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martedì 29 ottobre 2013

La quercia del re


Sotto la vecchia Quercia (m. 5,28 di circonferenza) di Giovanni Caporuscio, in località Tordoni di Pontecorvo (FR), è passata più volte la Storia. Sembra che il nome le derivi dal fatto che una volta (il territorio di Pontecorvo si trovava al limite settentrionale del Regno delle due Sicilie) sotto la sua ombra abbia sostato il grande re napoletano Ferdinando II di Borbone con tutto il suo seguito.
La Storia tornava a fare sosta sotto la grande Quercia. Con la vittoriosa impresa dei Mille Garibaldi strappava tutto il sud dell’Italia ai Borboni e lo consegnava ai Savoia. Non tutti accettarono l’evento, specialmente quei militari che avevano prestato giuramento di fedeltà al deposto re e che a tale giuramento intendevano restare fedeli, lo sentirono come una invasione e una sopraffazione. Da qui le rivolte e le lotte di ribellione A questi combattenti, che oggi per fortuna si tende a rivalutare, la storia avrebbe riservato il marchio di “briganti”. (Pensiamoci: lo stesso infamante epiteto sarebbe rimasto addosso ai nomi di Nazario Sauro, Cesare Battisti, Enrico Toti, se la Prima Guerra Mondiale l’avesse vinta l’Austria). Si racconta, dunque, che i briganti, in lotta contro i Carabinieri e contro l’Esercito del neo-costituito Regno d’Italia, nel corso delle loro scorribande si siano fermati spesso a riposare o a tenere le loro riunioni all’ombra della Quercia.
Passarono altre decine di anni e la Storia decise di rendere di nuovo visita alla “Quercia del Re”. Sulle truppe tedesche asserragliate dentro le mura dell’Abbazia di Montecassino piovevano le bombe degli aerei e dell’artiglieria degli Alleati. I tedeschi, tuttavia, non subivano passivamente ma i loro cannoni scagliavano proiettili a grande distanza. Almeno uno di essi centrò la chioma della Quercia e un moncone di ramo di belle dimensioni nella parte più interna della chioma rimase per 66 anni a ricordare il pauroso episodio.
Col passare degli anni, le membra del gigantesco corpo della Quercia cominciarono a indebolirsi e a costituire un pericolo per chi transitava sotto la sua ombra. Per queste ragioni, un giorno l’Amministrazione della Provincia di Frosinone impose a Giovanni Caporuscio di tagliare un grosso ramo che si spingeva sopra l’adiacente strada provinciale. Subito il peso della chioma si trovò squilibrato e sbilanciato nella direzione opposta a quella del ramo tagliato. Per evitare che la Quercia crollasse con le sue centinaia di quintali di peso sulla tettoia della sottostante officina, il signor Giovanni si vide costretto a tagliare un ramo ancora più grande che giungeva a fare ombra fin sul piazzale dell’officina stessa.
La Storia, dunque, è transitata più volte sotto la chioma della Quercia del Re ma, quando vi tornerà la prossima volta, non la troverà più. Poche settimane dopo lo scatto di questa foto, un articolo sul quotidiano «Ciociaria Oggi», del 30 giugno 2010, annunciava la caduta della Quercia del Re nel corso di un fortunale. Nelle foto che corredano l’articolo si vede solo un moncone di tronco rimasto in piedi.


Valido Capodarca

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