanzi tutto, a differenza di quanto evidenziato dal collega Dalla Zuanna, non è vero che vi sono accurati procedimenti per trasformare il rifiuto in CSS secondo l'articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Non è vero perché nel recepimento della direttiva europea la legge italiana prevede che basta fare un'accurata selezione manuale.
Questo significa trasformare un rifiuto in un sottoprodotto? A mio parere, non è così. Infatti, è stato anche detto che non abbiamo impianti tali per trattare il rifiuto e trasformarlo in CSS, come è successo in Campania con il CDR. Ciò genera gravissimi problemi. Basta però fare - appunto - un'accurata selezione manuale. Peraltro, la certificazione del CSS viene rilasciata dallo stesso produttore. Che garanzie abbiamo di cosa stiamo mettendo sul mercato, eliminando la denominazione di rifiuto?
Cosa significa togliere la denominazione di rifiuto? Innanzi tutto, nel 2020, quando l'Unione europea ci dirà che non possiamo più bruciare rifiuti recuperabili, noi potremo rispondere «tieni!». Non faccio il gesto adeguato (studio da Di Battista, ma non sono Di Battista).
Potremmo dire all'Europa che il CSS non è un rifiuto. Quindi, vai! Brucialo! (Applausi dal Gruppo M5S).
Il rifiuto, poi, può circolare liberamente. Oggi il rifiuto è sottoposto a delle regole stabilite da leggi, per cui non può circolare regolarmente. Con questa forzatura, invece, il CSS può circolare liberamente in tutto il territorio.
Inoltre, l'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce alcune condizioni in base alle quali il prodotto proveniente da rifiuto, da una lavorazione, può cessare di essere denominato «rifiuto»: deve scaturire da un'attenta lavorazione (e questo non c'è), deve avere un mercato (e questo ci sta, perché il mercato l'abbiamo), deve essere oggetto di scopi specifici (e anche questo c'è, perché dobbiamo utilizzarlo al posto del combustibile). Lo stesso articolo, però, alla lettera d) del comma 1, stabilisce anche che «l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana». Questo non ci sta. Quindi, a mio parere, il CSS non può rientrare tra i materiali postconsumo per cui cessa la qualifica di rifiuto. È un rifiuto. Tra l'altro, è un rifiuto solido urbano commisto a rifiuti speciali e bruciato in impianti impattanti, di categoria 1, che sono nocivi per la salute.
Ma noi non diciamo che bruciare olio o carbone nei cementifici non sia un problema. È un problema. Bruciare i rifiuti, però, è un problema maggiore, non solo perché il prodotto che si brucia è eterogeneo e difficilmente controllabile, ma anche perché si brucia una materia che si deve recuperare.
Il problema della termodinamica, cui ha fatto riferimento il mio collega Martelli, è un dato reale. Quanta energia è necessaria per produrre un materiale che poi non vogliamo recuperare e, invece, lo bruciamo sostenendo che produciamo calore?
Dobbiamo spostare l'attenzione in tema di problema energetico. Altre volte mi sono trovata a dirlo in quest'Aula, altre volte l'hanno detto i miei colleghi: dobbiamo elaborare un piano energetico nazionale di diversa impostazione. Invece noi stiamo continuando con gli idrocarburi, con le perforazioni. Abbiamo audito i rappresentanti di ENI che hanno contraddetto tutto ciò che era stato affermato nelle audizioni precedenti. Abbiamo il problema dei rifiuti che invece di recuperare veramente, come materia prima e seconda, vogliamo bruciarli.
Noi stiamo soltanto addivenendo agli interessi di particolari lobby, quando l'interesse delle popolazione è altro! (Applausi dal Gruppo M5S). È altro e va rispettato! Basta!
Questo non è un mondo lineare infinito che possiamo consumare senza limiti. Questo è un mondo circolare: quello che prendiamo dobbiamo reimmetterlo nel circolo. È un mondo circolare. (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-SEL).
PICCOLI (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PICCOLI (PdL). Signor Presidente, colleghi, signor Sottosegretario, il nostro Gruppo voterà convintamente a favore della mozione presentata dalla maggioranza, a prima firma del senatore Morgoni. Essa propone un articolato insieme di indicazioni relative al potenziale utilizzo del combustibile solido secondario in alcune specifiche tipologie di impianti industriali, nella fattispecie i cementifici.
Il documento si pone quale espressione di una prima fase di indirizzo orientata a rispondere con iniziative concrete (vorrei dire "del fare") a problematiche complesse in materia ambientale e di tutela della salute che richiedono urgenti interventi ad integrazione delle politiche sino ad oggi attivate, alla luce del crescente aumento della produzione dei rifiuti e della ricerca di nuove soluzioni, alla luce, inoltre, della necessità di fornire in tutte le fasi di attuazione chiare indicazioni alle comunità locali più prossime agli impianti.
Data la vastità della materia è possibile soffermarsi solo su qualche punto.
Il primo punto è il seguente. In particolare, la mozione richiede al Governo una serie di azioni le quali, se lette in maniera isolata, possono sembrare scontate ma per le quali, al contrario, si richiede una analisi d'insieme, finalizzata ad evidenziarne la significatività metodologica e la potenzialità di sistema. Mi spiego. Ciò che nel complesso la mozione richiede con forza e immediatezza è una attività di comparazione con esperienze in essere, di attenta analisi e di approfondimento tecnico-scientifico sugli effetti di ciascuna azione, senza che preconcetti, conclusioni affrettate e carenza di verifiche dichiarino a priori la percorribilità o meno di una soluzione.
Il secondo punto che mi pare opportuno evidenziare è il seguente. Va ricordato che il riutilizzo ai fini energetici e produttivi del combustile solido secondario è già stato oggetto di apposita disciplina, in particolare - come previsto dal decreto ministeriale n. 22 del 2013 - per quanto concerne le attività di controllo.
Allo stesso modo, esiti di approfondimenti scientifici sperimentali hanno consentito di rilevare un miglioramento dell'impatto emissivo delle combustioni praticate nei cementifici allorquando si è fatto ricorso al CSS in co-combustione. Tuttavia, si pongono quesiti cui rispondere in dettaglio in merito al connubio tecnologia, salute umana e ambiente.
In terzo luogo, ferma restando, dunque, una costante attività di ricerca tecnica che consenta di aggiornare le condizioni tecnologiche ed operative alle quali attenersi scrupolosamente, per permettere l'utilizzo del CSS negli impianti industriali, si propongono al Governo iniziative collegate strettamente con il concetto di trasparenza nell'applicazione di processi industriali. Proprio al fine di far convivere il pragmatismo delle iniziative con la tutela della salute dei cittadini e la compatibilità con l'ambiente, si prefigura un sistema nel quale l'utilizzo del combustibile solido secondario sia oggetto di monitoraggio ed informazione costante.
Oltre alla previsione di norme specifiche per il completo rispetto delle disposizioni comunitarie e alla costituzione di appositi organismi di controllo, si pone in evidenza l'importanza di imporre l'attivazione di un sistema - come già detto in altri interventi - di permanente monitoraggio ambientale, con l'obbligo di pubblicazione on line dei risultati via via raccolti. In tal modo si avvia un sistema di confronto chiaro e dinamico con il territorio ove gli impianti sono collocati.
Tra l'altro, va detto che questo schema di controllo degli effluenti e di monitoraggio e comunicazione delle condizioni di esercizio può essere garantito con efficaci ed affidabili sistemi di rilevazione degli indicatori generali e puntuali, a fronte di costi ridotti.
E' evidente poi come un sistema di autorizzazioni all'esercizio, strutturato sulla base di elementi di chiarezza ed attrezzato per fornire continue informazioni, rappresenta uno strumento di maggiore garanzia per il buon esito degli investimenti troppo spesso soggetti, nel nostro Paese, a continue incertezze - vorrei dire incertezze fino all'ultimo bullone con una battuta - con la dannosissima conseguenza di scoraggiare gli investitori.
Il quarto punto da evidenziare è il seguente. Si tratta, dunque, di condividere un metodo che successivamente porti alla costruzione di un modello attuativo di maggiore garanzia rispetto alle politiche sin qui seguite. Va da sé che un tale passo richiede altresì di ricercare con costanza ed obiettività gli strumenti che dimostreranno il maggior grado di adeguatezza a tutte le problematiche sottese. La mozione fornisce in tal senso un insieme di indicazioni metodologiche molto puntuali (ben 12 punti) che richiedono una forte garanzia di serietà dell'approccio. Tra questi vi è l'impegno di aggiornare ad esito dell'iter suggerito la normativa di settore.
In quinto luogo, si reputa opportuno richiamare la confortante esperienza - anch'essa citata dalla mozione e in altri interventi - di altre Nazioni europee, in alcune delle quali il riutilizzo dei rifiuti nei cementifici è una pratica largamente diffusa, collaudata, ritenuta vantaggiosa per l'ambiente se raffrontata con l'uso di combustibili fossili e con pratiche di elevata compatibilità.
Le tecnologie applicate hanno consentito di far riconoscere a livello europeo la combustione dei CSS come la miglior pratica disponibile con tassi di sostituzione termica dei combustibili fossili in costante crescita.
Nel 2011, come indica la mozione, tale valore era pari al 98 per cento in Olanda, al 61 per cento in Germania, al 45 per cento in Austria e Polonia, al 30 per cento in Francia. Valori che si commentano da soli.
Nel complesso le azioni di analisi, informazione e monitoraggio sono dunque chieste al Governo da subito, affinché la pratica dell'utilizzo dei combustibili solidi secondari diventi eventualmente efficacemente operativa e vorrei dire serenamente applicabile anche nel nostro Paese, inserendosi tra le buone pratiche volte a garantire una soluzione a lungo termine nel trattamento dei rifiuti o di una porzione di essi attraverso, sia chiaro, la predisposizione di linee guida specifiche cui attenersi con scrupolo.
Molti altri punti potrebbero essere evidenziati a supporto dei contenuti della mozione. Ciò che maggiormente merita un'ultima sottolineatura è la necessità di implementare - va ribadito - una nuova impostazione metodologica rispetto al problema di cui si sta trattando.
In conclusione, le scelte di azione o di non-azione non dovrebbero essere frutto di sentimenti ideologici, ma richiedere approfondimenti senza pregiudizi rivolti ad una totale trasparenza dei risultati scientifici acquisiti a vantaggio dei cittadini, delle imprese e per il futuro stesso del nostro Paese.(Applausi dal Gruppo (PdL).
MANASSERO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANASSERO (PD). Signor Presidente, senatrici e senatori, il problema dei rifiuti e del loro smaltimento è uno di quei temi la cui risoluzione sarà strategica per il futuro del nostro ambiente ed anche, penso, per la svolta economica dello stesso.
La situazione è complessa ed io invito tutti ad affrontare con l'ottimismo della buona volontà alcuni blocchi ideologici impegnandoci a mettere in campo tutte le energie derivanti dalle nostre preoccupazioni per intervenire laddove la norma ce lo permette per migliorare e focalizzare la nostra attenzione soprattutto sui temi della salvaguardia della salute e della tutela dell'ambiente.
La discussione in Aula è stata approfondita e puntuale. Registro i quattro punti che su questo problema ci vedono preoccupati e coinvolti. La produzione del rifiuto è ancora troppo elevata ed è caratterizzata da una crescita che è in controtendenza rispetto ai dati dell'Unione europea a 27. Il fenomeno dello smaltimento illegale dei rifiuti industriali, ma direi anche della gestione delle discariche e della gestione della raccolta dei rifiuti è ancora troppo oggetto di attenzione delle ecomafie e del malaffare. Il Paese deve fare delle scelte illuminate, finalizzate alla riduzione del rifiuto, allo smaltimento/ utilizzo del medesimo e questo deve essere fatto al meglio, alla lotta al malaffare che attorno al sistema dei rifiuti lavora e si sviluppa.
Il rispetto per l'ambiente, l'aria, l'acqua e il suolo e, soprattutto, della salute dei cittadini con proposte e strumenti tali da dare risposte valide alle legittime preoccupazioni dei cittadini per la loro salute e anche degli operatori che sul mercato devono operare.
Nonostante un movimento di forte sensibilizzazione e di coinvolgimento delle famiglie, dei comparti produttivi e del commercio, la produzione del rifiuto non tende a calare. Risparmio all'Assemblea, che è attenta e informata, i dati relativi alla produzione del rifiuto del nostro Paese in rapporto a quelli europei. Ma mentre l'Europa, grazie alle attività che nell'ultimo quinquennio hanno teso al consolidamento e all'attuazione delle politiche e delle normative comunitarie volte alla riduzione dei rifiuti destinati alla discarica e, in particolare, dei rifiuti biodegradabili, ha dato buon frutto, in quanto s'è registrata una riduzione importante nella produzione del medesimo, il nostro Paese, in controtendenza, vede (sono dati ISPRA) nel 2010 un aumento dell'1,1 rispetto al 2009, con una produzione di 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Quello che ci preoccupa di più però è che, sempre sulla base dei dati ISPRA, più del 50 per cento di questi rifiuti continua a essere smaltito in discarica.
Abbiamo quindi bisogno di una politica che parta da subito con una visione lungimirante e complessiva su questa materia, che vada a definire soluzioni integrate, mirate innanzitutto al raggiungimento degli obiettivi europei (in quanto abbiamo visto che hanno dimostrato la loro efficacia sui dati di report) e soprattutto in linea con quella che è definita la gerarchia delle attività, cioè innanzitutto la prevenzione, il trattamento per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero (tuttavia, quando parliamo di recupero dobbiamo anche sottintendere che è previsto il recupero energetico; questo non lo possiamo dimenticare) ed infine (in ultimo e soltanto in ultimo) la loro destinazione tombale attraverso il loro smaltimento in discarica o nell'inceneritore.
Se vogliamo prevenire l'utilizzo delle discariche e degli inceneritori per i conseguenti rischi di inquinamento ambientale e sulla salute che preoccupano tutti, fintantoché l'accesso a questi modi di smaltimento risulta troppo facile e fintantoché non ci sono soluzioni alternative, dobbiamo pensare a misure dissuasorie, quindi a una politica forte sul riciclaggio e sulla prevenzione. Pertanto, a questo punto non possiamo dimenticare che il recupero ai fini della produzione di energia è una delle vie attuabili. In questa fase di assenza di altre strutture, non fare nulla o bloccare vuol dire favorire il continuo smaltimento dei rifiuti in discarica o negli inceneritori.
Io provengo da una Provincia della quale sono stata anche amministratrice, la Provincia di Cuneo, che all'interno del ciclo integrato dei rifiuti, gestito interamente dal pubblico, utilizza fino a ieri il CDR-Q e oggi il CSS all'interno di un cementificio. Avere un cementificio all'interno di una valle montana, in una Provincia totalmente montana e che quindi nelle sue montagne vede la sua ricchezza, non è stato mai facile, né prima dell'utilizzo del CDR-Q né oggi, perché i cementifici sono inquinanti a prescindere laddove utilizzano combustibili fossili.
Pertanto, il combustibile solido secondario che è prodotto da rifiuti, ma che non è rifiuto generico (non è la soluzione del brucio tutto), deve rispettare quelle caratteristiche di classificazione, di specificazione, individuate da norme tecniche europee, leggi e regolamenti che definiscono puntualmente le condizioni e i requisiti delle operazioni di trattamento e di specifiche tipologie di prodotto che solo alla fine può definirsi CSS. Sempre riportando l'esperienza personale, nella nostra azienda che produce CDR-Q c'è un'attenzione massima a questi livelli di produzione puntualmente monitorata.
La produzione e l'utilizzo del CSS si inseriscono quindi nelle diverse opzioni sul processo dei rifiuti. Dai dati risulta migliorativo naturalmente rispetto alla discarica o al ricorso tout court all'inceneritore; non dissuade le politiche in favore della raccolta differenziata perché si tratta di lavorare a un prodotto diverso rispetto a vetro, plastica, carta, umido, tutto quant'altro si può recuperare diversamente. L'utilizzo del CSS come combustibile alternativo nei cementifici è definito a livello europeo come best available technique (BAT), perché favorisce la riduzione di emissioni di gas serra, nonché di CO2prodotte dalle discariche. A livello europeo - è stato ricordato prima dagli interventi - è ampiamente utilizzato: si arriva al 98 per cento in Olanda e al 61 per cento in Germania.
Però, quello che non possiamo fare è convincerci solamente dell'eventuale bontà di questa pratica; riteniamo invece importante non sottovalutare oggi né mai le preoccupazioni che esprimono le comunità locali prossime agli impianti che utilizzano il CSS come combustibile nei cementifici e anche tutta la cittadinanza, soprattutto per quanto riguarda il rischio di aumento delle emissioni inquinanti, come diossina e mercurio, con conseguenze pesanti sui livelli di tutela della salute, dell'ambiente, di aria, acqua e territorio nell'immediato e in futuro.
Oggi - ho in me questa speranza e questo ottimismo - possediamo la tecnologia necessaria e le intelligenze per poterla migliorare, ovvero è ora che la ricerca e lo sviluppo tecnologico vengano impegnati per raggiungere l'obiettivo della massima sicurezza per la salute dei cittadini e per la salvaguardia dell'ambiente. Questo resta per noi il principio guida.
L'articolato del nostro provvedimento è molto dettagliato, per cui ricordo solo tre punti fondamentali. Il primo è il seguente: la tutela della salute dei cittadini, della salvaguardia ambientale, di acqua, aria e suolo, attraverso tutti gli strumenti che abbiamo elencato, di monitoraggio puntuale sulle emissioni, di trasparenza dei dati e di confronto con la cittadinanza, di coinvolgimento degli enti locali e delle regioni, di preciso adeguamento alle normative e agli standard europei.
Il secondo punto è la revoca, da subito, di ogni atto che vada nella direzione di convertire i cementifici in inceneritori. Vogliamo evitare che vengano avviate attività imprenditoriali su questa filiera prima di avere il conforto delle verifiche tecniche e del vaglio dei risultati, al fine di garantire la sicurezza.
In terzo luogo, occorre accelerare sul sistema dei controlli sia attraverso la costituzione del comitato di vigilanza e controllo previsto dal decreto ministriate n. 22 del 2013, che ha il compito di monitorare il processo della produzione del CSS e del suo utilizzo, sia attraverso strumenti volti a creare un moderno ed efficace sistema di controlli ambientali, più generalizzati e volti all'insieme ambiente, utili a garantire i livelli di sicurezza e a dare risposte sia ai cittadini che agli operatori del mercato.
Annuncio pertanto il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico alla mozione. (Applausi dal Gruppo PD).
D'ANNA (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
D'ANNA (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, voterò contro la mozione della maggioranza non tanto perché intendo entrare nella diatriba sulla salubrità del processo di termoincenerimento dei rifiuti, quanto perché con questo provvedimento in alcune zone della Campania si andrebbe a creare un effetto insostenibile. Noi veniamo da una Regione nella quale, nella diatriba tra ciò che è ottimo e ciò che è buono, abbiamo creato vent'anni di paralisi assoluta.
Continuiamo a permetterci di esportare i nostri rifiuti in Olanda, con grande costo per il Comune di Napoli e per la Regione. Abbiamo 8-9 milioni di balle di tal quale che vengono incenerite nell'unico impianto che è stato costruito, ossia quello di Acerra, prospiciente ai Comuni di Maddaloni e di San Felice a Cancello (Provincia di Caserta), i quali, soprattutto il Comune di Maddaloni, ha ben due cementifici. Se l'applicazione di tale norma portasse surrettiziamente ad individuare i cementifici come il luogo per bruciare i rifiuti, avremmo risolto a scapito delle popolazioni della Provincia di Caserta il problema della localizzazione di termovalorizzatori attraverso l'uso dei cementifici, ed avremmo creato nella città di Maddaloni un caso unico in tutto il mondo: un termovalorizzatore (l'unico che esiste in Campania e che è collocato in Acerra) a quattro chilometri in linea d'aria da Maddaloni, più due termovalorizzatori nei due cementifici situati nel Comune.
Quindi vi invito a tenere conto non di una generica possibilità di utilizzare la termocombustione nei cementifici, ma anche a guardare delle situazioni che sembrano localistiche, ma riguardano centinaia di migliaia di abitanti, che non solo sono stati penalizzati dalla installazione dell'unico termovalorizzatore, ma vedrebbero triplicati in quella zona, attraverso l'uso dei cementifici, l'inquinamento dell'aria che in quella zona si andrebbe a causare.
Pertanto, non posso che esprimere il mio voto contrario nei confronti di questa mozione. (Applausi del senatore Langella).

PEPE
 (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
PEPE (M5S). Colleghi, ciò che vi apprestate a votare è la condanna a morte del popolo italiano.(Commenti). Vi spiego il perché. Mi dovete spiegare se questo combustibile che va a sostituire il pet-coke, come diceva il signore di cui non capisco dove abbia acquisito le competenze nel settore, dal momento che in effetti si brucia il BTZ, un combustibile di origine industriale che conosco avendo lavorato in quel settore...
CALEO (PD). Colleghi senatori non signori.
PEPE (M5S). Qui non si tratta di migliorare la combustione del prodotto BTZ usato nei cementifici, come qualcuno vuol far passare. Ciò che sta avvenendo è l'istituzionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti tossici, che in Italia già avviene. In Campania abbiamo già 93 discariche piene di rifiuti tossici. Abbiamo migliaia di siti pieni di rifiuti tossici. Vuoi vedere che proprio nei cementifici di botto si brucia bene? Ma chi volete prendere per il culo? (Vivaci commenti).
PRESIDENTE. Senatore Pepe, la prego di usare termini adeguati al luogo in cui si trova.
PEPE (M5S). Avete ragione, dirò "sedere". La questione...
PRESIDENTE. Ha già concluso il suo intervento senatore Pepe.
GHEDINI Rita (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GHEDINI Rita (PD). Signor Presidente, credo che i modi con cui il collega si è rivolto agli altri senatori chiamandoli signori della competenza non qualificata siano assolutamente inaccettabili. Non dico altro del turpiloquio, che credo non possa essere accolto. (Applausi dai Gruppi PD, PdL, SCpI, GAL, LN-Aut e Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE ).
SANTANGELO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTANGELO (M5S). Signor Presidente, unendomi a quanto detto dalla collega Ghedini, gli insulti rivolti dai vostri banchi, da voi, colleghi senatori, nei confronti del senatore Pepe sono inaccettabili allo stesso modo. Anch'essi, quindi, vanno ripresi richiamando all'ordine i senatori. Ognuno può esprimere il proprio parere e se questo è passibile di una qualsiasi violazione del Regolamento a quello dobbiamo attenerci, ma gli insulti mentre una persona parla non sono corretti.
PRESIDENTE. Colleghi, qualsiasi senatore ha la possibilità di esprimere la propria opinione e il proprio voto in maniera insindacabile. Risponderà poi di ciò che avviene in quest'Aula sotto il profilo delle offese alla dignità dell'Istituzione e delle persone, che rappresenta un valore preminente rispetto a qualsiasi altro comportamento.
Il discorso vale per tutti, ma bisogna evitare provocazioni che suscitino reazioni. Invito tutti, ora e per sempre, ad evitare di attivare una spirale che poi è difficile fermare.
Tornando all'ordine del giorno, vorrei chiedere al senatore Arrigoni se accoglie la richiesta di riformulazione della parte finale della mozione proposta dal Governo.
ARRIGONI (LN-Aut). Signor Presidente, come ho già annunciato durante la mia dichiarazione di voto, intendiamo mantenere la formulazione originaria.
PRESIDENTE. Volevo essere sicuro di avere compreso bene, senatore Arrigoni.
Dunque, la riformulazione proposta dal Governo non viene accolta.
FUCKSIA (M5S). Signor Presidente, desidero fare una considerazione in merito. (Proteste dai banchi dei Gruppi PD e PdL).
PRESIDENTE. Se intende dichiarare il suo voto in dissenso dal Gruppo, senatrice Fucksia, ne ha facoltà, anche se avrebbe fatto meglio ad avvisare per tempo la Presidenza, come hanno fatto i suoi colleghi.
FUCKSIA (M5S). Mi scuso, signor Presidente.
Desidero far riflettere sulla mia perplessità rispetto al voto di oggi, perché in tutte le mozioni ho trovato degli aspetti molto interessanti e contemporaneamente delle criticità.
Penso infatti che in quest'Aula nessuno voglia essere sommerso dai rifiuti. Tutti abbiamo presente la direttiva europea, ma forse è la pratica di ciò che viene fatto a differire dalle intenzioni. Mi dispiace che nessuna mozione abbia specificato il fatto che sarebbe stato opportuno distinguere l'unico rifiuto o CSS che potrebbe essere effettivamente bruciato nei cementifici, a tutela dell'ambiente e della salute. Mi riferisco a quei rifiuti che diversamente non possono essere smaltiti, per abbattere al 99,9 per cento i rischi... (Proteste dai banchi dei Gruppi PD e PdL).
PRESIDENTE. La prego di concludere e di dichiarare o meno il suo dissenso.
FUCKSIA (M5S). Vorrei però dire questa cosa, che non è stata detta, signor Presidente. Mi riferisco a quei rifiuti, come ad esempio le morchie dei serbatoi e i fanghi, che diversamente non potrebbero essere smaltiti, mentre se portati a temperature alte, oltre gli 800 gradi, potrebbero far ottenere calce viva, che con il gorgogliamento in acqua e anidride carbonica, avrebbe come unico effetto... (Brusìo).
PRESIDENTE. La invito a concludere senatrice Fucksia.
FUCKSIA (M5S). Ciò avrebbe come unico effetto soltanto un'acidificazione del terreno. Quello che dovrebbe essere specificato è che un cementificio... (Proteste dai banchi dei Gruppi PD, PdL e SCpI).
PRESIDENTE. Senatrice Fucksia, l'ho già invitata a concludere per due volte: non può approfittarne. Se non conclude sarò costretto a toglierle la parola per Regolamento.
FUCKSIA (M5S). Concludo e mi scuso, signor Presidente: ciò che volevo dire è che non si è distinto abbastanza quello che è un termovalorizzatore da un cementificio... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Grazie senatrice Fucksia, abbiamo compreso.
Prima di passare alle votazioni, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le mozioni saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione e per le parti non precluse né assorbite da precedenti votazioni.
Passiamo alla votazione della mozione n. 121 (testo 2).
SANTANGELO (M5S). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 121 (testo 2), presentata dalla senatrice Moronese e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione delle mozioni
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione n. 131 (testo 2).
SANTANGELO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTANGELO (M5S). Chiediamo anche in questo caso la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico: eventualmente si può verificare nella Giunta per il Regolamento la possibilità di modificare anche questa stortura.
PRESIDENTE. Stiamo già lavorando in questo senso.
SANTANGELO (M5S). Signor Presidente, per abbreviare i tempi, le chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, anche per tutte le successive votazioni.
PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 131 (testo 2), presentata dalla senatrice De Petris e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione delle mozioni
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione n. 135 (testo 2).
Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, già avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 135 (testo 2), presentata dal senatore Morgoni e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione delle mozioni
nn. 121 (testo 2), 131 (testo 2), 135 (testo 2) e 141
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione n. 141.
Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, già avanzata dal senatore Santangelo, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 141, presentata dal senatore Bitonci e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).