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IL PINO DI NAPOLEONE
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Il primatista assoluto, nel nostro Paese, in quanto ad alberi dedicati al proprio nome, è certamente San Francesco. Fra Centro e Nord Italia sono almeno una decina gli alberi che lo ricordano. A contendersi la seconda posizione sarebbero – almeno sulla base delle mie conoscenze – due personaggi altrettanto famosi: Garibaldi (con il pino di Caprera, una sughera a Scarlino e i Platani di Velletri, visti ieri) e Napoleone, che vanta un platano dalle parti di Asti, un Tiglio a Tarvisio e un Pino a Viterbo. Si tratta di un Pino domestico che, a oltre due secoli dal passaggio delle truppe napoleoniche, esiste e resiste ancora, gagliardo e imponente in mezzo ai palazzi di Viterbo. Da quanto si sa, il Pino, insieme ad alcuni cipressi, fu piantato lungo la via Cassia nord, cioè la via principale che da Montefiascone conduceva diritta verso le mura civiche della città, sull’attuale Porta Fiorentina. Sembra che la circostanza celebrata con la messa a dimora di questi alberi sia legata all’avvento della Repubblica Romana e alla destituzione del pontefice sulla fine del XVIII secolo, proprio in onore di Napoleone o di suo fratello, che passavano per Viterbo per recarsi a Roma. Una ricerca su Internet svela che in Viterbo nel 1798 fu impiantato “l’albero della libertà” (la liberazione dello Stato Pontificio da parte delle truppe di Napoleone).
Valido Capodarca
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