sabato 26 ottobre 2013
IL QUERCIONE DI TOLLO - morto nell'immondizia
Una vecchia coppia – quasi 180 anni in due –sta spendendo le ultime gocce della lampada della vita, seduta, le spalle a ridosso del tronco rugoso di un’antica quercia pluricentenaria-
“Ti ricordo, Pietro – fa lei –che cosa si diceva quand’eravamo giovani? Da vecchi, quando non saremmo serviti più, ci avrebbero buttati fra le immondizie”. “Proprio vero, Menica - fa lui, con uno sguardo pieno di tenerezza sulle rughe della antica compagna – non abbiamo fatto certo una bella fine, noi due.!”
Una folata di vento si infrange sulla chioma martoriata della vecchia quercia, e l’attraversa, quasi un sospiro fra corde vocali lacerate. Balzando di ramo in ramo, il sibilo si articola in un’eco cupa e scricchiolante come una voce scaturita dagli abissi del tempo.”Cosa dovremmo mai dire noi alberi? A quei pochissimi ai quali il vostro genere consente di arrivare alla vecchiaia, a quelli, l ’immondizia viene gettata direttamente addosso”.
Due sguardi lenti si spandono attorno, quasi liberati a fatica dalle grinze delle palpebre, due mani ossute e crestate di vene posano una carezza tremante sull’enorme tronco cariato dell’albero; due voci sussurrano all’unisono: “Hai ragione,amico, perdonaci se ti abbiamo dimenticato. Intendevamo dire: noi tre!”
Da: “Abruzzo, sessanta alberi da salvare”, 1988.
Ecco come ha vissuto gli ultimi suoi anni il Quercione di Tollo (CH), m. 5,06 di circonferenza. Morto successivamente di stenti o di crepacuore, il suo cadavere venne eliminato.
Valido Capodarca
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